giovedì 18 giugno 2015

PER FILI E PER SEGNI. Palazzo Sclafani e le sue adiacenze




...cavi erba marciapiede vetri rotti tufo nero facciata aquila portone divieto di sosta bifore antiche balconi moderni scalini grondaie arco fregi timpano condizionatore lampione epigrafe bassorilievo portale, splendido portale... 

I cavi elettrici che contornano cornici non sono la linea di Saul Steinberg e l'aquila del potere  non fa più tremare nessuno eppure ogni oggetto rinvia ad una funzione desueta o attuale: dai portoni non entrano più le sferraglianti carrozze trainate da alteri cavalli  ma dalle grondaie scorre realmente l'acqua piovana, dalle finestre entra la luce di sempre; funzione desueta o attuale a parte,  ogni "segno"  è un significante in quanto rinvia a un significato; il divieto di sosta dice "qui non si posteggia", l'aquila dice "questo è (era) un palazzo di potere", i fregi dicono "chi abita qui ha (aveva) buon gusto". 

Ma cosa dicono gli altri segni, uno per uno? E tutti insieme?
Roba da Semiotica: professori universitari, e non soltanto di Semiotica, vi potrebbero impupare bei corsi monografici.




E' superfluo precisare che non solo a Palermo vi è ricchezza di "segni" significativi che vorrebbero dire tante cose, a cui tante domande si potrebbero rivolgere?  
Ma forse, se servisse a qualcosa, basterebbe soltanto una domanda generale che tutte le comprenda se si individua una sorta di filo rosso che tutte le colleghi.
















Da Giuseppe Bellafiore, Palermo , 2a ediz. 1980


Ph ©piero carbone

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