giovedì 19 marzo 2015

PERCHÉ HANNO TOLTO LE GIGANTOGRAFIE DI SALEMI? Prima e dopo la sindacatura di Sgarbi



L'altro giorno sono stato a Salemi, è stato un piacevole ritorno: è una cittadina ricca di storia, di monumenti, di tradizioni. Ma questa volta vi ho trovato un neo:  entrando nell'atrio del complesso che ospita i Musei Civici ho avvertito un vuoto.





All'inizio non sapevo a cosa attribuire quella strana sensazione, opposta alla prima volta che era stata di segno opposto e di compiaciuta meraviglia.  



Varcando la soglia ho puntato spontamente lo sguardo sulla parete di fronte, c'era una scritta su un grande cartello sovrastato da una sequela di riquadri bianchi, anzi, vuoti. Ecco, vuoti, non bianchi! 





Di colpo mi sono ricordato che l'intera parete era occupata da gigantografie e rinviavano senza ombra di dubbio ad uno dei Musei che c'era all'interno, il Museo della Mafia. 
Mi sembrò strano allora, inedito, ma notai che provocava nel visitatore un senso di attesa per scoprire cosa mai potesse contenere un tal museo. 


Le gigantografie riproducevano i ritratti di uomini simbolo della lotta alla mafia: Falcone e Borsellino, Sciascia e Danilo Dolci, se non ricordo male. Sciascia mi rese familiare l'ambiente e il Museo che avrei visitato. 
Le guide dissero subito che l'aveva voluto Sgarbi, il quale nel periodo della sua sindacatura ha dato impulso a tante iniziative culturali per Salemi. 
Il personaggio televisivo mi lasciava perplesso ma questa operazione e l'interesse che aveva saputo suscitare per la cittadina di cui era sindaco, il movimento che aveva saputo imprimere al flusso culturale ed al turismo lo facevano vedere sotto altra luce. 

"Sessanta pullman arrivarono una volta, da tutta Italia", mi dice un'amica salemitana; anche se non sono stati sessanta, quei pullman di turisti arrivati tutti in una volta non si sarebbero però più visti a Salemi dopo la decadenza di Sgarbi. 




Ora, la parete spoglia del grande atrio lo faceva rimpiangere, e non solo e non tanto per la parete privata delle gigantografie, ma anche all'interno tante sale da lui ideate e arricchite con materiali anche suoi sono state rese più francescane. Le tracce sgarbiane insomma sono state rese meno palpabili, ad iniziare dalle gigantografie dell'atrio, appunto. 

Ma perché mai? 
Per valutazioni estetiche o per considerazioni politiche? 

Sarebbe interessante o curioso sapere quali.



Dopo lo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose della sua amministrazione, Salemi è stata amministrata da una terna di commissari; le indagini alla fine non hanno trovato un granché dei presunti indizi ed ritornata alla consueta vita democratica con l'elezione della nuova amministrazione e del nuovo sindaco. Ma l'atrio dei Musei Civici rimane ancora spoglio di quelle gigantografie.

Ritorneranno?

Chissà se i salemitani, alcuni, se non proprio tutti, come si addice in democrazia, si accontenterebbero delle sole gigantografie senza rimpiangere antichi entusiasmi? 












Foto: Salemi, 17 marzo 2015 ©archivioepensamentiblog

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