martedì 10 marzo 2015

IL PD DEVE SAPER "PERDERE"





La notizia di un possibile Patto del Nazareno in salsa agrigentina ovvero la nascita di una coalizione elettorale di formazioni politiche che dovrebbero essere antagoniste, mi induce a rileggere e riproporre i timori che appena un anno fa avanzavo nelle fasi preparatorie delle elezioni comunali a Racalmuto, dove il Patto elettorale alla fine si fece con l'abbraccio, per così dire, tra Gesù e Barabba. Senza tuttavia voler connotare come Barabba una parte politica o qualche aggregato a vario titolo della società cosiddetta civile. 

Ma con quale risultato? 

Chi tira a manca e chi tira per la panca.

 

Il collante a Roma si chiama responsabile convergenza nazionale sulle riforme, a Racalmuto coalizione numerica per vincere, ad Agrigento lo si farebbe consistere in qualche emergenza. 

Ma con quanta buona fede e coerenza e lealtà sono sanciti i patti? 

Quanto dura il collante che vi sta a monte?


Alla luce dei fatti, prossimi o remoti, vicini o lontani, si direbbe che il patto alla fine non regge perché rischia di essere strumentalizzato soltanto al raggiungimento di un risultato elettorale o all'esercizio del mero potere. 

Ma il potere (in un sistema democratico), senza una visione comune e valori condivisi, collassa e dimidia.

Roma in grande e Racalmuto in piccolo hanno avuto il loro destino. Ora tocca ad Agrigento. Ma la storia non insegna proprio niente?




LA NOTA

IL PD DEVE SAPER "PERDERE"

11 marzo 2014 alle ore 20.47
Il Pd per vincere, deve saper perdere.

Fin'ora il PD ha perso (in credibilità) perché ha sempre vinto, ha sempre scelto la parte vincente, pur di stare al potere, nonostante le riserve iniziali ogni volta lo abbiamo ritrovato cuccuegghiè e comuegghiè, fino a identificarsi con una "piccola" logica aritmetica (un assessore? no, due; due assessori? no, tre). 

Invece, in nome anche della sua storia e della sua robustezza culturale, del suo impeto ed empito governativo, sarebbe ora che scegliesse finalmente di "perdere", per recuperare credibilità ovvero sarebbe ora di non temporeggiare e di presentare una sua linea, un suo programma, un suo candidato, e mettere gli altri in situazione di dovere scegliere. 

Se dovesse vincere in questo modo sarebbe vera vittoria, per se stesso come partito vero e rinnovato e per il paese, perché darebbe un esempio di chiarezza, di coerenza, di distacco dal potere per il potere. 

Se dimostrasse questo, vincerebbe in ogni caso, anche se dovesse numericamente perdere.

E' il caso di citare il Vangelo quando lancia il dilemmatico interrogativo "a che serve conquistare il mondo se uno perde la propria anima"?



Incisione di Francesco Paolo Violano


Incisione di Francesco Carlevalis

Nelle immagini: libere rappresentazioni della Torre di Babele, incisioni degli allievi dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, allievi del maestro Patrizio Di Sciullo  http://archivioepensamenti.blogspot.it/2014/10/una-metafora-del-nostro-tempo-la-torre.html

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