giovedì 24 aprile 2014

QUESTA FOTO È DI ALFONSO CHIAZZESE





Padre e figlio coprono ottant'anni di memoria fotografica racalmutese, Leonardo Chiazzese, classe 1910, ha incominciato a fotografare a vent'anni, il figlio Alfonso ne ha seguito le orme a iniziare dagli Anni Settanta: i clic delle delle loro macchine fotografiche, diversissime nel tempo per formato e tecnologia,  hanno scandito i ritmi sacri e profani di una comunità: 
battesimi, 
cresime, 
prime comunioni,
fidanzamenti,
matrimoni, 
intrattenimenti, 
momenti di feste religiose, 
gruppi familiari,
militari in licenza,  
squadre di calcio, 
gruppi folcloristici, 
classi di scolaresche, 
prummisioni,
incidenti in miniera, 
danneggiamenti di grondaie da suffragare, 
presunte pertinenze edilizie indebite, 
storiche e novelle  servitù contese...

Fatti straordinari ma anche momenti di vita quotidiana catturati da papà Leonardo e dal figlio Alfonso.



Lu  zi Nardu, con la macchina fotografica a tracolla, girava per le strade del paese cantilenando: Cu s'av'a fari a fotografia!,  e gli interni o le facciate delle abitazioni si trasformavano in improvvisati atelier, sullo sfondo di una coperta ricamata o di una tovaglia da tavola distesa come un fondale scenografico. Quindi,  in una pausa delle faccende domestiche femminili o di altre incombenze lavorative maschili, tutti in posa.


Momenti importanti, nella vita di ognuno, perché  immortalavano tappe di esistenze private o celebravano saghe familiari, altresì importanti per tutti, possiamo dire, perché quegli scatti come tessere di un mosaico ritraevano il quadro variegato di una società, di come erano i nostri padri, di ciò che hanno fatto. Di ciò che fummo. 
Attengono alle nostre origini.

Proprio per questa ricchezza di contenuti, da saper vedere, da saper investigare, lo storico Rosario Lentini immagina che una storia della Sicilia, con peculiari caratteri e tante sorprese e ricchezze, si potrebbe scrivere acquisendo e interrogando gli archivi dei fotografi che hanno operato in città e paesi di tutta Sicilia. 

Un segno tangibile di questo mestiere capillarmente diffuso verrà offerto il prossimo 8 giugno in occasione della mostra fotografica di Louise Hamilton Caico al Castello Chiaramontano di Racalmuto, con l'esposizione di alcune attrezzature fotografiche utilizzate da Chiazzese padre  e che ormai appartengono alla storia della fotografia. 

E in futuro andrebbe fatta magari una mostra di alcune foto significative, rappresentative, superstiti, dal momento che tante foto seguono la parabola dei diretti interessati, volute, incorniciate dai committenti, per poi sparire nel nulla con l'estinzione di assi ereditari e la chiusura delle case, ov'erano custodite, case anche nobilotte e lasciate decadere per mancanza o per i molti eredi impegnati in inconciliabili liti legali.






E quando sopravvivono, le foto restano perlopiù anonime o acefale, senza il nome del fotografo cioè, segno di un lavoro ritenuto comune o di semplice servizio.

Come la foto che qui si pubblica e che vorremmo  attribuire al suo autore. Attribuzione fatta per "colpa" o merito di un caffè.

Mentre, dopo il rituale caffè con amici e conoscenti, uscivo dal bar, Fofò Chiazzese ebbe ad esclamare: "Quella foto è  mia. L'ho scattata al tempo della mostra del pittore Pietro D'Asaro." 



La mostra del Monocolo racalmutese, un grande avvenimento fu, sponsorizzato dal concittadino importante, dallo Scrittore famoso, ma Fofò lo disse con modestia e quasi con rassegnazione, perché mai gli era stata attribuita nonostante venisse utilizzata in diverse circostanze e in varie pubblicazioni. La "sua" foto intanto è divenuta quasi una classica icona di riferimento: Sciascia che passeggia in piazza con una schiera di amici o estimatori schierati a ventaglio ai suoi lati.

Dalla foto era stata ricavata la gigantografia che campeggiava su un balcone dirimpetto al bar per pubblicizzare un recente evento fotografico.

La sommessa rivendicazione ho inteso come una didascalia parlata. Mi è sembrato giusto commutarla in una didascalia scritta:


Questa foto è di Alfonso Chiazzese.
Da sx: Pietro Tulumello, Salvatore Restivo, Francesco Marchese, Leonardo Sciascia, Romano, Felice Caratozzolo, Francesco Di Marco, Guglielmio Schillaci Ventura, Francesco (Gigi) Salvo


Link correlato: Il Vescovo e l'omu-cani. Una foto non è soltanto una foto

http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/06/una-foto-non-e-soltanto-una-foto.html

Nota: Il Gruppo fb "Sali d'argento" intanto, grazie al contributo di tanti, con la pubblicazione delle vecchie foto in analogico scannerizzate,  rappresenta una forma di recupero del patrimonio fotografico diffuso, spesso poco o per niente conosciuto, in prospettiva di un museo fotografico cittadino vero e proprio. Speriamo sia l'inizio di un cammino proficuo.

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