Non l'avranno fatto sicuramente in mala fede ma appunto rifacendomi alla loro buona fede, cercando di interpretare il pensiero di quanti hanno creduto nell'alto e disinteressato magistero assurto a testimonianza di indubbio valore del grande Scrittore nostro concittadino, faccio una domanda a voce alta per la quale sicuramente coloro che si dichiarano sciasciani professi mi saranno grati se in essa coglieranno elementi di utile riflessione, nel comune intendimento di valorizzare ancor più fedelmente il senso di un grande insegnamento e di una grande testimonianza.
Ma è giusto vendere spazi pubblicitari esibendo Sciascia?
Riducendo un pensiero, una testimonianza, in merce?
Da parte mia, e per quel poco che vale il mio parere, ritengo di no, penso che non sia giusto e che non sia rispettoso.
RispondiEliminaIo ritengo che rientri nella specificità di una testata giornalistica vendere gli spazi pubblicitari, per cui non mi stupisco né mi scandalizzo per l’attività di “Malgrado tutto”. Quale testata giornalistica, su carta stampata, per radio o per televisione, si priva di attività simili? Il riferimento a Sciascia è utile all’azienda per promuoversi e legittimare le proprie richieste di denaro. Allo stesso modo, “L’espresso” si vanta di avere Umberto Eco, “Repubblica” si vanta di avere Scalfari, l’editore Einaudi si vanta di avere avuto Calvino, ecc. Il pensiero di Sciascia, come quello di tutti gli scrittori, diventa merce quando viene fissato sulla carta stampata ed edito. Non penso che Sciascia fosse disposto a rinunciare ai diritti d’autore, tanto meno sono disposti a rinunciarvi i suoi eredi, ma non per questo si deve pensare che il suo pensiero ne risulti sminuito e reificato. Gli editori sono aziende e hanno come fine principale il guadagno. È sempre stato così ed era così anche nell’antichità: gli aedi dell’antica Grecia cantavano a pagamento e non mi pare che l’Iliade e l’Odissea ne siano stati sminuiti.
RispondiEliminaMa negli esempi citati i nomi svolgono la funzione di soggetto e non di oggetto, giornali e libri sono veicoli di viventi o di un pensiero vivo, qui è l'utilizzazione di un'icona per veicolare, lucrando, un prodotto. Mi pare cosa diversa. Comunque ognuno è libero di interpretare come vuole. Ci mancherebbe.
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