"Speriamo che il nuovo, giovane pino possa stendere in futuro la sua pietosa chioma...".
Questo si augurava Vincenzo Consolo nell'articolo "Il pino di Pirandello" inserito nel volume Di qua dal faro pubblicato dalla Mondadori nel 1999.
Al vecchio pino acciaccato e al nuovo da coltivare si era interessato un racalmutese di cui con piacere riportiamo la sua testimonianza.
A proposito del nuovo pino, non nascondendo una certa ansia, ci sarebbe da verificare fino a che punto si è realizzato il pronostico della pietosa chioma. P.C.
PER SALVARE IL PINO DI PIRANDELLO
Testimonianza di Giovanni Liotta
Docente emerito di Entomologia dell'Università di Palermo
“D. Porzio: Com’è questa storia che il pino di Pirandello sta morendo? È una malattia?
L. Sciascia: Sta morendo perché è vecchio. Ma si può salvare, con tutti gli accorgimenti tecnici che ci sono oggi. Soprattutto occorre liberarlo dal selciato: le radici non respirano, l’acqua non penetra. E poi bisogna affidarlo alle cure di uno specialista. C’è un giovane che è molto bravo in queste cose, è di Racalmuto e insegna alla Facoltà di agraria. Mi ha detto che l’amministrazione comunale non risponde a queste sollecitazioni: perché si sono messi in testa di sostituirlo con un pino di plastica.
D. Porzio: No, non è possibile!
L. Sciascia: Questa è la classe dirigente – per meglio dire digerente – che preferisce fare il pino di plastica piuttosto che salvare quello vero.. ed è così per tante, tante altre cose…..”
Dopo alcuni mesi, venne a trovarmi a Palermo lo scrittore Vincenzo Consolo, perché, mi disse, voleva conoscere il giovane di cui aveva parlato Sciascia e sapere qualcosa sulla “salute” del Pino di Pirandello. Anche di questo nostro incontro lo scrittore riferisce in un suo libro al capitolo intitolato “Il pino di Pirandello” (Vincenzo Consolo – Di qua dal faro –Mondadori Editore)
“ Un tronco morto, pietrificato,, un alto pennone scabro simile a quelli su cui si torcono, s’innarcano nello spasimo i corpi dei due ladroni nella Crocefissione d’Anversa di Antonello, è ormai il pino di Pirandello.
Una tromba d’aria ha tranciato la chioma del famoso albero del Caos...
Era un albero vecchio e malato il pino del Caos…
Il giovane “molto bravo” di cui parla Sciascia è il professor Giovanni Liotta, il quale evidentemente era riuscito alla fine a convincere le autorità a farsi affidare la cura del vecchio albero malato. E aveva innanzi tutto liberato gradualmente le radici, anno dopo anno, piastrella dopo piastrella, dalla coltre di pietra. Il pino così aveva preso a rivivere, fino a che non è stato ucciso, con lo strappo della chioma, dalla tromba d’aria…
Il Professor Giovanni Liotta aveva pensato provvidenzialmente a suo tempo a far germogliare dai semi del vecchio pino tre pianticelle. Quando queste saranno cresciute, ne sceglierà una, la più robusta, a sostituire il genitore, il tronco senza vita attuale…”
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Piero Carbone:
Grazie, Gaetano, per avere apprezzato condividendo.
Gaetano Restivo:
Le tue righe sono un patrimonio di memorie comuni, di fatti, cose e persone che ci hanno, negli anni, accompagnato.
Bella, non conoscevo le disavventure del pino di Pirandello tranne che una tromba d'aria lo abbia spezzato.Spero che il nuovo germoglio cresca forte e rigoglioso. Complimenti al nostro compaesano Giovanni Liotta che si e' preso cura delle "radici " della nostra storia .
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