UNA DOMENICA D'ESTATE
LA DENSA SINTESI DELL'EVENTO NELL'ARTICOLO DI ANNA MARIA SCICOLONE
Anna Maria ha seguito e promosso amorevolmente l'evento fin dalla vigilia!
Da non racalmutese, quasi quasi ci ha adottati. Con piacere ripropongo il suo articolo.
Non me ne vogliano i lettori del blog per questa insistenza, ma gli è che l'amore per l'arte e per le nostre "pietre" ha mosso un gruppo di volontari a mettere su un'iniziativa senza alcun supporto istituzionale o economico, anche i servizi fotografici e i filmati per fissare i ricordi sono amatoriali, per cui siamo grati a quanti nel mondo dell'informazione hanno voluto riconoscere e apprezzare l'impresa controcorrente di un manipolo di sognatori. P. C.
Locandina di una precedente mostra |
Una domenica d'estate al Castelluccio
di
Anna Maria Scicolone
Un tuffo nel passato del XIII secolo, tra melodie e ricordi, suggestioni e
testimonianze. È quanto è avvenuto ieri al Castelluccio, che ha eccezionalmente
riaperto al pubblico per una serata dedicata all’arte, alla poesia, alla
storia, al valore della memoria, con esposizioni, conferenze e momenti
musicali.
Dopo aver percorso la strada, purtroppo dissestata, che collega
Racalmuto a Montedoro, arrivare al Castelluccio, che svetta maestoso
sulla collina, è come approdare nel Medioevo.
Poco distante alla costruzione ci
sono ancora i resti della cappella, a testimonianza di un vissuto che rischia
di andare perduto per sempre. Il castello era punto di riferimento
di un sistema di controllo militare, quando le segnalazioni
alle altre torri del circondario avvenivano di giorno con gli specchietti e di
notte con il fuoco, ma era anche centro di gestione del feudo, con i suoi
grandi magazzini di grano.
Ma l’ingegnere Angelo Cutaia, colti ormai il rammarico e la
costernazione dei proprietari, decise di acquistarlo e di avviare a sue spese
il consolidamento, per evitarne il crollo. Il Castelluccio – come ha spiegato
ieri lo stesso Cutaia nel corso della sua conferenza sui castelli di
Racalmuto nell’ambito dell’architettura militare sveva – rappresenta un unicum,
giacché altre costruzioni gemelle, in Sicilia, sono ormai rase al suolo o
diroccate.
Ritrovarsi in questo luogo, che domina il panorama ed è punto di
riferimento costante per gli abitanti di Racalmuto, di Montedoro e di
Canicattì, è stato come lanciare un segnale di speranza che si possa un giorno
completare il restauro e far diventare il Castelluccio un Centro culturale
permanente.
Ad aprire la serata è stato proprio Cutaia, sottolineando che questo
incontro ha inteso “celebrare il riappropriarsi della gente di Racalmuto (e non
solo) del proprio territorio e della propria identità”.
Piero Carbone,
poeta e saggista, con Cutaia coordinatore e ideatore della serata,
ha rammentato ai presenti l’importanza del Castelluccio nella vita degli
abitanti della zona, i quali lo osservano al primo risveglio e alla sera prima
di andare a dormire, quasi come un rito propiziatorio, e ne fanno una sorta di
emblema: “Il Castelluccio ci dona un panorama meraviglioso – ha affermato
Carbone -, noi lo contraccambiamo con altre visioni, attraverso diverse forme
artistiche”.
È stata
invitata, quindi ad intervenire Anne Chadwick, che con la
collaborazione di Gabriella Testa ha tradotto dall’originale, conservato in una
biblioteca di Manchester, un brano di Sicilian ways and days, di
Louise Hamilton Caico, vissuta tra il 1861 e il 1927, la quale descrisse
luoghi e usanze dei siciliani di fine Ottocento.
Anne Chadwick, prima di
leggere in inglese il brano, che tratta proprio dei luoghi del Castelluccio, ha
affermato di aver letto con entusiasmo e interesse questo libro, sentendosi
vicina all’autrice, piombata, come lei stessa nel 1957, in una realtà
profondamente diversa, a tratti dura, eppure ricca di fascino.
È seguito l'intervento di Calogero Messana, di Montedoro,
che ha collezionato da raccolte pubbliche e private oltre 600
fotografie scattate da Louise in quegli anni e dalla stessa sviluppate nella
sua camera oscura: foto piccolissime, come si usava allora, ma ad altissima
definizione.
L’intera collezione offre uno spaccato straordinario della vita di
quel periodo e rappresenta, come ha sottolineato lo stesso Messana, "una
documentazione unica della vita quotidiana popolare di quegli anni".
È stata quindi la volta di un intermezzo poetico con Piero Carbone, il
quale ha declamato alcuni versi dedicati al Castelluccio e ai sentimenti che
ispira in lui, contagiando di sensazioni anche i numerosi racalmutesi
presenti.
…Ancora,
bieddru miu, ca n capu a stari
comu
n'aquila cu l'uocchji grifagni
chi
accuvacciata n capu l'ova av'a cuvari….
È seguita l’esecuzione di altri brani dei Carmina Burana, ed è
quindi intervenuto anche il maestro Mannella, il quale ha spiegato
ai presenti l’emozione di eseguire i canti contemporanei all’epoca del
Castelluccio, proprio all’interno di questo luogo che visse chissà quali e
quanti eventi, utilizzandone l’acustica straordinaria.
In chiusura, Piero
Carbone ha invitato i presenti a visitare le mostre, al piano inferiore, non
prima di aver ringraziato gli artisti, qualificandoli come figli della stessa
“Scuola di Racalmuto”: lo scultore Giuseppe Agnello, reduce
dall’inaugurazione, appena sabato scorso, di una mostra alla Torre Carlo V
di Porto Empedocle, nonché Sergio Amato, Nicolò Rizzo,
Dimitri Agnello, Alfonso Rizzo e Simone Stuto.
Pubblicato su “Malgrado tutto”
Pubblicato su “Malgrado tutto”
Lillo Curto su fb in commento a questo post:
RispondiEliminaIl 23 giugno al Castelluccio, ho vissuto momenti bellissimi.
Il panorama, le luci naturali, l'aria di scampagnata e l' antico hanno fatto da cornice ad un quadro naturale accuratamente arricchito dai relatori e dal "Coro Terzo Millennio di Racalmuto". Grazie