Di Racalmuto; emigrato a Setubal in Portogallo; in questi
giorni è in paese: ci siamo incontrati nella realtà, per la prima volta, in via
Giovanni Meli dove abitano i suoi genitori.
Abbiamo continuato con naturalezza il dialogo iniziato sul
web, tramite il quale ci siamo conosciuti.
È stata una festa incontrarci, riconoscerci, nel teatro
reale fatto di strade case persone, a cui facciamo riferimento nelle nostre
chiacchierate virtuali, che rievoca spesso Eduardo Chiarelli nei suoi ricordi,
nei suoi racconti.
Con uno di questi voglio augurare un buon ferragosto a tutti
voi che, da ogni parte del mondo, e in tanti ormai, seguite generosamente il
blog: nel nome della musica che è linguaggio universale e travalica ogni
muretto o, per dirla alla racalmutese, lìmmitu
linguistico.
Quando cantava, Luigi Infantino, - racconta Eduardo,- nella
sua stagione d’oro, i teatri registravano il pieno e spesso tanta gente
rimaneva fuori davanti ai botteghini.
In tanti avrebbero
voluto e potuto ascoltarlo nelle opere da lui cantate. Era dolce la sua voce, e
melodiosa: incantava, faceva sognare.
Si formavano degli assembramenti davanti ai teatri tra
delusione, rammarico e mugugni.
Luigi Infantino, allora, prima che iniziasse l’opera, mentre
il direttore con la bacchetta alzata lanciava gli ultimi sguardi,
spontaneamente, inaspettatamente, in abiti di scena, con un fuori programma, si
affacciava davanti al teatro e improvvisava un paio d’arie che avrebbe poi cantato
sul palcoscenico nel bel mezzo dell’opera in programma.
Ecco, ridente in cielo
Un cordialissimo saluto ad Eduardo Chiarelli di cui apprezzo semplicità ed aderenza ad un certo nostro Racalmutese passato.
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