La mostra si teneva alle scuole elementari di Milena. Quando con Angelo Cutaia una sera d'agosto siamo andati a visitarla, abbiamo trovato il suo curatore seduto davanti alla porta, ma di visitatori neanche l'ombra. Quasi a prevenire un'ovvia domanda, il curatore Peppe Palumbo, dopo le presentazioni e i saluti, disse che erano andati a cenare e sarebbero venuti dopo. Sottinteso, i visitatori, i milenesi.
Dopodiché ci fece visitare la mostra fornendo di ogni fotografia una didascalia raccontata che era una narrazione a sé: fatti, persone, precisazioni, documenti, luoghi, trasformazioni, aneddoti. Chiedemmo quanti fossero stati a raccogliere quelle foto e ad organizzare la mostra. Con pudore il signor Palumbo ci fece capire che in realtà dietro l'allestimento di quella mostra non c'era proprio una folla. Avviene così: da anni le persone gli affidano le foto di famiglia sapendo che lui custodisce la memoria del paese in ogni sua forma. Ci guardammo con Angelo e senza parlare comunicammo il comune desiderio di poter fare qualcosa del genere anche dalle nostre parti, al netto della tara di ogni diffidenza.
Fotografammo le fotografie. Ci fotografammo. Peppe Palumbo ci condusse in un'aula che fungeva da laboratorio: morsetti, colla, cornici, ingrandimenti di foto sparsi sui vari banchi. Sembrava un cantiere con i lavori in corso. Ci mostrò al computer altre foto non esposte.
Finalmente tornammo a sederci anche noi davanti al portone della scuola, ma restammo soli, io e Angelo, perché la gente incominciò a venire. L'ora della cena era trascorsa da un pezzo.
"Ve l'avevo detto" disse Giuseppe Palumbo, alzandosi.
E per tutta la serata fece da cicerone ai visitatori e rispondeva alle loro domande per appredere loro nomi di luoghi, rapporti di parentela delle persone fotografate, se alcuni erano ancora in vita. Un rito collettivo vero e proprio. Residenti, emigrati, singoli, a gruppi, nuclei familiari, giovani, anziani, venivano a conoscere, a riconoscere, a vedere e rivedere Milocca e i milocchesi lungo un arco temporale che andava dalla fine dell'Ottocento fin quasi ai giorni nostri.
Insomma, venivano a vedere loro stessi fotografati, erano sempre loro anche se nel frattempo avevano cambiato denominazione e ora vengono detti milenesi, da Milena.
Al centro Giuseppe Palumbo fanciullo
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