sabato 18 maggio 2013

UNA ROSA PER IL PARCO QUASIMODO






Bisogna visitarlo il Parco Quasimodo: vi si respira l'aria di "Ed è subito sera", dell'infanzia, della maturità, della storia familiare, dei successi e delle difficoltà di un uomo che ha una particolare vocazione, delle vicissitudini incontrate nella carriera letteraria, delle occasioni guadagnate e perdute che la vita sa presentare in un certo tempo e in un certo luogo: la torre che gli ha ispirato una famosa poesia, i versi autografati a Stoccolma e dedicati al padre nel giorno del Nobel, la stazione ferroviaria di Roccalumera dove il padre ha lavorato,  i macchinari e i comandi ora in disuso e dove il piccolo Salvatore ha giocato da bambino, i tetri vagoni dove ha vissuto con la famiglia durante il terremoto, le foto di un tempo e di una Sicilia lontana con tanti attori in posa di cui notiamo i vezzi, le fogge dei vestiti, gli alteri sguardi, le implicite paturnie: i parenti, gli amici, i genitori, la sorella che avrebbe sposato Vittorini, le donne, le tante donne da lui amate. Financo una pecora viene immortalata.



E ancora foto



 foto



foto



la scrivania del suo studio


oggetti vari



la poltrona.



E direi etc. etc etc.






...gioia di foglie perenni...

in me si fa sera...

ali oscillano...

il cuore trasmigra...

e i giorni una maceria.

(liberamente da Òboe sommerso) 

Tutto rivive al Parco Quasimodo in funzione della poesia  e di una vicenda umana e intellettuale che da quell'ambiente ha avuto origine, da quell'ambiente ha tratto ispirazione e che quell'ambiente ha "vivificato" con la parola.





Una rosa ideale, pertanto, al Parco Quasimodo di Roccalumera, a ciò che è, a ciò che rappresenta, ai suoi ideatori, ai suoi animatori, al suo storico Presidente, ad Alessandro Quasimodo, in questo momento di difficoltà che stanno attraversando tante realtà culturali in Sicilia, e il pensiero va non a quelle finte o fantasma, esistenti solo sulla carta, ai carrozzoni, ma a quelle vere, e ce ne sono tante, che valgono, di pubblica utilità spirituale, alle prese con sostegni finanziari pubblici che non arrivano.


Anche se la condizione ideale sarebbe quella di non averne bisogno, di essere addirittura produttive. Limitatamente ai Parchi letterari, la Fondazione Nievo, che i Parchi letterari ha ideato, lo prevedeva.



Un mio amico di ritorno da Malta mi dice che l'isola è un grande albergo in funzione del turismo, che rappresenta parte cospicua del prodotto interno lordo. Non si ricorre certo a una formula magica, Malta valorizza ciò che ha, financo la toponomastica delle strade nella doppia versione inglese e maltese che tanto somiglia al siciliano.
Anche la Sicilia potrebbe. Dovrebbe.



Ma questa è un'altra storia, anche se è sempre la stessa.





Foto (di questo post) proprie.

Ringrazio il Presidente Sergio Mastroeni e i suoi collaboratori per l'accoglienza e la cura con le quali fanno rivivere e apprezzare il mondo quasimodiano valorizzando eloquenti cimeli.

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