Non era certo la muffa l'argomento della relazione tenuta lo scorso venerdì 17 maggio al Centro Pier Paolo Pasolini di Agrigento da Angelo Cutaia, invitato dall'Associazione Lab Mura con sede al Kunduf in via Santa Maria dei Greci.
La muffa, qui evocata anche metaforicamente, è l'aspetto visibile di un danneggiamento attuale ma che rimanda a cause lontane, storiche, spesso invisibili. Non per questo meno dannose e, talvolta, colpevoli.
Ma quello di Angelo credo non volesse essere un j'accuse quanto piuttosto l'estensione alla città agrigentina di quello che si vien prefiggendo da tempo per la sua Racalmuto, per dirla con lo storico Nicolò Tinebra Martorana: "accendere nella mente di qualche concittadino un uguale affettuoso pensiero".
Questo credo emerga dalla sua testimonianza, appositamente richiestagli e generosamente fattaci pervenire.
Un doppio ringraziamento per la disponibilità e la dedizione ai "nostri" monumenti.
Etimologia di muffa |
Testimonianza di Angelo Cutaia
Ho parlato dell’etimo di Akragas, facendolo
derivare da akra ghé, ossia l’altura
di Ghè, la Madre Terra. Infatti i
primi coloni greci trovarono in attività il santuario rupestre di Demetra, che
all’epoca era certamente dedicato a Ghé, o gaia, o Gea, la Madre Terra, essendo
la rupe stessa la divinità.
In seguito il fiume prese nome dall’altura che lo sovrasta.
Inoltre , come tutti i fiumi in quel tempo, era divinizzato e raffigurato come
un ragazzo, ossia un efebo, e quindi l’efebo di Agrigento rappresenta il sacro
fiume eponimo.
Ho poi portato il ragionamento sulla mura medioevali
impropriamente dette Chiaramontane in quanto sono federiciane, ossia costruite
da Federico II di Svevia.
Dopo una disamina di vari monumenti barocchi ho discusso
dell’umidità ascendente dal sottosuolo, causata dalla mancata manutenzione
degli acquedotti e degli scarichi delle acque bianche e nere. Tale umidità che
si riversa nelle fondazioni è la causa dei dissesti di vari monumenti, fra i
quali la Cattedrale ed il Seminario.
Ne consegue che l’incuria dei tecnici
preposti aggrava la situazione di dissesto statico di tali preziosi monumenti.
Mi fa piacere che del centro storico di AG se ne occupi una pesona seria e fattiva come Angelo Cutaia. Io dopo averci tentato anni e anni fa, ci ho levato mano perchè allora purtroppo non interessava nessuno. Risultato del disinteresse? quello che è successo in questi anni! (sono d'accordo: anche a Racalmuto non si scherza...) Antonio Lapaglia
RispondiEliminaCaro Antonio, e a me, nel comune amore per la stratificata Agrigento, fa piacere che abbia apprezzato la testimonianza di Angelo Cutaia, e ti manifesto il mio apprezzamento per esserti speso per la stessa causa. La sintonia delle sensibilità dovrebbe essere una forza. Dovrebbe. Speriamo!
EliminaCommento di accompagnamento su fb di Angelo Cutaia nel condividere il link del post:
RispondiElimina"Degrado morale: non esplorare gli ipogei e non studiare le mura sveve al fine di salvarli e, perché no, per sfruttarli per il turismo.
Degrado fisico: non curare la dispersione nel sottosuolo delle acque bianche e nere, causa di cedimenti dei muri, di distacchi degli intonaci, di muffe ed umidità all'interno degli edifici.
Mi sapete dire chi se ne occupa e/o preoccupa?"