Hanno annunciato, senza mostrare i relativi e fondanti documenti, una diversa origine della provenienza della statua della Madonna del Monte a Racalmuto.
Hanno citato studiosi, pittori, arcipreti che non avrebbero escluso, che avrebbero alluso, che avrebbero fatto intendere che... e via concionando.
Si risalirebbe così ad un'altra versione della "miracolosa imago": non più dall'Africa, sbarcata a Punta Bianca e diretta a Castronovo ma semplicemente proveniente da Grotte per una comunissima commissione in una bottega artigianale locale. Punto. Anzi, scoop! Annunci! Visualizzazioni! Lettori! Pubblicità (senza lucro?)!
I Padri costruiscono, i figli e i nipoti demoliscono, rinnegandoli, per un quarto d'ora di woodyalleniana celebrità!
A volte con la complicità dei giornali dove gli stessi figli e nipoti avevano esaltato i padri, le loro credenze, le loro tradizioni, i gemellaggi basati sulle stesse credenze e sulle stesse tradizioni! Ma, una domandina: sono sinceri oggi, nel negare, o erano insinceri ieri, nell'affermare?
E come la mettiamo con la credibilità sulle altre notizie del presente, del passato e del futuro? (Perfino una tesi di laurea è stata dedicata in passato alle loro fake news!).
Ieri con i finti sindaci, oggi con le statue vere, siamo a tal punto che non si limitano a ricorrere perfino ai santi e alla nostre sentite e secolari tradizioni, svendendole, pur di fare i burloni il primo di aprile?! Più correttamente, la vigilia del primo di aprile, forse per uno pseudo pesce d'aprile.
La vugliddra la vugliddra la ciancianeddra
d'unni mi vinni, d'unni mi vinni sta fake new...
Pubblicata da Malgrado Tutto, la notizia rimbalza sul blog Regalpetralibera
con un commento di Sergio Scimè molto stupito e perplesso:
"Ho letto l'articolo su Malgradotutto web, dove si sostiene che la statua della Madonna del Monte è arrivata da Grotte e non dall'Africa. A svelare il segreto alla redazione di Malgrado tutto web è stato il sindaco Emilio Messana che ha trovato negli archivi di famiglia un’antica cronaca del 1760 scritta da Francesco Vinci .
Si legge su Malgradotutto web: "Altro che Africa. Altro che Madonna venuta da lontano. La statua della Madonna del Monte veniva da Grotte. È la novità clamorosa che emerge da un’antica cronaca del 1760 scritta da Francesco Vinci, cent’anni prima del Dramma di Padre Bonaventura Caruselli e delle Memorie di Nicolò Tinebra Martorana".
Si sostiene nell'articolo che la Festa del Monte nasce proprio per volere dei grottesi. Sarà vero?
Quando ho letto l'articolo ho pensato: "Pesce d'aprile". Ma oggi è: sabato 31 marzo".
"Ho letto l'articolo su Malgradotutto web, dove si sostiene che la statua della Madonna del Monte è arrivata da Grotte e non dall'Africa. A svelare il segreto alla redazione di Malgrado tutto web è stato il sindaco Emilio Messana che ha trovato negli archivi di famiglia un’antica cronaca del 1760 scritta da Francesco Vinci .
Si legge su Malgradotutto web: "Altro che Africa. Altro che Madonna venuta da lontano. La statua della Madonna del Monte veniva da Grotte. È la novità clamorosa che emerge da un’antica cronaca del 1760 scritta da Francesco Vinci, cent’anni prima del Dramma di Padre Bonaventura Caruselli e delle Memorie di Nicolò Tinebra Martorana".
Si sostiene nell'articolo che la Festa del Monte nasce proprio per volere dei grottesi. Sarà vero?
Quando ho letto l'articolo ho pensato: "Pesce d'aprile". Ma oggi è: sabato 31 marzo".
http://regalpetraliberaracalmuto.blogspot.it/2018/03/racalmuto-la-madonna-del-monte-arriva.html |
Ancor più stupito (non più di tanto a dire il vero) e molto più perplesso
Racalmuto e la tradizione della Rima Irriverente
LA BEDDRA MATRI TASCIA
A lu paisi Malgradu La Francascia
vulissiru ora la Beddra matri tascia?
Lu Conti fici 'nvanu, chi pritisi!
si lu giurnali e' rettu da un gruttisi
Certu sempri scriviri cummeni
anchi contra lu Principi Gioeni
La beddra Matri chi ca' vosi ristari
a li gruttisi la vuonnu arrigalari?
Cosa di foddri, chi tocca sintiri!
prestu la juta e prestu lu viniri
Cu du ita di 'nchiostru su cancillati
seculi di storia a cuorpi di spati
Paisi sdirraggiunatu di ragiuni
ci resta di prigari 'gnunucchiuni
Certu cu la lava sta sparata?
mancu lu sangu si curri sciata,sciata.
Ora pi' la Festa di lu Munti
certu lu Conti lu putissi
Egidiu Gioeni patruni di giurnali
e' sulu gruttisi, ma nun recita poi mali.
Giovanni Salvo
Felice Cavallaro ci vede in questa "rivelazione" annunciata un segno divino, e specificatamente
della stessa Madonna che additerebbe in tal modo la riunificazione amministrativa dei due comuni limitrofi di Grotte e Racalmuto, un suo vecchio pallino in precedenza impallinato al quale volentieri ritorna e non se ne capisce però l'accanimento.
Dopodiché fioriscono articoli di rinforzo sulla stampa on line e altri commenti sui social e sui blog.
La cosa tragicomica è che Cavallaro, che ha stigmatizzato la costruzione della nuova Chiesa dedicata a Gesù Maestro, a monte, in contrada Piedi di Zichi, dalle parti alte del paese, qui, nella scoperta a valle, ci vede un segno premonitore della Madonna pronuba della unificazione (o inciucio?) amministrativo dei due paesi dei Grotte e Racalmuto in uno e uno solo.
Intanto è singolare che a monte della singolare scoperta foriera di unificatorie conseguenze sia lo stesso sindaco di Racalmuto riuscendo due colpi in uno: scoprire la non paternità della statua della Madonna del Monte e annullare l'individualità del proprio comune, una sorta di suicidio amministrativo (e meno male che tale fantomatico libretto di memorie del canonico Vinci l'ha scoperto in soffitta alla fine del proprio mandato!
Una inquietante coincidenza:
il sindaco attuale, autore dell'annunciata scoperta, è nipote di quell'Eugenio Napoleone Messana che da "comunista" dichiarato molto si prodigò per far tornare in auge la rappresentazione della saga della Madonna del Monte a Racalmuto, e quesa versione originaria della memoria del Vinci a cui si rimanda sarebbe stata ritrovata tra le carte dello zio Eugenio.
Ma un altro aspetto è ancor più paradossale e storicamente inquietante: Cavallaro, come si accennava, vede un segno premonitore nella scoperta dell'unificazione dei due comuni di Grotte e Racalmuto. Peccato che la vicenda dei "vastasi" lo smentiscono. Tale vicenda, anch'essa premonitoria e densa di succhi metaforici, è narrata dal signor Gaetano Sferrazza nel suo libretto Il Signorotto Rampante. Ma rinvio, per saperne di più e in chiaro ad un altro Post. Intanto ci godiamo i fulminei versi di Giovanni Salvo che va ad arricchire la tradizione delle rime irriverenti di queste fertili i contrade.
secondo commento, a freddo
Intanto, a scanso di equivoci, una precisazione etimologica, la parola dialettale "vastasu" proviene dal greco "bastazomai" e non ha niente a che fare col significato attuale e moderno di "volgare" e scostumato poiché in origine significava portare, trasportare, i "vastasi" sarebbero stati gli odierni facchini che offrono i loro servigi tutt'oggi nelle nostre stazioni, (su google clicco "bastazomai" e mi rimanda ad un articolo recente per dire che il termine richiede l'etimologica precisazione ogni volta che lo si vuole evocare col significato antico: https://www.balarm.it/articoli/blog/matteo-lo-vecchio-sbirro-del-papa-e-per-giunta-scomunicato-1084 ).
In tal senso antico, "vastasi" in Sicilia venivano detti coloro che trasportavano pesi magari dietro compenso e "vastasi" erano anche i trasportatori del fercolo dei santi nelle processioni.
Anche a Racalmuto c'erano i "vastasi" in senso tecnico-etimologico antico e trasportavano le "vare" o fercoli di santi e anche quella speciale torretta votiva detta a Racalmuto "Ciliu", portata in processione durante i festeggiamenti in onore della Madonna del Monte.
Mio primo commento a caldo su fb:
Intanto è singolare che a monte della singolare scoperta foriera di unificatorie conseguenze sia lo stesso sindaco di Racalmuto riuscendo due colpi in uno: scoprire la non paternità della statua della Madonna del Monte e annullare l'individualità del proprio comune, una sorta di suicidio amministrativo (e meno male che tale fantomatico libretto di memorie del canonico Vinci l'ha scoperto in soffitta alla fine del proprio mandato!
Una inquietante coincidenza:
il sindaco attuale, autore dell'annunciata scoperta, è nipote di quell'Eugenio Napoleone Messana che da "comunista" dichiarato molto si prodigò per far tornare in auge la rappresentazione della saga della Madonna del Monte a Racalmuto, e quesa versione originaria della memoria del Vinci a cui si rimanda sarebbe stata ritrovata tra le carte dello zio Eugenio.
Ma un altro aspetto è ancor più paradossale e storicamente inquietante: Cavallaro, come si accennava, vede un segno premonitore nella scoperta dell'unificazione dei due comuni di Grotte e Racalmuto. Peccato che la vicenda dei "vastasi" lo smentiscono. Tale vicenda, anch'essa premonitoria e densa di succhi metaforici, è narrata dal signor Gaetano Sferrazza nel suo libretto Il Signorotto Rampante. Ma rinvio, per saperne di più e in chiaro ad un altro Post. Intanto ci godiamo i fulminei versi di Giovanni Salvo che va ad arricchire la tradizione delle rime irriverenti di queste fertili i contrade.
secondo commento, a freddo
La faccenda dei "vastasi"
In tal senso antico, "vastasi" in Sicilia venivano detti coloro che trasportavano pesi magari dietro compenso e "vastasi" erano anche i trasportatori del fercolo dei santi nelle processioni.
Anche a Racalmuto c'erano i "vastasi" in senso tecnico-etimologico antico e trasportavano le "vare" o fercoli di santi e anche quella speciale torretta votiva detta a Racalmuto "Ciliu", portata in processione durante i festeggiamenti in onore della Madonna del Monte.
Dunque, c'era una connessione tra la Festa della Madonna del Monte, fondata come si sa su una statua arrivata in paese prodigiosamente, e i "vastasi".
Ma questo fino e soltanto al 1960, secondo la testimonianza del signor Gaetano Sferrazza nel racconto "Così ho messo quattro ruote al Cilio dei Borgesi" inserito nel libretto Il Signorotto rampante pubblicato dall'Editoriale Malgrado Tutto nel 2011.
Nel 1960, l'integrità della Festa del Monte corse serio pericolo perché, la tradizionale sfilata del Cilio trasportato dai vastasi non si sarebbe potuta fare. E cosa sarebbe stata una Festa del Monte senza il caratterizzante Cilio di li burgisa?
Ma questo fino e soltanto al 1960, secondo la testimonianza del signor Gaetano Sferrazza nel racconto "Così ho messo quattro ruote al Cilio dei Borgesi" inserito nel libretto Il Signorotto rampante pubblicato dall'Editoriale Malgrado Tutto nel 2011.
Nel 1960, l'integrità della Festa del Monte corse serio pericolo perché, la tradizionale sfilata del Cilio trasportato dai vastasi non si sarebbe potuta fare. E cosa sarebbe stata una Festa del Monte senza il caratterizzante Cilio di li burgisa?
Scrive l'autore del Signorotto rampante: "...non vi erano più persone per trasportarlo, sia di Racalmuto che della vicina Grotte, poiché occorrevano ventiquattro persone per portarlo a spalla".
Per fortuna, della Festa e dei racalmutesi, il signor Gaetano Sferrazza, discendente da una famiglia di fabbri-ferrai molto bravi e molto estrosi provenienti da Castrofilippo, affrontò il problema: ideò e fece costruire un carrello che sarebbe stato trainato da un trattore.
Per fortuna, della Festa e dei racalmutesi, il signor Gaetano Sferrazza, discendente da una famiglia di fabbri-ferrai molto bravi e molto estrosi provenienti da Castrofilippo, affrontò il problema: ideò e fece costruire un carrello che sarebbe stato trainato da un trattore.
Da allora in poi non ci fu più bisogno dei vastasi né di Grotte né di Racalmuto.
Il pericolo di una festa monca venne scongiurato e il segnale per l'assalto al Cilio per la presa della bandiera non venne più dato dal vociare dei vastasi bensì da un modernissimo clacson!
Che dire, di premonizione in premonizione, di sineddoche in sineddoche, di metonimia in metonimia, analizzando i fatti del passato e osservando quanto oggi ci vien menato sotto il naso?
Son tornati i "vastasi", rigorosamente racalmutesi e grottesi, per riappropriarsi in versione moderna di una tradizione antica e questa volta magari per una co-gestione della festa del Monte?
Vastasi moderni: non più per sostenere pebleo peso di fercoli vacillanti ma per spartirsi da co-gestori la gloria del Santo!
Che dire, di premonizione in premonizione, di sineddoche in sineddoche, di metonimia in metonimia, analizzando i fatti del passato e osservando quanto oggi ci vien menato sotto il naso?
Son tornati i "vastasi", rigorosamente racalmutesi e grottesi, per riappropriarsi in versione moderna di una tradizione antica e questa volta magari per una co-gestione della festa del Monte?
Vastasi moderni: non più per sostenere pebleo peso di fercoli vacillanti ma per spartirsi da co-gestori la gloria del Santo!
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Mio Post pubblicato su fb in data 3 aprile 2018:
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Il Sindaco chieda scusa.
Mentre si legge che Racalmuto accoglie una delegazione di studenti canadesi poiché tra Racalmuto e Hamilton vi è "un'intesa tra le due città: distanti geograficamente ma vicini per storia, tradizione e cultura", il Sindaco di Racalmuto lancia una notizia a mezz'aria, lasciando il dubbio se vera o pesce d'aprile, alludendo ad un documento di famiglia, dello zio Eugenio Napoleone Messana, che altererebbe e destituirebbe di fondamento, sotto certi aspetti, una tradizione "comune" dei racalmutesi stanziali e di quelli che sono emigrati in Canada tanti anni fa ovvero la tradizionale festa della Madonna del Monte che ad Hamilton venerano e festeggiano con una festa che è la copia di quella originaria racalmutese.
Se la notizia lanciata dal Sindaco è vera, forse sono stati inopportuni il tempo e il modo per pubblicizzarla, se è falsa chieda scusa per averla avallata come vera e per avere giocato con i sentimenti veri dei racalmutesi di Racalmuto, di Hamilton e di tutti quelli sparsi per il mondo.
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