Sul palcoscenico di Racalmuto
Chi, stamattina, si aspettava ampi e articolati resoconti sui giornali locali sulla manifestazione di ieri a Racalmuto, terra di giornali e giornalisti, è rimasto deluso. Solo foto ricordo e note di colore.
Eppure i nomi di rilievo e/o di grido c'erano, gli argomenti etno-religiosi-letterari c'erano, c'erano quelli di attualità: scottanti, provocatori, eretici, dissacranti. Sciasciani.
C'era mons. Pennisi arcivescovo di Monreale, alla ribalta delle recentissime cronache per non essere contrario ad una preghiera anche per Provenzano a cui erano stati vietati i funerali religiosi: ognuno è libero nella sua coscienza di un dialogo con Dio;
c'era il prof. emerito dell'università di Palermo Antonino Buttitta, studioso di etnologia nonché amico ed estimatore di Nanà, interessante la dissertazione sul "lutto dei viventi";
c'era Sgarbi che ha offerto molti, molti spunti di riflessione sulla mafia di ieri e di oggi:
sul suo essere socio onorario della Lega degli zolfatai e salinari; sui pali eolici; sul paesaggio distrutto dalla violenza mafiosa; sullo Stato quando si trasforma in ciò che dovrebbe combattere;
su un singolare gemellaggio, cioè, sullo scioglimento per infiltrazioni mafiose, inopportuno, ingiusto, di Racalmuto e Salemi "per sfregio e per infamia" da parte del ministro Cancellieri, il peggiore della storia, secondo il critico d'arte, "un ministro che verrà cancellato dalla storia per l'orrore della sua ignoranza e incapacità", parole testuali ricavate dall'audio delle riprese filmate;
sull'opportunità di aggiungere alla valente schiera degli Scrittori della Strrada degli Scrittori anche Stefano Vilardo e Luigi Russo, sì, proprio lui, il critico di Delia, deliano come Villardo, anche se non ha scritto racconti e romanzi ma che ha "raccontato" l'avventura intellettuale di tanti scrittori anche siciliani (nella mia tesi di laurea del lontano 1986 addirittura mettevo in rilievo il personalissimo e umoroso stile narrativo in talune cronache e prose polemiche che erano dei veri e propri racconti);
c'era Cavallaro, ancora più attivo e presente da quando è andato in pensione dal Corriere della Sera, a parole compiaciuto ma nell'intimo forse in difficoltà , specialmente quando Sgarbi si è espresso sullo scioglimento per mafia di Racalmuto e sulla Cancellieri in particolare intervenuta alla Fondazione Sciascia dove lui fece da gran cerimoniere indicando quali fossero i racalmutesi virtuosi e ne scrisse tanto, proponendo Racalmuto come un modello di comune che sa rialzarsi da uno scioglimento per mafia (ci sarebbe un'interpretazione freudiana di un suo lapsus?);
c'erano il sindaco e l'assessore alla cultura di Racalmuto, rispettivamente presidente e membro di diritto della Fondazione Sciascia, che, con ampia visione lungimirante e metodo imparziale, inflessibile e inclusivo, dovrebbero far da raccordo attivo e critico tra passato e presente per proiettare nel futuro la cittadina racalmutese in tutte le sue dimensioni, non ultima quella culturale col suo cospicuo potenziale;
c'era il tema della serata indicato bene in evidenza su un manifesto on line che i racalmutesi avrebbero preferito leggere (ho sentito lamentare qualche consigliere in proposito) anche sui manifesti murali in piazza Feste religiose fra preghiere e "inchini", tema delle feste sviscerato da Sciascia in un celeberrimo libro di foto fi Ferdinanando Scianna da cui Sgarbi ha dissentito in relazione alle sopravvenute posizioni del fotografo bagherese circa l'interpretazione delle feste religiose attuali...
Non c'erano i racalmutesi. Chissà perché. Sgarbi non c'entra. Forse memori di tante, reboanti, celebrate, deludenti, costose partenze, temono che anche questa volta...
P. S.
Ho fatto questa nota a malincuore, pur non volendo pestare l'acqua nel mortaio, pur non volendo pestare i piedi a nessuno, ma chi mi conosce anche in quello che scrivo e bazzica da queste parti credo si aspettava una nota, una parola, su quello che ieri è successo a Racalmuto per tante ragioni, per avere riflettuto amaramente in passato sulla galassia racalmutese-sciasciana, sulla gestione della cosiddetta cultura, ma soprattutto per la semplice ragione che sono racalmutese. Con amore sicuramente, ma a volte, proprio per questo amore, con tanta fatica: non si può non vedere quello che non si vorrebbe vedere. O leggere.
Racalmuto non è il paese di Sciascia? Noblesse oblige.
foto e riprese ©piero carbone
Link correlato:
La mia Nota di ieri su fb
NULLA DI NUOVO !
RispondiEliminaSiamo alle solite storie : creare una cortina di fumo per nascondere la spazzatura depositata da tempo .
non dico di qualificare il tutto spazzatura, ma con qualche incongruenza in meno e, se occorre, qualche autocritica in più, si faciliterebbe un più lineare percorso delle cose da fare
RispondiEliminaRipropongo sul blog il commento già pubblicato il 17 luglio 2016 su fb.
RispondiEliminaNicolò.
*
Questo post è un "atto pubblico di stima", se ce ne fosse bisogno, per chi come te difende la verità e la dignità dei racalmutesi per bene.
Nicolò D'Alessandro
Grazie, Nicolò
Elimina