In questi giorni ho letto che alcuni giornalisti si strappavano i capelli (in senso metaforico) per presunti impedimenti, nel dare le notizie, messi in atto da parte dei "soliti politici", ma mi sono sovvenuti certi articoletti in cui la parte dei censori e degli omissivi la "recitavano" proprio gli stessi giornalisti che si strappavano i capelli.
"Ma come?" mi sono chiesto. "Accusano gli altri di quello che loro stessi hanno combinato il giorno prima?! Come funziona la cosa?" E ho scritto la seguente nota che qui ripropongo.
ANCHE PER I GIORNALISTI:
"peras imposuit Iuppiter nobis duas..."
E vorrebbero essere credibili tirando in ballo padri nobili e paroloni! Bum! Certi giornalisti di paese non perché di paese ( e se di statura non paesana, peggio) possono giocare con le parole perché tanto "gli altri", a cui tengono, non li vedono; il principio vale anche se nessuno (o pochi o molti) li legge: non possono ostentare solidarietà a colleghi e a testate giornalistiche ovvero all'informazione menomata da presunti occultatori quando loro stessi condannano chi capita sotto tiro ad una informazione menomata e occultata!
Peras imposuit Iuppiter nobis duas...
Giovi nni detti a tutti du visazzi:
una davanti cu li vizi tinti
l'antra darrièri cu difiètti tanti...
Gli dei hanno dato a noi uomini (uomini e donne s'intende) due contenitori, uno posto davanti e un altro dietro: in quello di davanti ci sono i peggiori vizi (degli altri) e sono visibilissimi, in quello di dietro i difetti non meno gravi (i nostri) e non c'è verso di vederli: ci vorrebbe un occhio sulla nuca o una telecamera, ma forse è meglio lasciar perdere.
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