sabato 17 maggio 2014

SAPITI COMU FANNU A RACALÒ?


A Racalò in generale regna la rara virtù della coerenza, e specialmente tra i politici, forse perché terrorizzati che accada loro in vita quello che a Papa Formoso accadde da morto: essere catalputati nel Tevere. 

A Racalò non c'è il Tevere,  ma c'è il Pizzo di Don Elia, da lassù i racalesi traditi fanno dirupare, vuote, le casse da morto dedicate ai politici incorenti:  al culmine di un solenne funerale che sembra vero. Un  monito po' macabro, ma efficace.

Qualche isolato caso di incoerenza in verità nel passato c'è stato, prima però dell'entrata in vigore della prassi descritta.

E intanto i racalesi si godono i frutti di una tale virtù forzata: anche se obtorto collo, la coerenza sempre coerenza è.  Per loro è una virtù pubblica. Irrinunciabile. 






...a ttia e a mmia

Sapiti comu fannu a Racalò?
Scrivinu li nomi ntre un registru
di li politici a tiempu d’elezioni.
D’ognunu fannu  un bellu tabutu  
e lu sarbanu sutta un catarràtu.

Ogni tantu nni piglianu quarcunu
e lu portanu tutti in prucissioni:
la banna, li tammùra,  la simenza.
Arrivati  a Pizzu donn’Elia
l’arrizzolanu ddra ssutta ppi la via.

Santa e arrisanta mentri s’arrizzola,
si sfascia in milli piezzi e menu mali
ca la cascia è vacanti e nuddru vola.
Contra li trunchi, li rocchi e purrazzi
si vannu a sbattiri tavuli e lapazzi.

Di lu registru scancellanu lu nomu,
a carricatura battinu li mani.
Altru chi santu prigatu n-ginucchiuni!
Mentri lu parrinu binidici,
cu sputa all’ariu, cu jetta vuci.

La curpa? Prestu vi lu dicu.
Duoppu vutati, canciaru arriè partitu.
Furbi, galantuomini o facciuoli?
Stu cancia e scancia unn’è democrazia,
è na pigliata… n-giru. A ttia e a mmia.

6 maggio 2009






Sapete come fanno a Racalò?
Scrivono il nome su un registro
dei politici a tempo di elezioni.
Di ognuno fanno una bella cassa da morto
e la conservano sotto una botola.

Ogni tanto ne prendono qualcuna
e la portano tutti in processione:
la banda, i tamburi, i semi salati.
Arrivati a Pizzo Don Elia
lo fanno ruzzolare là sotto lungo la via.

Dal registro cancellano il nome,
a sfottò battono le mani.
Mentre il prete benedice,
chi sputa in aria, chi emette grida.

La colpa? Presto ve lo dico.
Dopo essere stati votati,
 hanno cambiato partito.

 Questo cambia e scambia 
non è democrazia,
è una presa… in giro. 
A te e a me.


La poesia si può leggere nella raccolta Venti di sicilinconia, Medinova, Favara 2009. E' stata anche musicata.E' stata  cantata da Giana Guaiana qualche anno fa alle Fabbriche Chiaramontane.

Foto di Louise Hamilton Caico

1 commento:

  1. Una bella soluzione, questa di Racalò, interessante al punto che credo si potrebbe esportare al di fuori del comune, della provincia o della regione. D'altronde tutto il mondo non è altro che un paese, con i suoi vizi e i suoi difetti. L'unico problema sarebbe che non tutti hanno "lu pizzu di donn'Elia. Si dovrebbe adattare di volta in volta e di paese in paese un luogo idoneo e che a "lu pizzu" assomigli

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