lunedì 18 maggio 2020

IL TENORE LUIGI INFANTINO E LA TOSCANA. Su "Lumie di Sicilia" l'intervista di Maurizio Piscopo, e una proposta


Grazie a Mario Gallo: con la rivista fiorentina "Lumie di Sicilia" da lui diretta mantiene viva la fiaccola della sicilianità per rafforzare con un ideale ponte i legami culturali tra la Sicilia lontana e la Toscana in cui vivono, radicatissimi e bene inseriti, tanti emigrati siciliani. Mi limito per il passato a indicare due illustri esempi: il critico letterario e Rettore della Normale di Pisa, Luigi Russo (originario di Delia), e il docente di Diritto Romano  e Sindaco di Firenze, Giorgio La Pira (originario di Pozzallo). 


A conferma dei fecondi rapporti siculo-toscani, un ponte "lirico", questa volta, viene rievocato tramite il ricordo del tenore racalmutese Luigi Infantino che ha sposato la grande attrice pratese Sarah Ferrati dalla quale ha avuto una figlia, Monica. 
L'intervista è di Giuseppe Maurizio Piscopo.






allegato il n. 139 che può essere aperto anche con:

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mario gallo,responsabile di "Lumie di Sicilia" -

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la raccolta di lumie di sicilia con 139 numeri e 12 supplementi + i vespi siciliani (I e II parte)
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SULLA PROPOSTA DI UN CENTENARIO "UNICO" PER LO SCRITTORE E I DUE TENORI DI RACALMUTO. Videoconferenza su YouTube

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IL TESTO DELL'INTERVISTA

Luigi Infantino il  Tenore dimenticato
Intervista a Piero Carbone di Giuseppe Maurizio Piscopo
Tutti nella nostra vita abbiamo ascoltato almeno una volta Enrico Caruso, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Luciano Pavarotti, Beniamino Gigli, Tito Schipa, Carlo Begonzi, Giovanni Martinelli, Andrea Bocelli. Un posto d’onore lo merita senz’altro il tenore Luigi Infantino nato a Racalmuto il 24 aprile del 1921. Luigi Infantino è stato un personaggio internazionale che ha calcato i più grandi teatri del mondo proponendo un repertorio veramente affascinante proponendo opere di Rossini, Donizetti, di Francesco Cilea . Opere famose come La Traviata Il barbiere di Siviglia, Il Rigoletto, La Cenerentola, Madame Butterfly, L’elisir d’amore, La Bohème… Ascoltare la sua voce significa andare lontano nel tempo, viaggiare per il mondo e provare il brivido dell’Opera nei Teatri che sono il tempio della cultura.
Sue partecipazioni nei film: Tre fratelli (1981), Cristo si è fermato a Eboli (1979), Lucky Luciano (1973).
Piero Carbone scrittore e memoria storica della città della ragione da alcuni anni si prodiga con pochi altri per ristabilire adeguatamente la memoria di Luigi Infantino, dimenticato anche se tenore di fama internazionale ingiustamente. A lui abbiamo rivolto alcune domande in prossimità del centenario dalla nascita.

Come mai il grande tenore Luigi Infantino è stato dimenticato?
In realtà è ricordato a chiazze, qui e là in Sicilia, in Italia, nel mondo, e per  ricordi singoli che non sono riusciti finora ad emergere in un unico racconto condiviso secondo i crismi della notorietà che ha avuto e che merita.

Ad esempio?
Tra i tanti ricordi o elogi annoveriamo quelli di Luciano Pavarotti che lo apprezzava “come tenore di grazia”, di Andrea Bocelli che è stato suo allievo, di Enrico Stinchelli, autorevole conduttore del noto programma “La Barcaccia” su Rai 3, che predilige l’Infantino napoletano definendolo “grandissimo artista”, del tenore Andrea Giordani e di tanti altri. Gli emigrati ad Hamilton a tutt’oggi  ricordano di averlo ascoltato con meraviglia nel teatro comunale prima di partire per l’America. Grande rilievo gli hanno dato gli studiosi Sguerzi e Ignazio Navarra nei loro studi  sui cantanti e la lirica in Sicilia e in Italia.

In che modo sarà ricordato il prossimo anno che ricorre il centenario dalla nascita?
Al momento non c’è  nulla di concreto.Nel dicembre del 2016 un gruppo di estimatori avevamo pensato di costituire una sorta di gruppo promotore ma ci vorrebbe una interlocuzione istituzionale, ma non è facile. Chissà se il desiderio fruttificherà! Con Domenico Mannella, Salvatore Salvaggio, Lillo Bellomo, Enrico Di Puma,  Calogero Messina suo coetaneo, abbiamo espresso questa intenzione alla disponibilissima Raina Nicolova Infantino quando venne a trovarci a Racalmuto in via del tutto privata. Il Premio Infantino del 1998 è stato soltanto una meteora.  Quegli stessi che l’avevano portato avanti  di colpo si sono dimenticati di Infantino e di Raina che vi aveva contribuito con le sue conoscenze e le sue amicizie in campo musicale.In paese si è sollevata un’altra volta la polvere dell’oblio, che ancora persiste.

Perché a Racalmuto non celebra Luigi Infantino che è stato un grande tenore nel mondo oltre allo scrittore Leonardo Sciascia?
Celebrare Sciascia è facile perché è una gioiosa macchina pubblicitaria che assicura un ritorno di immagine a chi celebra. Anche a costo di inflazionare ed essere ripetitivi. Addirittura una costosa istituzione si è ridotta a questo compito ma, come diceva il mio amico critico Giorgio Segato, celebrare dinamicamente non significa utilizzare qualcosa per qualcuno ma qualcuno per qualcosa, una causa, un’idea, un progetto.

E Infantino?
Celebrare Infantino, invece, allo stato attuale, rendere omaggio al suo valore artistico,  significherebbe dare più che ricevere, prodigarsi con mezzi anche propri e affrontare difficoltà rischiando dinieghi e delusioni, forse perché celebrarlo significherebbe  portare avanti iniziative per ricordarlo, studiarlo, riproporlo, sollecitare e coinvolgere istituzioni, invitare personaggi, stuzzicare i mezzi di informazione. Troppo dispendioso, troppo incerto in termini di impegno personale.A tanti potrebbe non convenire, e allora meglio celebrare Sciascia. Comunque,  Infantino, come l’omologo Salvatore Puma del resto, non appartiene soltanto a Racalmuto. Celebrarlo deve significare portare avanti un progetto e non una passerella o una cerimonia.

Qual è stato il legame tra Infantino e Racalmuto?
Infantino anche nei momenti più fulgidi del successo e della gloria non ha mai dimenticato il paese che gli ha dato i natali, umili natali, e l’opportunità di coltivare la sua vocazione musicale nella banda cittadina. Da Roma, vi ritornava non solo  lo stato d’animo nostalgico. Ha cantato nel locale teatro dove  da ragazzo aveva assistito a tanti spettacoli.  Da adulto e famoso avrebbe voluto rilevarlo per istituirvi una scuola di canto per giovani cantanti. L'amico Salvatore Russo, costumista e scenografo nonché direttore del Teatro dell'Opera di Roma avrebbe trasferito a Racalmuto la sartoria; Plamen Kartalov, sovrintendente del Teatro dell'Opera di Sofia, avrebbe voluto rappresentarvi La Cavalleria Rusticana.
Questo nei primissimi Anni Ottanta del secolo scorso.

Com’è finita?
Non se ne fece nulla. Eppure il teatro, inaugurato nel 1880 con la rappresentazione del Rigoletto,  nel solco della vocazione originaria, in sinergia con l’altro grande tenore racalmutese, Salvatore Puma, avrebbe potuto guadagnarsi un posto significativo nel mondo della musica diventando una piccola Spoleto. Magari sarebbe stato un tempio della musica come lo è diventato per la pittura un vecchio castello di Figueres in Catalogna grazie a Salvador Dalì. Avrebbe rappresentato in ogni caso elemento catalizzatore per tanti che in paese e non solo hanno coltivato e coltivano la musica e il canto.
Invece, le vicissitudini incontro alle quali il teatro è andato successivamente fino ai nostri giorni sembra che assomiglino ad una sorta di maledizione. È ben poca cosa la pur prestigiosa raccolta di costumi di scena donata dal tenore Puma rispetto alle potenzialità che il Teatro di Racalmuto avrebbe potuto esprimere. La stessa raccolta ha rischiato inspiegabilmente di assottigliarsi se non era per il vigile interessamento di qualche cittadino.

Sicilia amara e duci è una raccolta di canzoni siciliane. Come è stato accolto dai siciliani questo preziosissimo lavoro discografico?
Come tutto il resto, e a prescindere dal valore, perché il successo porta successo e l’oblio porta oblio. Ma nonostante tutto siamo fiduciosi:studiosi e  critici musicali porterebbero con piacere la loro testimonianza e cantanti siciliani, proprio a partire dallo spirito di questa raccolta, dal significativo titolo Sicilia amara e duci, per il centenario verrebbero a Racalmuto a rendere onore a Infantino , nel “suo “Teatro, anche riproponendo le sue canzoni. Cito emblematicamente Giuseppe Veneziano, tenore alla Scala di Milano, “affascinato” da Infantino, farebbe risuonare nel teatro racalmutese  con tutta la sua possente voce il suo omaggio da cantante a cantante. Sarebbe un evento. Significherebbe l’annuncio di un nuovo cammino. Beh, anche solo con l’annuncio anzi a partire da questo  credo che le celebrazioni per il centenario del grande tenore racalmutese Luigi Infantino siano iniziate.

Luigi Infantino e il cinema?
Ha avuto un intenso rapporto con il regista Francesco Rosi partecipando come cantante e attore nei film “Cristo si è fermato ad Eboli”, “Tre fratelli” e “Luky Luciano”. In occasione del centenario dalla nascita sarebbe un bell’omaggio potere proiettare i tre film a Racalmuto ma anche nell’altra Racalmuto che  è Hamilton, in Canada, dove c’è una forte presenza di emigrati racalmutesi e si potrebbe ampliare l’omaggio con la proiezione  ad Opole Lubelskie in Polonia, a Finale Ligure e a Castronovo di Sicilia con cui il paese di Infantino è gemellato. La bellezza rafforza i ponti della conoscenza e della solidarietà.

Cosa vorresti aggiungere per i lettori di Lumie di Sicilia?
Vorrei ribadire il legame di Luigi Infantino con la Toscana avendo sposato la grande attrice, nata a Prato, Sarah Ferrati, dalla quale ebbe una figlia, Monica, attivissima operatrice culturale e curatrice con il Centro Arte “Vito Frazzi” di Scandicci del Premio nazionale di recitazione “Sarah Ferrati”. Sarebbe anzi auspicabile che questo legame con la Toscana venisse testimoniato con la sua partecipazione in Sicilia alle celebrazioni del grande papà per il centenario.








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