seguito del post di ieri 30.1.2015:
Davanti a questo grande quadro, composto come un onirico sogno rossoaccceso con turbe di candidi angeli e un assorto Giacobbe in altrettanta candida veste, Padre Alfonso Puma dissertò animatamente con Pippo Bonanno di teologia e di pittura.
Uno rosso comunista, esuberante, ateo, pittore militante dagli accesi cromatismi e dai sensuali ammiccamenti, l'altro ecclesiastico, arciprete, pittore casto e centellinato, teologicamente corretto, misticheggiante ma molto umano.
Due mondi apparentemente inconciliabili.
Eppure, nel fervore delle accese discussioni, trovarono nei ragionamenti un punto di raccordo in Blaise Pascal e nel rapporto umano una profonda, reciproca stima e direi, pur nella esigua frequentazione, un fraterno affetto, quasi un'amicizia.
Si conobbero nella primavera del 1989, in occasione della mostra di Pippo Bonanno a Racalmuto, fu un incontro reciprocamente fruttuoso ma su aspetti diversi: per Bonanno fu uno stimolo spirituale e intellettuale che forse andava cercando da tempo e cioè riaccostarsi, seppure criticamente, alla religione dell'infanzia, degli avi, della nonna racalmutese; per Padre Puma fu un'occasione feconda per reimpastare la tavolozza dei suoi colori.
Fu naturale che, l'anno successivo, quando glielo chiesi, Pippo Bonanno ne scrivesse il testo critico di presentazione alla mostra dell'amico Alfonso Puma, mostra che faceva seguito ad altre mostre (poche in verità) dopo tanto, tanto tempo.
Fu naturale che, l'anno successivo, quando glielo chiesi, Pippo Bonanno ne scrivesse il testo critico di presentazione alla mostra dell'amico Alfonso Puma, mostra che faceva seguito ad altre mostre (poche in verità) dopo tanto, tanto tempo.
Da sx: dr. Enzo Sardo, Padre Alfonso Puma, dr. Vincenzo Milioto |
Seguiranno i post con il testo critico di mons. Domenico De Gregorio e l'intervista di Elia Marino.
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Testi e immagini dal catalogo della mostra: Alfonso Puma, La natura delle cose, Auditorium "Santa Chiara" (Racalmuto), 5 - 16 luglio 1991
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