Palermo capitale della cultura per l'anno 2018. La notizia, tra stupore e aspettative, è una di quelle che si stagliano come spartiacque tra coloro che tutto esaltano e trovano esaltante e quelli che tutto denigrano e trovano da denigrare.
Ma gli assolutismi aprioristici sono stupido esercizio e non servono a nulla.
Poi c'è la terza via: pur riconoscendo nella realtà quello che non va, apprezzare ciò che va per valorizzarlo e ripescare quello che non va per correggerlo.
Semplice, no?
Vale anche per la cultura e la sua gestione? Credo di sì.
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| "Avvisatore", Palermo, 23 novembre 1983. Anno 117 N. 42 Fondato a Palermo nel 1867 |
Me ne dà spunto un articolo e ancor di più il titolo di un articolo, di trentaquattro anni fa, riguardante un ambito considerato ben più serioso di quello culturale ovvero l'ambito economico, produttivo, finanziario.
E se il metodo indicato vale per la sua efficacia in questo campo tanto serio e grave, perché non dovrebbe valere anche nel limitrofo ambito culturale; limitrofo non soltanto, di volta in volta, per contiguità geografica che questa volta lambisce Palermo?
Insomma, per dirla meno grave, e vale in generale, ciascuno giudichi e critichi come vuole pur senza scadere nell'affermazione di quei viaggiatori piazzisti dell'Accademia del Parnaso di Canicattì secondo i quali un semplice cane era in realtà un leone. Né, all'opposto, si può scadere nell'affermazione corrispettiva secondo la quale un verace leone possa dirsi un cane!
Insomma, se non leone, nemmeno cane.
Insomma, se non leone, nemmeno cane.
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L'annuncio sull'ANSA
Motivazioni della Giuria
«La candidatura è sostenuta da un progetto originale, di elevato valore culturale, di grande respiro umanitario, fortemente e generosamente orientato all'inclusione, alla formazione permanente, alla creazione di capacità e di cittadinanza, senza trascurare la valorizzazione del patrimonio e delle produzioni artistiche contemporanee».
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