Da oggi Barack Obama non è più il Presidente degli Stati Uniti d'America; nel 2009, quando subentrò a George W. Bush, anche per il colore della sua pelle strabiliò il mondo e suscitò entusiasmi e speranze, si credette anticipatamente nel suo contributo per un mondo migliore, più riappacificato, più giusto, etc.
Come sempre, e come è giusto che sia, per distaccarsi dal presente e non incorrere in faziosità, anche in questo caso si demanda al corso lungo della Storia ogni giudizio e parametro.
Intanto, la cronaca corre e alla veloce domanda di un giornalista su "cosa lascia in eredità Obama", un notista politico sinteticamente ha risposto: "Trump".
C'è da augurarsi che sia una buona eredità, nonostante ribolliscano interpretazioni contrastanti.
In tutto questo che può fare la poesia? Nulla. Tranne una cosa: accompagnarci nella speranza.
Ora come allora. P. C.
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