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A VOLTE PUÒ SEMBRARE VERO, MA... SE A PARLARE È UN MERLO!
"Per come la cosa è stata raccontata ad Antonio Ferrari ("Corriere della Sera" di lunedì 4 ottobre), sembra vera. O meglio: sembrava vera. Vera, almeno, per colui che la raccontava: che era l'ingegnere Francesco Naselli Flores...".
Sembrava. E sapete perché? Perché a Sciascia tocca analizzare la testimonianza dell'ingegnere secondo il quale, anche se aveva un nome e un titolo di tutto rispetto, il merlo, regalato al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, suo cognato, sarebbe stato ammaestrato a dire "Ciao Carlo, morirai".
Un tale racconto fatto in privato agli amici o al bar ha un certo valore e può suscitare consenso o ilarità, ma reso pubblicamente o ufficialmente o addirittura offrirlo a un procuratore della repubblica, come presunta prova o inerpicante indizio, è un'altra cosa: c'è poco da ridere e molto da ponderare.
Infatti, continua Sciascia nella sua analisi del merlo parlante, "l'indomani, l'ingegnere ha smentito questa così chiara e inequivocabile dichiarazione. 'Il merlo', ha precisato, 'dice chiaramente - Ciao Carlo - . Ma poi aggiunge un suono indistinto che l'ingegnere a volte interpreta come - morirai -, ma che agli altri familiari resta indistinto'."
Sciascia, insomma, ne deduce l'inverosimiglianza e addirittura l'inopportunità di questo ricorso al merlo per spiegare la genesi e le conseguenze di fatti ben più importanti e ramificati.
Così conclude: "Non si capisce, però, perché abbia parlato del merlo: e al procuratore della repubblica".
Già! Perché? Forse per condurre altrove? Ad altri le allotrie o "lofie" conclusioni.
Qui non si voleva andare chissà dove.
Voleva essere semplicemente un divertissement.
Le citazioni sono tratte dall'articolo di Leonardo Sciascia pubblicato sul "Corriere della Sera" dell'8 ottobre 1982, riportato nel volume A futura memoria, ora in Opere 1984-1989, a cura di Claude Ambroise, Bompiani, Milano 1991, pagine 804 e 805 passim.
Foto: archiviopierocarbone
Foto scattata da mio fratello Gianni, in occasione della mostra di Nicolò D'Alessandro inaugurata durante il periodo della Festa del Monte del 1988. La mostra è stata sponsorizzata dal Circolo di Cultura presieduto da Gregorio Casodino.
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