martedì 21 giugno 2016

QUANDO IN SICILIA I SINDACI COLTIVAVANO BACHI DA SETA. Il caso di Michele Angelo o Michelangelo Alaimo di Racalmuto



Sembra esotico eppure accadeva in Sicilia


Il 3 giugno 1871, il Presidente del “Comizio Agrario del Circondario di Girgenti”, venuto a sapere che “da parecchi anni” il Notaio si era dedicato, “con intelligente cura” alla coltivazione dei bachi da seta, gli chiede “a voler apprestare le risposte con qualche sollecitudine” ai seguenti quesiti:



1° Di che provenienza e qualità era il seme impiegato, cioè, da chi ebbe il seme, e se lo stesso sia indigeno, o di portogallo (sic), o del giappone (sic) o di altrove. 

2° Quando incominciò a schiudere il seme, ed in quanti giorni fu completo lo schiudimento?

3° Quale influenza esercita il nostro clima su questa utile industria, e se durante l’educazione si verifichino delle influenze atmosferiche che ne promuovono o attraversano lo sviluppo. 4° Se siensi sviluppate malattie durante l’allevamento, e con quali caratteristiche.

5° In quanti giorni siasi esso compiuto cioè l’allevamento del seme fino alla salita del bacco.



Il Notaio sericoltore, pur professandosi “profano della materia”, risponde puntigliosamente ai singoli quesiti: 

il seme era indigeno, avendolo ricevuto “per la prima volta (sono 3 anni) da Palermo”; 

lo schiudimento avvenne in tre giorni, “innalzando la temperatura nelle ore in cui la temperatura si abbassava”;
“nessuna malefica influenza pare abbia esercitato il clima sullo schiudimento del seme”; 

“nessuna malattia di quelle predominanti pare abbia afflitto i bachi da seta. 

I pochi morti prima si sono anneriti, poi son diminuiti di volume sensibilmente ed indi sono periti”; 

“la salita dei bachi regolarmente governati si è verificata al quarantesimo giorno”.

in

anno di pubblicazione 2006

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