Una storia d'amore tradito e compensato
All'angolo di via Regina Elena e via Serisso, una lapide con un scritta e accanto una testa scolpita in marmo.
Tu pensi a qualche personaggio commemorato. Dalle fattezze sembra una donna. Viene spontaneo avvicinarsi e leggere, e qui la sorpresa, non di una commemorazione vera e propria si tratta ma di una storia di tradimento e di amore vendicato. A Trapani la sanno tutti.
Ho il piacere di sentirmela raccontare da Nicola Calamia detto Niculuni, un vecchio pescatore discendente da pescatori, presentatomi poco prima da Marco Scalabrino che si è offerto eccezionalmente e in amicizia come cicerone.
La "storia" è anche consacrata dalla letteratura essendosene occupato Tommaso Guardati detto Masuccio Salernitano.
Ma Niculuni, oltre alla sapida storia, mi riferisce anche altro, lui, da storico abitante in via Serisso, tiene a precisare che dava nome alla strada Serisso o Ossuna, una porta che non c'è più, al suo posto ora c'è un palazzo.
Aguzzando gli occhi mi indica però un'altra porta: si vede in fondo alla strada; quella almeno è stata risparmiata.
Due porte significative e simboliche dovevano essere, o forse strategiche, mi fa notare Marco, visto che, ad appena trecento metri di distanza una dall'altra, si affacciavano su due mari di diverso nome: una sul Mar Mediterraneo e l'altra sul Mar Tirreno.
Ma riassumiamo in breve il contenuto della lapide: una donna trapanese si innamora di un moro (sarà stato un nordafricano) e ha con lui una relazione, ruba i denari al marito e segue il moro nel Nordafrica. Il marito, non ci sta: va alla loro ricerca, li trova, uccide il moro, uccide la moglie, e se ne torna in Sicilia con la turca (ovvero mora anch'essa) che apparteneva al moro.
Se la sposa "e con lei gode gran tempo felicemente".
La lapide è stata voluta dal Comitato di Porta Ossuna rappresentato da Alberto Di Bella.
Da sx: Nicola Calamia e Marco Scalabrino
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