giovedì 24 novembre 2016

archivio e pensamenti: SAPETE COME FANNO A RACALÒ? La risposta in una canzone

archivio e pensamenti: SAPETE COME FANNO A RACALÒ? La risposta in una canzone

 Racalò non è Racalmuto ma a Racalmuto si potrebbe cantare in questo momento la canzone, visto che la maggioranza che sosteneva il Sindaco è diventata di fatto opposizione (tanto da votargli la mozione di sfiducia) e quella che fino a ieri era l'Opposizione (che la mozione non ha votato né resa efficace uscendo dall'aula) potrebbe apprestarsi ad essere forza di governo per sostenere il Sindaco, ma per il Sindaco questo non sarebbe cambio di casacca o di ruolo né tanto meno trasformismo, perché altre sono le parole per dirlo: "nuovo modello di governo del Comune...".

 Quando si dice, potenza delle parole!

 Cosa è cambiato rispetto al passato?

 Non dico di organizzare un funerale come stigmatizzato nella canzone, ma neanche si può gioire per un nuovo matrimonio con quelle che fino a ieri erano le detestate e detestanti "suocere"!


LA CANZONE IN SINTESI

Nel paese "fantastico" di Racalò,  dopo le elezioni, mettono da parte tante casse da morto con i nomi degli eletti. Se capita, ne tirano fuori qualcuna e celebrano con la cassa vuota un funerale finto, simbolico, organizzando un corteo funebre vero, con tanto di banda musicale, tamburinai, venditori di semi salati, càlia e simenza
Arrivati a destinazione, mentre il prete benedice e il popolo impreca, catapultano da un’altura la cassa che, precipitando lungo la parete rocciosa, si sfracella.

Ciò rappresenta una condanna morale per chi, dopo essere stato eletto, cambia partito, casacca e schieramento, tradendo di fatto la fiducia di chi l’aveva votato inizialmente.

La canzone è stata cantata da Giana Guaiana alle Fabbriche Chiaramontane (Agrigento), sabato 26 giungo 2010, in occasione della presentazione del libro di poesie "Venti di sicilinconia" organizzata da Tanino Alletto assieme agli ex compagni di liceo.


                  I
Sapiti comu fannu a Racalò?
Scrìvinu li nomi ntre un registru
di li politici a tiempu d’elezioni.
D’ognunu fannu un bellu tabbutu
e lu sàrbanu sutta un catarratu.

Rit. :
Fannu accussì a Racalò.
Dicinu no no no no.

                       II
Ogni tantu nni piglianu quarcunu
e lu portanu tutti n prucissioni:
la banna, li tammùra, la simenza.
Arrivati a Pizzu donn’Elia
l’arrizzolanu ddrà sutta ppi la via.

Rit.

                       III
Santa e arrisanta mentri s’arrizzola,
si spascia in milli piezzi e menu mali
ca la cascia è vacanti e nuddru vola.
Contra li trunchi, li rocchi e purrazzi
vannu a sbattiri tavuli e lapazzi.

Rit.

                       IV
Di lu rregistru scancèllanu nomu,
a carricatura battinu mani.
Ah, chi santu, prigatu nginucchiuni!
Mentri lu parrinu lu binidici,
cu sputa all’ariu, cu jetta li vuci.

Rit.
                       V
La curpa? Prestu prestu vi lu dicu.
Duoppu vutati, canciaru arriè partitu.
Furbi, galantuomini o facciuoli?
Stu cancia e scancia unn’è democrazia,
è na pigliata… n giru. A tia e a mia.

Rit.
         
                 Recitato:
Fannu accussì a Racalò!
***


Traduzione

I
Sapete come fanno a Racalò?
Scrivono il nome su un registro
dei politici a tempo di elezioni.
Di ognuno fanno una bella cassa da morto
e la conservano sotto una botola.


Ritornello:
Fanno così a Racalò.
Dicono no no no no


II
Ogni tanto ne prendono qualcuna
e la portano tutti in processione:
la banda, i tamburi, i semi salati.
Arrivati a Pizzo Don Elia
lo fanno ruzzolare là sotto lungo la via.


Rit.


III
Salta e rimbalza mentre precipita
si sfascia in mille pezzi e meno male
che la cassa è vuota e nessuno vola via.
Conro i tronchi, le pietre e gli asfodeli
vanno a sbattere tavole e tavolame.


Rit.


IV
Dal registro cancellano il nome,
a sfottò battono le mani.
Altro che santo invocato in gionocchio!
Mentre il prete benedice,
chi sputa in aria, chi emette grida.


Rit.


La colpa? Presto ve lo dico.
Dopo essere stati votati, hanno cambiato partito.
Furbi, galantuomini o opportunisti?
Questo cambia e scambia non è democrazia,
è una presa... in giro. A te e a me.


Recitato: Fanno così a Racalò!

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