Tra
laico e profano, ogni corteo, sommamente quello connotato come processione, non
è fine a se stesso, è solo un tragitto, un percorso, un condiviso cammino verso
una meta. L’arte ce lo fa capire più ogni altro discorso.
Così
scriveva infatti il teologo Cosimo Scordato nel testo di presentazione a quella che
risulterà essere l’ultima mostra di Renzo Collura tenuta nella chiesa di San
Francesco Saverio a Palermo dal 17 al 25 marzo 1989, durante la Settimana
Santa:
“Ma
allora che cosa è la Processione delle
Ombre che il Collura ci offre in una sequenza di ricordi che riesumano la
vita religiosa di un paese ancora scandito dai suoni della campana, organizzato
intorno ai segni del sacro?
È solo
una rievocazione dei ricordi di una infanzia che ha visto scivolare dinanzi ai
suoi occhi sbarrati folle di persone radunate e profondamente coinvolte da
processioni, celebrazioni, memorie di defunti, ricordi che ancora oggi fanno
irruzione come qualcosa di indelebile?
Ma
l’arte, seppure così affine allo sguardo fantastico e creativo di un bambino
vive anche di una osservazione che sa prendere della realtà le distanze almeno
di un pennello.”
“Distanza
di un pennello” in Colllura, dice Cosimo Scordato, distanza che, allontanando dal prossimo
terreno di osservazione che è Grotte, avvicina l’umanità del suo tempo - rappresentata
con i suoi riti scanditi teatralmente - all’umanità che l’ha preceduta nei
millenni, all’umanità di Edipo quando afferma:
Tebe è carica di fumi, impasto di
preghiere, di singhiozzi.
Cosa è
cambiato da allora? Quali fumi? Quali preghiere? Quali singhiozzi?
Il
pittore Renzo Collura osservava i riti di Grotte, l’umanità di Grotte, ma non
racchiudeva il suo sguardo a Grotte, ci vuol dire il teologo. In quello sguardo
eravamo e sono compresi anche quelli che
grottesi non erano e non sono. Quello
sguardo trascende l’anagrafe e la Processione
delle Ombre, apolide come apolide è un’ombra, alla fine risulta laicamente
una metafora. Per colui che l’ha concepita e rappresentata è stata una metafora
premonitrice, l’ignara vigilia che l’avrebbe visto trapassare nel regno delle
ombre, ombra tra ombre. Ma un’ombra che vive.
Non solo pittoricamente, si spera.
Testo e foto della chiesa San Francesco Saverio ©piero carbone
Ringrazio Athos Collura per avermi messo a disposizione la documentazione fotografica dell'attività pittorica del padre Renzo. Quadro pubblicato: La croce di carta -1986.
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