martedì 9 febbraio 2016

1. I “QUADRI PARLATI” DI RENZO COLLURA. Omaggio a Pietro D’Asaro


Le sparse note in riferimento ad alcuni quadri, che si riproporranno in vari post, sono suggestioni, interpretazioni, commenti dettati o discrezionalmente suggeriti dall’Artista, veri e propri “quadri parlati”, un completamento verbale a quelli già dipinti.

Sono digressioni. Sono esplicazioni. Parole. (P. C.)


Renzo Collura, "Omaggio a Pietro D'Asaro" (olio su tela, cm. 60x60, 1986) 

OMAGGIO A PIETRO D’ASARO

 È il gentile omaggio di un pittore ad un altro pittore. Una visione bifocale: a sinistra, sulla superficie di una fatiscente parete, è riprodotto un particolare di uno dei dipinti del D’Asaro, a destra, la chiesa madre riflessa sul fantastico muro, mentre sullo sfondo si alza la sommità arcuata della chiesa del Monte. 

Queste due chiese ospitarono la recente mostra di Pietro D’Asaro detto Monoculus racalmutensis.

La presenza di un “ricordo” accennato del D’Asaro sulla parete squarciata – dove pure non manca qualche elemento decorativo di gusto provinciale – contribuisce a rendere ancor più singolare questa composizione dal respiro modernamente sommesso. 

Gli elementi sono infatti calibrati, mentre le tonalità cangianti del colore ne esaltano espressioni e dettagli.



Dal catalogo
 “Renzo Collura. Memorie e fantasmi”, Racalmuto 1990, 
a cura di Piero Carbone, Athos Collura, Nicolò D'Alessandro

NENTI CI FA! Chi è corretto paga due volte, anzi, tre



Nota su facebook


È capitato a me, in quanto assessore (sia detto per inciso, "tecnico"). 

A proposito di telefonini, mi trovo ad essere creditore del Comune! Sì, proprio così. Il consumo l'ho pagato "due" volte, la prima volta con una trattenuta mensile così come abbiamo voluto deliberare nella prima giunta di cui ho fatto parte e la seconda volta per una non dovuta richiesta di pagamento sempre da parte del Comune e sempre per lo stesso consumo (destinato a conversazioni inerenti il proprio mandato). 

L'abbonamento mensile prevedeva una certa quantità di minuti di conversazione, terminati i quali o si pagava un supplemento o si ricorreva al telefonino personale.

In fase di accertamento, alcuni anni dopo, nel dubbio di chi avesse pagato e di chi non avesse pagato (capita!) è stato notificato a tutti il non avvenuto pagamento.

Si può immaginare il dispiacere nel ricevere una non bella comunicazione, non dovuta! Infatti, avevo già pagato!

Ora, non tanto per i soldi, ma per certificare le cose come stanno, ho fatto (nell'estate del 2012) formale richiesta di restituzione. Con tanto di numero di protocollo. 
Incredibile, vero?

Conclusione: chi è corretto paga due volte realmente e una terza volta per il dispiacere e le generiche allusioni quando capita (e capita!) di imbattersi in chi, sentenziando per luoghi comuni, fa di tutte le erbe un fascio. 
Un malo fascio.

Ph piero carbone (Cinisi, 6 dicembre 2015)

lunedì 8 febbraio 2016

MUSICA AL CASTELLUCCIO

Musica e Castelluccio, un abbinamento perfetto. 
Il maestro Domenico Mannella ha insufflato le pietre medievali di note edite e inedite, 
una domenica di giugno del 2013. 
Ma quelle note nel ricordo risuonano ancora.







sabato 6 febbraio 2016

SOLO LUI (...) SA A CHI APPARTENGO. Un duplice canto d'amore di Federico Messana per Milano e Montedoro

1.


NON APPARTENGO PIÙ

Non appartengo più a quella collina dove sono nato,
a quelle vie polverose che mi videro correre e giocare,
a quella piazza immensa che mi vide passeggiare,
a quella chiesa che mi vide pregare.


Non appartengo più alle campagne gialle di grano,
ai grigi maggesi appena arati e concimati,
all’odore amaro dei mandorli in fiore,
alle colline luccicanti di gesso a scaglie.

Neppure il respiro del giallo zolfo
che calpestavo e che fu pane e vita,
non le grotte, non gli anfratti,
non le memorabili battute di caccia.
Nulla, nulla più mi appartiene.

Alla grande Milano ormai appartengo:
ai suoi viali alberati,
al magnifico Duomo dalle mille guglie,
ai canali sempre colmi d’acqua,
ai grandi navigli sempre pregni di vita,
alle alte e moderne torri che sfidano il cielo,
alle storiche porte che grondano sangue
ma che fecero argine a tanti feroci nemici,
ai negozi, ai mercati, al glorioso castello,
alla grande Milano, insomma.
Come ti cambia il tempo!

Lontano dagli occhi, lontano dal ……cuore!



2.

Eh, no, amico, non è così.
Il mio cuore batte a suo modo,
sento il suo ritmo e lo seguo.

I miei occhi vedono Milano grande e bella,
ma il mio cuore è rimasto là, su quella dolce collina,
su quelle vie, su quella piazza,
sull’aia colma di spighe pigiate dai muli
e tra la paglia il tenero generoso grano,
sulle scoscese trazzere che grondano ancora sudore,
sulle lucenti scaglie di gesso e zolfo.
Il mio cuore respira ancora quell’aria calda e secca,
batte per i disastri nella miniera,
per l’infame ed omicida lupara,
per la miseria, la fame, la sete.




3.

Batte forte al ricordo di quei fiori di mandorlo
ora bianchi, ora appena rosati,
per il campanile di quella chiesa che,
bambino, scortato dal nonno,
mi vide salire i cento gradini
tra rimbrotti, brontolii e dolci carezze.

Solo lui, il mio cuore, sa a chi appartengo.

               Federico Messana



4.


Foto n.1 fornitami da Federico Messana
Foto n. 2, 3, 4 ©Nicolò Falci