
L’Ugliaru, di cui parla Eduardo Chiarelli,
è il commerciante di olio di oliva. Una volta era ambulante. I contenitori pieni
d’olio per la rivendita li trasportava manualmente, col carretto, con i primi
mezzi motorizzati.
Nel “ricordo” di
Eduardo è sotteso un tono da epopea quotidiana, il tono dei ricordi e del
ricordare appunto. Sembra invenzione, sembra fantasia, ma non lo è, anzi, ci
lascia intavvedere squarci di una società lontana, diversa, che, invece, è, è
stata, semplicemente la nostra.
P.
C.
L’ultimo
Ugliaru
di
Eduardo
Chiarelli
(da Setùbal, Portogallo)
A che serve il passar dei giorni, se non si ricordano
.
Cesare Pavese
Aveva atteso tanto quel giorno che preso dall´eccitazione non aveva smesso per un solo istante di parlare .
Raccontava di quando, con il carretto, non era possibile andare da Racalmuto a Ribera e ritornare in giornata, si doveva per forza pernottare per strada, o in qualche fondaco .
Dopo la guerra le cose cambiarono diceva, e quando raccontò al padre che con il suo furgoncino era andato e ritornato da Licata nello stesso giorno, quello non ci volle credere.
Rideva nel dire ciò, e nel rimembrare, sembrava che la sua voce resa stridente dagli anni e dalle Nazionali, fosse diventata più limpida e persino la sua pelle a squame quadrate, símile alla corteccia di un vecchio albero, quel giorno, sembrava pià distesa.
Pino, un giovanottone dalla bella barba scura, quelle storie le aveva già sentite tantissime volte, ma ascoltava in rispettoso silenzio, e si limitava a guidare e ad annuire col capo.
Sapeva che lo zio Carmelo era l´ultimo di una lunga dinastia di commercianti d´olio d´oliva, per centinaia di anni la sua famiglia aveva viaggiato per tutta la Sicilia, comprandolo e vendendolo. Ne era testimone il Cero, chiamato appunto “ di l´Ugliara “ che tutti gli anni sfilava in occasione della festa della Madonna del Monte .
E dopo aver passato per località dai nomi musicali , come Delia , e altre che evocavano sogni antichi , come Eraclea , passammo anche la spagnoleggiante Ribera, per puntare verso la Rocca di Caltabellotta, che con la sua mole si stagliava davanti a noi .
Ci fermammo un po’ prima, a Sant´Anna, un minuscolo paesino composto da poche case, due vie , e una piazza, e tutto così immobile e silenzioso che non ci fu bisogno del megafono per annunciare il nostro arrivo. Infatti non eravamo ancora scesi dal camioncino che cominciammo a sentire “Lu Racarmutisi arrivà ! “ e, mentre la notizia si propagava velocemente di bocca in bocca , nel contempo udivamo un gran rimescolio di pentole e tegami, e poco dopo da quelle piccole case che odoravano di letame e di carrubbe, cominciarono a uscire donne, per lo piú anziane, con in mano pentole, tegami, secchi , e le piú attrezzate con cafisi: da come reggevano i recipienti, si capiva che per quella gente l´olio d´oliva conservava ancora tutta la sacralitá che gli antichi gli attibuivano .
Quel liquido dorato era stato sin da tempi immemorabili la loro unica moneta di scambio, il loro tesoro, e con il Racalmutese lo avevano barattato, per formaggio, patate, sale , e una volta addirittura per scarponi militari.
Anche se quei tempi ormai erano lontani , quel giorno, eccezionalmente la tradizione si sarebbe ripetuta.
Lo zio Carmelo frattanto, seduto su una cassa di legno, si era già calato nella parte, e con una faccia molto seria faceva segno che si poteva cominciare.
Una alla volta le donne venendo avanti, gli porgevano il recipiente con l´olio affinché lui ne potesse costatare sia la qualità che la purezza, perché qualcuno avrebbe potuto “allungarlo” con altro olio non di oliva.
Questa operazione consisteva nel bere un sorso del liquido, e con comicissime boccacce, farlo passare rumorosamente da una guancia all’altra, in seguito, lo sputava, e dopo essersi pulito la bocca con il dorso della mano, deliberava quanto valeva per lui al chilo, dopo di che, il recipiente passava a Pino, che dopo averlo pesato con la stadera, calcolava rapidamente il contante a cui la donna aveva diritto, e così , in men che non si dica, come in un operazione alchemica, l'olio si transmutava in sapone da bucato, caffé o lucido per scarpe.
Allora non lo sapevo, ma dietro quell´operazione che io trovavo buffa, il vecchio commerciante, non si era servito appena dei cinque sensi, ma aveva fatto ricorso a tutta l´esperienza aquisita durante un intera vita.
E vedere tanta gente pendere dalle sue labbra gli devolveva quell´orgoglio e quella dignità che la società, ingiustamente, toglie alle persone anziane.
Per questo aveva aspettato per un anno intero quel giorno, per risentirsi seppur per alcune ore, di nuovo giovane, vivo e importante.
Andammo avanti così per tutto il giorno, barattando detersivi per olio, cosicché alla fine di quella lunga e calda giornata d’estate, sul camioncino, al posto dei prodotti di utilità domestica, torreggiavano due grandi recipienti colmi d’olio d’oliva.
Così stanchi, ma soddisfatti, partimmo, lasciandoci indietro il minuscolo paesino.
Avevo dieci anni, e guardando dal finestrino le zolle color terracotta delle campagne di Sant’Anna, pensavo: Sarà piú bruciata questa terra, o quella color cenere della mia Racalmuto?
Ma questi pensieri li tenevo per me, ai grandi certe cose è meglio non dirle.
Foto proprie