giovedì 14 agosto 2014

NON C'È PRESCRIZIONE PER LE SCORRETTEZZE






Alcuni perdono soltanto tempo, altri ci fanno la rivoluzione, col web; sul web si legge di tutto, anche notizie fantasiose, infondate, che vorrebbero essere stuzzicanti o poco velatamente denigratorie. Alcune di queste notizie addirittura ci possono riguardare.
Uno di primo acchitto ci ride sopra pensando: scherzano.
Ma se coloro che scrivono occupandosi di te spunzìanu, s'annàcanu, sputazzìanu, e allora il discorso cambia e si fa serio. Salta in evidenza che non "scherzano". 
Ma loro chi? 

Niente, nessuno, non ha importanza, importa il ragionamento generale, ma intanto il panorama della cosiddetta informazione in parte è cambiato. O meglio, ai vecchi modi e mezzi se ne sono aggiunti altri. Ma soprattutto internet, almeno fino ad ora, permette di dare voce a tutti e a ciascuno; permette di controbattere inesattezze, rievocare fatti eloquenti del passato, propri e altrui, di far valere insomma ragionamenti e fatti come legittima difesa. 
La difesa ragionevole della verità. 
Il resto è solo contorno, rumoroso, mediatico contorno.

Un blog da questo punto di vista può fungere da archivio dei suddetti fatti evocati e dei ragionamenti proposti. 



Nota pubblicata su fb l'11 agosto 2014
11 agosto 2014 alle ore 10.47

Quando oltre vent'anni fa telefonai ai relatori (e che relatori!) del convegno per avere le loro relazioni scritte per la pubblicazione degli Atti, mi sentii dire che erano stati già contattati da altri e ai quali avevano dato la copia richiesta. 

I richiedenti, fulminei, giocando su qualche equivoco, hanno agito ignorando lo stesso Comune che aveva promosso il convegno e me che l'avevo organizzato. 

Non rivelai nulla ai relatori per non dar loro l'impressione di avere a che fare con gente arrivista e inaffidabile. Ne andava di mezzo il buon nome del paese (e di Sciascia). 

Che nobile ingenuo che sono stato! 

Chi non c'entrava nulla, di nascosto ai titolari del convegno, sotto l'egida di una testata giornalistica, ha pubblicato le relazioni per farsene vanto e pubblicità!  

Al netto da secondi fini, perché mai una tal furtiva celerità? Se si sapessero i nomi... qualche giudizio e qualche anatema posteriore sarebbero da rivedere.

Ma intanto come si potrebbe qualificare un tale comportamento? O non ne vale la pena perché conviene pensare che nel frattempo è subentrata la prescrizione?


Foto proprie

mercoledì 13 agosto 2014

ANCHE VITO TARTARO ALL'INCONTRO "POETI@RACALMUTO"



Vito Tartaro

Vito Tartaro,
 amante della natura, della terra e della Sicilia

di 

Daniela Sciarotta



 A Racalmuto il 3 agosto 2014



In occasione dell'incontro Poeti@Racalmuto del 3 agosto scorso è stato ricordato Vito Tartaro, nonché un pezzo della Sicilia letteraria e linguistica.

Scomparso il 14 febbraio 2014 ha lasciato un vuoto ma anche una grande impronta.
E' stato un poeta, scrittore, storico e studioso della lingua siciliana, da lui stesso definita " lingua straniera".
Amante della natura, della terra e della Sicilia.

Locandina dell'incontro Poeti@Racalmuto


Scavava nelle parole del dialetto siciliano così come si scavava la terra.
Cercava e selezionava le parole del siciliano, sfruttandone tutte le sfumature musicali e di significato per esprimere immagini, cose e luoghi.
Ha raccontato con severa scrupolosità la Sicilia, scandagliato con cura la sua Ramacca.

Il suo Ricordo tra amici, figli spirituali e tra i suoi concittadini rimarrà sempre vivo.


Daniela Sciarotta mentre relaziona;
a destra,  Mimmo Staltari, Presidente dell'ANPOSDI

Daniela con Mario Spitaleri nell'atrio del Castello Chiaramontano

Locandina della Rassegna della Canzone Siciliana





Dialogo su fb

a proposito della Rassegna della Canzone Siciliana dedicata al poeta ramacchese Vito Tartaro:


11/08/2014

P. C.
Com'è andata la rassegna della canzone siciliana?

Daniela Sciarotta
bene, bene! ora ci sarà l'ultima serata il 6 settembre! aspettiamo Giuseppe Samperi!


P. C.
Samperi?


Daniela Sciarotta
sìììì 

P. C.
alla grande!

***

Se a partire da Tartaro, da Daniela è stato tirato in ballo con tanto entusiasmo Giuseppe Samperi, mi pare una chiusura felice del cerchio rinviare, di simpatia in simpatia e di empatia ad empatia, all'articolo di Samperi su Vito Tartaro (dove potremo apprezzare anche una poesia del poeta di Ramacca):




Da sx: Daniela Sciarotta, Mimmo Staltari, Piero Carbone,
Assessore alla Cultura Salvatore Picone, Marco Scalabrino


Link correlato:

http://archivioepensamenti.blogspot.it/2014/08/un-paese-che-abbraccia-i-poeti.html

Un ricordo personale

Non ho conosciuto personalmente il poeta Vito Tartaro, ma quando Daniela annunciò che avrebbe ricordato il Poeta suo concittadino di Ramacca, mi sovvenne gradito il ricordo di una edizione del Premio "Ignazio Russo" la cui commissione per la poesia inedita dialettale presieduta da Nuccio Mula si riunì quella volta ad Agrigento, commissione di cui feci parte su invito di Ignazio Navarra assieme ad altri che non ricordo. 

Dalla votazione emerse che il primo premio si dovesse assegnare proprio a Vito Tartaro; nonostante il chiaro risultato numerico qualche componente di oppose volendo far valere altri criteri di merito, ma inutilmente, di fronte alla determinazione del Presidente, anche da me sostenuta e condivisa apertamente. La maggioranza numerica per noi era già un criterio di merito.
 A distanza di anni sono orgoglioso di quella scelta e della "vivace" presa di posizione. 
La poesia di Vito Tartaro - ma sono impressioni lontane - aveva colpito in modo particolare alcuni membri della commissione sia per la robustezza del contenuto sia per il linguaggio forte, espressivo. (Sarebbe interessante leggere le motivazioni del Premio allora addotte alla luce del percorso artistico posteriore).

Quando il Presidente, letto il verbale della seduta, telefonò al Poeta per comunicargli l'esito del concorso, apprese con sorpresa e meraviglia dalla stesso vincitore che il risultato gli era stato già comunicato telefonicamente. Rimase un mistero su chi avesse potuto fare una così subitanea telefonata. O forse qualche componente della Commissione si era ricreduto ed accodato tardivamente al verdetto e per scarico di coscienza  era corso ad annunciare egli stesso l'esito felice del concorso! Ha creduto bene di ricredersi in tempo, fino al punto da rendersi precipitoso messaggero: il tempo gli avrebbe dato ragione nel merito, anche se il metodo...
                                                                                                      Piero Carbone



Foto proprie dell'amministratore del blog archivioepensamenti (tranne quella con il ritratto di Vito Tartaro fornitami da Daniela Sciarotta) 

lunedì 11 agosto 2014

GUARDANDO UN BALCONE VERDE





pensieri verdi
venti verdi
rabbie verdi
speranze verdi
tasche verdi
balconi verdi
antichi
moderni
verdi chiusi e
verdi aperti
verdi addii e
grigi arrivederci

domenica 10 agosto 2014

"L'ULTIMO UGLIARU" DI EDUARDO CHIARELLI


L’Ugliaru, di cui parla Eduardo Chiarelli, è il commerciante di olio di oliva. Una volta era ambulante. I contenitori pieni d’olio per la rivendita li trasportava manualmente, col carretto, con i primi mezzi motorizzati.


Nel “ricordo” di Eduardo è sotteso un tono da epopea quotidiana, il tono dei ricordi e del ricordare appunto. Sembra invenzione, sembra fantasia, ma non lo è, anzi, ci lascia intavvedere squarci di una società lontana, diversa, che, invece, è, è stata, semplicemente la nostra.


                                                                                                                                P. C.











  
L’ultimo Ugliaru

di

Eduardo Chiarelli
(da Setùbal, Portogallo)




A che serve il passar dei giorni, se non si ricordano .
                                                                              
                                                                                      Cesare Pavese   







Aveva atteso tanto quel giorno che preso dall´eccitazione non aveva smesso per un solo istante di parlare .

Raccontava di quando, con il carretto, non era possibile andare da Racalmuto a Ribera e ritornare in giornata, si doveva per forza pernottare per strada, o in qualche fondaco .

Dopo la guerra le cose cambiarono diceva, e quando raccontò al padre che con il suo furgoncino era andato e ritornato da Licata nello stesso giorno, quello non ci volle credere.

Rideva nel dire ciò, e nel rimembrare, sembrava che la sua voce resa stridente dagli anni e dalle Nazionali, fosse diventata più limpida e persino la sua pelle a squame quadrate, símile alla corteccia di un vecchio albero, quel giorno, sembrava pià distesa.

Pino, un giovanottone dalla bella barba scura, quelle storie le aveva già sentite tantissime volte, ma ascoltava in rispettoso silenzio, e si limitava a guidare e ad annuire col capo.

Sapeva che lo zio Carmelo era l´ultimo di una lunga dinastia di commercianti d´olio d´oliva, per centinaia di anni la sua famiglia aveva viaggiato per tutta la Sicilia, comprandolo e vendendolo. Ne era testimone il Cero, chiamato appunto “ di l´Ugliara “ che tutti gli anni sfilava in occasione della festa della Madonna del Monte .

E dopo aver passato per località dai nomi musicali , come Delia , e altre che evocavano sogni antichi , come Eraclea , passammo anche la spagnoleggiante Ribera, per puntare verso la Rocca di Caltabellotta, che con la sua mole si stagliava davanti a noi .


Ci fermammo un po’ prima, a Sant´Anna, un minuscolo paesino composto da poche case, due vie , e una piazza, e tutto così immobile e silenzioso che non ci fu bisogno del megafono per annunciare il nostro arrivo. Infatti non eravamo ancora scesi dal camioncino che cominciammo a sentire “Lu Racarmutisi arrivà ! “ e, mentre la notizia si propagava velocemente di bocca in bocca , nel contempo udivamo un gran rimescolio di pentole e tegami, e poco dopo da quelle piccole case che odoravano di letame e di carrubbe, cominciarono a uscire donne, per lo piú anziane, con in mano pentole, tegami, secchi , e le piú attrezzate con cafisi: da come reggevano i recipienti, si capiva che per quella gente l´olio d´oliva conservava ancora tutta la sacralitá che gli antichi gli attibuivano .

Quel liquido dorato era stato sin da tempi immemorabili la loro unica moneta di scambio, il loro tesoro, e con il Racalmutese lo avevano barattato, per formaggio, patate, sale , e una volta addirittura per scarponi militari.

Anche se quei tempi ormai erano lontani , quel giorno, eccezionalmente la tradizione si sarebbe ripetuta.


Lo zio Carmelo frattanto, seduto su una cassa di legno, si era già calato nella parte, e con una faccia molto seria faceva segno che si poteva cominciare.

Una alla volta le donne venendo avanti, gli porgevano il recipiente con l´olio affinché lui ne potesse costatare sia la qualità che la purezza, perché qualcuno avrebbe potuto “allungarlo” con altro olio non di oliva.


Questa operazione consisteva nel bere un sorso del liquido, e con comicissime boccacce, farlo passare rumorosamente da una guancia all’altra, in seguito, lo sputava, e dopo essersi pulito la bocca con il dorso della mano, deliberava quanto valeva per lui al chilo, dopo di che, il recipiente passava a Pino, che dopo averlo pesato con la stadera, calcolava rapidamente il contante a cui la donna aveva diritto, e così , in men che non si dica, come in un operazione alchemica, l'olio si transmutava in sapone da bucato, caffé o lucido per scarpe.




Allora non lo sapevo, ma dietro quell´operazione che io trovavo buffa, il vecchio commerciante, non si era servito appena dei cinque sensi, ma aveva fatto ricorso a tutta l´esperienza aquisita durante un intera vita.

E vedere tanta gente pendere dalle sue labbra gli devolveva quell´orgoglio e quella dignità che la società, ingiustamente, toglie alle persone anziane.

Per questo aveva aspettato per un anno intero quel giorno, per risentirsi seppur per alcune ore, di nuovo giovane, vivo e importante.


Andammo avanti così per tutto il giorno, barattando detersivi per olio, cosicché alla fine di quella lunga e calda giornata d’estate, sul camioncino, al posto dei prodotti di utilità domestica, torreggiavano due grandi recipienti colmi d’olio d’oliva.

Così stanchi, ma soddisfatti, partimmo, lasciandoci indietro il minuscolo paesino.

Avevo dieci anni, e guardando dal finestrino le zolle color terracotta delle campagne di Sant’Anna, pensavo: Sarà piú bruciata questa terra, o quella color cenere della mia Racalmuto?

Ma questi pensieri li tenevo per me, ai grandi certe cose è meglio non dirle.



Foto proprie

giovedì 7 agosto 2014

DIETRO LE NOSTRE SPALLE... UN CORTEO DI PERSONE GENEROSE




Queste due foto, pubblicate su fb, a partire dal fatto che Salvatore è assessore alla cultura attuale e io assessore alla cultura lo fui,  hanno suscitato immancabili, seppur leciti commenti che, a loro volta, ne hanno suggeriti altri in completa autonomia  che qui voglio aggiungere ad uso preventivo, non dico per scongiurare ma almeno per alleviare la solita "commentite".




Dietro le nostre spalle ci sono due pullman "grandi" da cui sono scese circa 120 persone provenienti da Castellammare del Golfo, attrezzate di costosi costumi storici e oggetti di scena. Questo centinaio di persone forma il corteo storico "Santa Rita" che ha animato il castello, la scalinata del Monte, le strade di Racalmuto, il paese intero, ha arricchito e completato la processione, con un plateale omaggio alla Madonna del Monte sul palco al termine della Recita, additandoci anche percorsi virtuosi per il futuro circa la gestione dei costumi.






Questo l'ha reso possibile l'amministrazione, con cui non ho alcun rapporto organico, tramite il sindaco che l'ha avallato e l'assessore alla cultura che ha materialmente predisposto l'accoglienza impegnando minimissime risorse che il triste bilancio permette in questo momento storico per garantire, anche se materialmente al minimo, le pubbliche relazioni di un'amministrazione.
In tutto ciò quale aspetto della faccenda può dare adito a dubbi e perplessità?



Ma Racalmuto, se avesse potuto, avrebbe dovuto fare di più, perché le circa 120 persone per animare la nostra Festa sono venute gratis anzi si sono pagate l'autobus di tasca propria tassandosi. Ràdiri e pagari! si dice per significare che uno rende un servizio e per giunta paga per il servizio reso! Assurdo a pensarlo, ma a quanto pare, meno assurdo a farlo, specialmente se dietro ci stanno generosità, vera cultura e disinteressata passione. E dire che avrebbero voluto pagare financo le rose da utilizzare per il corteo e acquistate in paese perché altrimenti sarebbero arrivate mosce dopo un viaggio di oltre centocinquanta chilometri in una giornata di luglio!

A pensarci prima, con i soldi dell'affitto dei costumi  della tradizionale Recita si sarebbe potuto dare un contributo  al Corteo per pagare i pullman: i costumi sarebbero stati inclusi e a disposizione per la Recita.

Insomma, questa, e così, è stata la collaborazione che ha reso possibile l'evento.


Molte persone hanno apprezzato. Molti, senza tante complicazioni intellettuali, hanno espresso questo apprezzamento nella maniera più immediata e spontanea: facendo leggere sul loro volto, nei loro occhi, espressioni di incantata meraviglia. C'è poi chi, questo apprezzamento, lo ha espresso verbalmente,  pubblicamente, con telefonate, per email.


Ci si dovrebbe meravigliare piuttosto di chi, fregiandosi di ruoli e titoli destinati all'informazione,  giornalisti et similia, con i mezzi che ha a disposizione, non ha manifestato alcun apprezzamento, tacendo, sminuendo o omettendo la notizia. Veramente non si è manco accorto della Madonna che col cosiddetto trionfo dà l'avvio ai festeggiamenti e la festa sbampa. Che malosgarbo alla Madonna e alla devozione dei racalmutesi! Perdona loro perché non sanno quello che omettono! Non lo sanno? O omissione blasfema fu?

 Eppure, per ritornare al discorso iniziale, dietro l'iniziativa ci stanno comportamenti socialmente virtuosi! Cultura, tradizione, disinteressata passione. Sani processi economici per avere usufruito dei servizi di pullman bar pasticcerie... Ignorando l'evento si ignora il processo che innesca e ignorando il processo si ignorano gli operatori in esso coinvolti! E' un fatto anche di responsabilità.


Ora, al di là della retorica dell'amore al proprio paese, se non si additano, nella gestione delle notizie, i comportamenti socialmente virtuosi come si fa a distinguerli da quelli negativi che si dice di voler condannare e combattere?

Né è ammissibile pensare che per disconoscere, sottacere, ignorare il lavoro, seppur disinteressato e meritorio, di qualche organizzatore dell'evento, fior di giornalisti professionisti o pubblicisti potessero cassare l'organizzatore con tutto l'evento.

Se funziona così l'informazione in Italia, anche nei ranghi più alti, povera Italia! Chissà quanti nomi e quanti fatti "strategici" vengono cassati per logiche piccine o meschine, attinenti invidie e gelosie, o funzionali a congiure di gruppo o  comunque di parte!

Vista la mala parata, con i miei poveri mezzi, internet permettendo e da libero cittadino, per rispettare le generosità di chi ha dato e la giusta aspettativa di chi ha apprezzato la "storica parata", cerco di rimediare come posso (anzi, questo mi ha indotto a documentare ulteriormente con le parole e con le immagini quello che altri ha omesso o taciuto: 
http://archivioepensamenti.blogspot.it/.../corteo-storico...



Questo comportamento insomma, anche professionalmente discutibile dallo stesso punto di vista dell'informazione, sa di slealtà per chi nulla o tutto sa della nostra cara Festa  e da lontano legge o da vicino vede, come se tanta tradizione e tanta letteratura fossero scivolate invano! Ma è offensivo in primis per i racalmutesi in quanto tali, per il Comitato dei festeggiamenti,per l'Amministrazione stessa, facendoli risultare quello che non sono: ingrati o inadeguati a saper intendere il significato storico della festa che inizia il venerdì con la venuta della Madonna, insensibili al "dono" di una presenza che gratuitamente ha valorizzato e arricchito la nostra Festa nella rappresentazione della sua genesi storica.

Quanto spazio si è dato e si dà invece al negativo di una società!
E perché mai si deve essere restii a rappresentare una società anche sotto i suoi aspetti positivi? Forse nel primo caso c'è più "ritorno"?


Ma soffermiamoci a quella che in questi tempi viene molto citata e celebrata: la bellezza.
Che spettacolo quei costumi storici durante la sfilata e anche sul palco, disposti a ferro di cavallo! Che significato simbolico al termine della Recita vedere sfilare tanta nobiltà siciliana per rendere un floreale omaggio alla nostra Madonna del Monte adagiata sul carroccio trainato, secondo la tradizione, dai buoi!



Grati invece dobbiamo esserlo, tutti, in quanto racalmutesi in special modo, anche per il percorso virtuoso che ci è stato additato e di cui il corteo storico che ha sfilato per le vie del paese ne è uno spettacolare esempio: acquistare le stoffe e confezionare in proprio i costumi invece di affittarli ogni anno per non ritrovarci a distanza di tempo niente tra le mani.

Tutto questo ci sta dietro le foto.

Grazie, Castellammare!






Per concludere sulla foto invece, da dove hanno mosso i passi queste riflessioni, mi auguro che altre foto simili possano ripetersi, pur consapevole che gli scatti fotografici, per definizione, catturano l'attimo della realtà cangiante!