Blog di Piero Carbone (da Racalmuto, vive a Palermo). Parole e immagini in "fricassea". Con qualche link. Sicilincónie. Sicilinconìe. Passeggiate tra le stelle. Letture tematiche, tramite i tags. Materiali propri, ©piero carbone, o di amici ospiti indicati di volta in volta. Non è una testata giornalistica. Regola: se si riportano materiali del blog, citare sempre la fonte con relativo link. Contatti: a.pensamenti@virgilio.it Commenti (non anonimi). Grazie
sabato 29 novembre 2025
TESTIMONIANZA PER CARMELO CAMMARATA, SCULTORE D'ALABASTRO
martedì 25 novembre 2025
DICE_SENECA... SULLA FAMA. È il giudizio che conta
La fama ha certamente bisogno della voce pubblica;
ma per avere un nome degno d'onore
non è necessaria la voce pubblica,
basta essere giudicati bene.
Seneca, Lettere a Lucilio, Lettera II (102), trad. Balbino Giuliano,
Zanichelli, Bologna 1980
ma per avere un nome degno d’onore
non è necessaria la voce pubblica,
basta essere giudicati bene. »Seneca distingue con precisione chirurgica due cose che la maggior parte degli uomini confonde:
- La fama (fama)
È un fenomeno sociale, acustico, collettivo: esiste solo nella misura in cui «la voce pubblica» (vox publica) la diffonde. È fragore, eco, rumore. Può essere meritata o immeritata, duratura o effimera. Dipende dagli altri, dal caso, dalla fortuna, dalle mode. È ciò che oggi chiameremmo “hype” o “viralità”. - Il nome degno d’onore (nomen honestum)
È invece un giudizio di valore che non richiede platea. Può esistere anche nel silenzio più assoluto. È sufficiente che l’anima virtuosa sia “giudicata bene” – e da chi?
Seneca lascia intendere: dal tribunale interiore della coscienza e, in ultima analisi, dalla ragione universale (il logos divino che abita in noi). In altri termini, basta che tu sappia di essere nel giusto e che la tua azione sia conforme alla natura razionale.
Catone l’Uticense, l’eroe di Seneca, è l’esempio perfetto: sconfitto politicamente, deriso dai vincitori, morto suicida, eppure – proprio per questo – il suo nome è diventato eterno. Non perché la folla lo acclamò (la folla lo odiava), ma perché la sua virtus era evidente a chi aveva occhi per vedere.Seneca sta dicendo a Lucilio (e a noi):
- Non lavorare per i like del tuo tempo.
- Non misurare il valore della tua vita dal numero di persone che ne parlano.
- Lavora per essere “giudicato bene” dal giudice più severo e più affidabile che esista: te stesso quando sei solo con la tua coscienza e con la ragione.
Milioni di persone inseguono la “voce pubblica” – like, follower, menzioni, trending topic – convinti che quella sia la gloria. Seneca li guarderebbe con pietà: state inseguendo la fama, non l’onore.
La fama è volatile, manipolabile, spesso ingiusta.
L’onore invece è una moneta che non si può falsificare: o ce l’hai dentro o non ce l’hai.Chi posta per essere visto in realtà sta mendicando la vox publica.
Chi agisce rettamente anche quando nessuno lo vedrà, anche quando sarà dimenticato, anche quando verrà calunniato, costui sta costruendo un nomen honestum che nessuna cancel culture potrà cancellare.In una sola frase, Seneca smaschera l’illusione di fondo della nostra civiltà dello spettacolo:
la vera grandezza non ha bisogno di pubblico.
Le basta essere giusta". AI Grok
Però!
sabato 22 novembre 2025
DICE KARL KRAUS... SUGLI INDIGESTI. Esiste un metodo?
Una volta che mi sarò liberato di lui,
come potrò proteggermi da chi lo loda?
Karl KRAUS, Aforismi in forma di diario
TEN, Roma 1993. Traduzione di Paola Sorge
giovedì 20 novembre 2025
DICE CHATEAUBRIAND... SUI SOGNI. E la volontà?
Non ci si svincola con la volontà dai sogni.
François-René de CHATEAUBRIAND, Vita di Rancé, trad. di Giuseppe Aventi, Bompiani, Milano 1982
Titolo originale: Vie de Rancé
mercoledì 19 novembre 2025
DICE KARL KRAUS... SUL SAPERE SCRIVERE. Romanzo o aforisma?
Quando non si sa scrivere,
un romanzo riesce più facile di un aforisma.
Karl KRAUS, Aforismi in forma di diario
TEN, Roma 1993. Traduzione di Paola Sorge
martedì 18 novembre 2025
NELLA SUA SICILIA. Ricordo di Athos Collura
giovedì 13 novembre 2025
CULTURA, MASCHERA E CARICATURA. Minimali di Smaragdos
- Maschera: Evoca il teatro (commedia dell'arte, maschere di Pulcinella o Arlecchino) o la psicologia junghiana, dove la cultura cela l'autenticità dietro un volto fittizio. Non è più espressione genuina di un popolo, ma un travestimento ipocrita.
- Caricatura: Amplifica la deformazione grottesca, come nelle vignette di Daumier o nelle satire di Gogol. La cultura diventa una parodia esagerata di sé stessa, ridicola e vuota.
- Deprimente: Non è mera critica intellettuale, ma un'emozione viscerale – una tristezza esistenziale, quasi beckettiana, per la perdita di sostanza.
- Social media: Influencer che citano Kafka senza leggerlo – maschera di erudizione.
- Politica pop: Bandiere e slogan come caricature di ideali.
- Arte contemporanea: Installazioni da milioni che sono pura posa.
Citazione originale: Smaragdos, Lo scornabecco non è un animale. Parainedito.















