domenica 12 aprile 2015

MIO PADRE PARLAVA IN DIALETTO. Testimonianza in The Poet Sings For All / Lu pueta canta pi tutti



Mio padre parlava in dialetto. Mia madre parlava in dialetto. A casa mia tutti parlavano in dialetto.  E non solo a casa mia. Tutto avveniva in dialetto. Per tanti, della mia generazione, è stata una strada in salita quella di affrancarsi dal dialetto.
Con l’italiano si aveva accesso in società, si studiava, ci si laureava e magari si cambiava stato sociale. Anch’io, come tanti.

Eppure… ora, in età matura, lontano da quella condizione linguistica e sociale iniziale,  mi accorgo di non avere mai rinnegato la lingua in cui ho espresso i primi vagiti.  Anzi, l’ho coltivata di nascosto a me stesso, senza darvi tanta importanza: in coincidenza dei miei studi che mi avrebbero portato a dire “e so legger di greco e di latino”, a quattordici anni, ho composto la mia prima poesia in siciliano e praticamente non ho smesso più.

Da allora, spaziando, ho scritto in italiano e letto poesie anche in altre lingue europee, eppertanto sono io stesso ora a chiedermi come mai il ricorso al dialetto avvertito come un continuum. Non lo so. Né cerco teorie in risposta.

The Poet sings for all. Cover

Ma noto che è una domanda a cui non si può fare a meno di rispondere in qualche modo. Il poeta Vincenzo De Simone, ai primi del Novecento del secolo scorso, emigrato a Milano dove si è affermato professionalmente come medico, utilizzando il dialetto siciliano, diceva di farlo perché vi sentiva  la vuci / di tutti li me’ nanni e li nannavi, / di tutti li me’ vivi e li me’ morti. 
Un modo come un altro per sentirsi meno lontano dalla sua Villarosa in provincia di Enna da cui era andato via. Il dialetto lombardo gli sarà sembrato ostico e freddo come le nebbie padane. A me, che non mi sono allontanato dalla Sicilia, ritorna suggestiva l’altra risposta quando dichiara di amare il dialetto per lu so meli, per il suo miele.

Non so se una dolce suggestione possa valere quanto una motivazione culturale e storica, per quanto mi riguarda so di avvertire il bisogno spirituale di esprimere i sogni e le malinconie della vita adulta con i suoni della stessa lingua utilizzata nell’infanzia. Non so per quali ragioni l’abbiano fatto in passato poeti come Giovani Meli e Ignazio Buttitta, so che l’hanno fatto egregiamente e a loro guardo come un modello: addirittura mi sarebbe piaciuto sprofondarmi nelle meditazioni quasimodiane immerso in una musicalità  più familiare.


Omaggio del libro ai fratelli Mancuso
Selinunte, 26 luglio 2014

Comunque, mi fa piacere di essere in compagnia di chi apprezza l’espressività dialettale e cerca di non lasciarla ingabbiata nell’involucro linguistico originario ma attraverso le traduzioni la incammina in felici viaggi verso mete lontane. Come fa ad esempio Gaetano Cipolla con le sue translazioni dal siciliano in inglese per un pubblico soprattutto americano.  Ma è anche vero che mi è accaduto il contrario, e viene da chiedersene la ragione: perché mai il bisogno o il piacere di risentire nel proprio dialetto ciò che Bécquer ha sentito e scritto in spagnolo? Forse per assaporare nel miele della propria lingua la “dolcezza” che è stata ammannita in un’altra.

¿Qué es poesìa? dices mientras clavas 
en mi pupila tu pupila azul... 
Nzocch’è puisia? Tu m’addumanni… 
Nzocch’è puisia? Tu m’addumanni 
mentri spunni   
ss’uocchi tò cilesti nni li mia…

Diversi i suoni, identica la domanda: suoni particolari per esprimere sentimenti universali. È nella stessa varietà la ragione del travaso da una lingua in un’altra? Forse. Nel dubbio, una certezza: variando percezione sensoriale, è una ricchezza ritrovarsi, per non averlo mai in fondo rinnegato,  uno strumento linguistico in cui far risuonare spartiti di musiche altrui. Altrimenti afoni. O dissonanti.

Palermo, 12 marzo 2014






Traduzione di Gaetano Cipolla




Lingua dei padri  e musica senza tempo dei fratelli Mancuso


2 commenti:

  1. Una bella pagina che conferma dell'ampio raggio in cui spazia la sua attività. Tanti complimenti e tanti auguri per i futuri certi successi.

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