Di zolfo è l'alito infernale, almeno così si crede, ma altri aliti ha generato, intramondani, più concreti e venali. Con lo zolfo vi hanno commerciato nobili, borghesi e intraprendenti imprenditori, non escluso il clero, presoché di tutta la Sicilia e non solo.
Calogero Messana ce ne ha offerto una testimonianza in due post pubblicati su questo blog e riguardante un ottocentesco prete montedorose, molto discusso, don Gaspare Rizzo; in un altro prete montedorese, don Giovannio Rizzo, del secolo successivo, ci siamo imbattuti e la cui vicenda "zolfifera" incrocia l'attivismo del prete racalmutese Giuseppe Cipolla, presidente di una cassa rurale.
Per estinguere il debito contratto con la Cassa rurale, il sacerdote Giovanni Rizzo propone al presidente di acquistare una quota della miniera Gibellini appartenente alla sua famiglia . E interviene il vescovo di Caltanissetta affinché la richiesta venga accolta.
Un debito anche tra rappresentanti del clero è come una sorta di offesa in sospeso: s'ha da pagare. E con l'imprimatur episcopale.
Per quanto riguarda i due preti imprenditori minerari, va correttamente osservato che pur avendo a che fare entrambi con lo stesso minerale, sotto l'aspetto del profitto, emergono comportamenti molto diversi, se non opposti.
Lo zolfo, insomma, non alitava soltanto miasmi infernali.
Un debito anche tra rappresentanti del clero è come una sorta di offesa in sospeso: s'ha da pagare. E con l'imprimatur episcopale.
Per quanto riguarda i due preti imprenditori minerari, va correttamente osservato che pur avendo a che fare entrambi con lo stesso minerale, sotto l'aspetto del profitto, emergono comportamenti molto diversi, se non opposti.
Lo zolfo, insomma, non alitava soltanto miasmi infernali.
Giovanni
Rizzo
(Montedoro, 18 aprile 1928)
I.M.I.
Revmo P. Cipolla,
Da quando ho potuto sentire la condizione
della proprietà mineraria è attualmente rassicurante e perciò mi permetto
ancora una volta di pregarla che Ella acquisti la quota di Miniera Gibellini di
proprietà della mia Famiglia, per estinguere così il debito contratto presso la
sua Cassa da me, e per avere anche qualche po’ di margine per i crescenti
bisogni della famiglia.
Se insieme alla nostra quota Ella
volesse acquistarne altre non ha da fare altro che farmene un cenno e con
certezza avrà altre quote.
Io sono spinto a prendere una tale
decisione perchè voglio in modo assoluto estinguere i debiti per non avere
preoccupazioni e dedicarmi con più slancio alle opere sacerdotali senza altri
pensieri che spesso mi tormentano.
Sto in attesa di una sua risposta.
Compatisca la povertà e la miseria che mi spinge a fare la suddetta proposta e
preghi anche tanto per il suo Devmo servitore
Sac GiovRizzo
Giovanni Jacono, vescovo
(Caltanissetta, 20 aprile 1928)
Carmo P. Cipolla,
mi permetto di accompagnare l’unita
lettera del mio stimatissimo Sac. Rizzo con una parola di raccomandazione, bene
augurando che ella senza danneggiare, anzi garantendo e migliorando
gl’interessi propri, favorisca quelli di un povero sacerdote che desidera
togliersi di dosso un penoso fardello.
Ringranziandola, le auguro ogni bene
nella carità di N. Signore e la benedico
Devmo
+
Giovanni Vescovo
Foto ©pierocarbone
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Come a dire che la missa si cantava anche senza dinari..ma con quote di miniera.
RispondiEliminaMolto interessante.Evidentemente il sac.Rizzo era spendaccione,aveva le mani bucate........................chissà perchè.
RispondiEliminaIn mancanza di altri riscontri l'allusione potrebbe rinviare anche ad azioni virtuose o opere di bene. Potrebbe.
RispondiEliminaNon mancheremo mai di tributare a Piero Carbone un nostro plauso per le tante ricerche storiche e soprattutto per il suo acume e il suo raffinato stile nel rappresentarle.
RispondiEliminaPiero chiude l'anno 2014 del suo blog con queste cicche su padre Cipolla, su un paio di preti montedoresi e su un vescovo direi non molto ligio al detto evangelico di dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
Piero - ovvio - è poeta e lascia in ombra taluni aspetti penalistici come ad esempio il tentativo (sempreché non sia andato in porto) di bancarotta preferenziale.
Siamo nel 1928 e il fascismo ormai si è affermato e consolidato. Il sistema bancario e cooperativistico non può venire allegramente gestito e mandato allo sbaraglio. Padre Cipolla che doveva fare altro e non il prete si era impegolato in una perniciosa iniziativa bancaria cooperativistica. Forte della sua veste talare aveva rastrellato tante piccole rimesse degli emigrati negli Stati Uniti. Aveva carpito la fiducia delle vecchie e ignare madri di tali emigranti. Aveva fatto quindi prestiti subito immobilizzatisi ad amici e lui stesso aveva trasformato un ente creditizio a breve in un sorta di incauta banchetta mista con investimenti durevoli che portarono subito al crack finanziario.
al Calogero Messana da Montedoro - che credo sia quello che mi tacciò di scivolate storiche senza manco conoscermi e senza capire il senso delle mie cose che non sono certo cosette da piccolo borgo montedorese - spiffera un paio di lettere al Cipolla che sono la testimonianza di malae gestiones clericali sia di Montedoro sia di Racalmuto e che hanno il beneplacito del vescovo nisseno sorprendente quanto scandaloso.
Il Cipolla dunque si era messo a far finanziamenti a tal prete il Rizzo. Noi i Rizzo di Montedoro li avevamo rinvenuti in un papiello accusatorio di tal maestro elementare Filadelfo Mammano (con il suo sodale "Giuseppe La Porta, droghiere") del 27 febbraio 1875.
La vicenda di Padre Cipolla suscita passioni anche perché tante famiglie hanno sofferto a causa de tracollo della Cassa rurale, ma sulle cause c'è ancora da scavare nella documentazione reperibile, diversi indizi però non fanno propendere per una semplice accusa di colpevolezza di padre Cipolla, è doveroso indagare per rispetto alle vittime ma anche per la memoria dello stesso Cipolla. E' certo invece che Padre Cipolla è stato una figura di prete dalla intensa attività pastorale, con una fattiva sensibilità culturale; era destinato agli studi in facoltà telologiche romane ma il proposito è sfumato non si sa per quali motivi. Riconosco eguale passione per la ricerca storica sia a Messana sia a Taverna e questo dovrebbe essere un buon motivo di reciproco interesse, che sono sicuro approderà a nuove curiosità, a nuove ricerche e nuove verità storiche.
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