La signora snob, di cui parla Verga in Fantasticheria, ammirando Aci Trezza dal treno mostra il desiderio di
viverci un mese intero, nel borgo marinaro, e invece, dopo quarantott’ore, da quelle casupole di poveri
pescatori ne vuole fuggire, attendendo alla stazione il treno che “non spuntava
mai”, pronta ad esclamare: “Non capisco come si possa vivere qui tutta la
vita”.
Non così è stato per Louise Hamilton Caico (Nizza 1861-Palermo 1927), di madre francese e
padre irlandese imparentato con i regnanti inglesi, nata a Nizza e trasferitasi, tra la fine dell’Ottocento e i
primi del Novecento al seguito del marito Eugenio Caico, da Bordighera a Montedoro, minuscolo paesino
dell’entroterra siciliano popolato o per meglio dire animato come un presepio
da poveri e poverissimi minatori, contadini, artigiani.
La Caico non scappa ma resta incantata dal mondo
“primitivo”, “esotico”, in cui viene a trovarsi e che osserva con grande
curiosità, come scrive Federico Messana riassumendo la singolare vicenda
biografica e intellettuale di questa femminista ante litteram:
“Dagli
usi di casa Caico, agli attrezzi di cucina, alle abitudini delle serve, alle
ragazze del paese chiuse in casa come in un serraglio. Mentre lei, a dorso di
un destriero, gira per le campagne, tra la meraviglia e l'incredulità della
gente, ed una prodigiosa quanto miracolosa macchina fotografica immortala luoghi
ed avvenimenti. Resta esterrefatta dalle abitudini da medio evo dei paesani di
portare in giro per il paese i morti di rango, legati ad una sedia, quasi
fossero un trofeo di caccia, dal "consu" e dal lutto stretto che ne
consegue, alle feste per il raccolto a quelle di S. Giuseppe o di S.ta Lucia.
Per non parlare delle insopportabili "tammurinate" fatte sotto casa,
all'alba del dì di festa, in onore del cognato sindaco, e che la fanno
letteralmente sobbalzare dal letto, o dei tremendi botti dei fuochi in onore
del Santo. “
I compaesani la reputano “strana”, ma da questa stranezza,
da questa diversità, scaturisce un frutto che possiamo assaporare ancora oggi.
“Il
contesto siciliano di Montedoro, in cui "precipita" la nizzarda
Louise, e l'impatto dirompente che ne consegue, generano la sua più bella opera
Sicilian ways and days, (Londra 1910, John Long) e tradotta
in Vicende e costumi siciliani (1983)."
Eravamo fermi alla conoscenza di questo singolare libro, degna
integrazione dei quattro volumi di Usi e
costumi del popolo siciliano del Pitrè, quando da Milano Federico Messana
mi indirizza a Montedoro per visitare la mostra di fotografie di Louise
Hamilton curata amorevolmente dal fratello Calogero. Durante le feste natalizie
con lo studioso dei nostri territori Angelo Cutaia faccio questa trasferta da
Racalmuto a Montedoro. E’ una sorpresa, un ritorno alle nostre origini, una scoperta, un incanto: l’incanto del tempo
fermato a un secolo fa. Grazie alla
macchina fotografica e ai “vetrini” armeggiati dalla lady inglese con
sguardo da etnoantropologa.
Le foto sopra riportate sono da intendere come un'approssimativa documentazione tramite fotocamera del telefonino. Le foto esposte sono molto più fedeli a quelle originali, scannerizzate da Calogero Messana.
Notizie su Louise Hamilton Caico:
Altri post con richiami a Montedoro:
Su facebook, da Londra, l'amica Serena Alessi fa sapere:
RispondiElimina"Ho controllato e ho visto che alla British Library c'è "Sicilian ways and days". Lo leggerò!"
Credo non rimarrà delusa, e le auguro buona lettura.
la visita della mostra dedicata alle foto della Hamilton a Mntedoro è un emozionante tuffo nel passato rurale e minerario della nostra zona. Un passato ancora ben vivo negli anni Cinquanta, quelli della mia infanzia. Montedoro ha in quelle foto un vero tesoro culturale, una documentazione etnografica di enorme valore. Un plauso agli organizzatori, con in testa Calogero Messana, il quale sta non solo raccogliendo, ma anche studiando personaggi, luoghi, mestieri che le foto immortalano per sempre.Attendiamo ora altre foto, sembra che ve siano inedite, e la loro pubblicazione in un volume.
RispondiEliminaInteressantissimo. Visiterò al più presto la mostra, ma mi piacerebbe anche leggere il libro "Sicilian ways and days". Sarebbe bene aggiungere al post il riferimento bibliografico con, possibilmente, precisazioni sulla sua reperibilità.
RispondiEliminaCol titolo "Vicende e costumi siciliani", nella traduzione di Renata Pucci Zanca e con Introduzione di Massimo Ganci, è stato pubblicato nel 1983 dalle edizioni Epos di Palermo. Più recentemente il libro, mantenendo la stessa copertina, è stato ripubblicato dalle edizioni Lussografica di Caltanissetta ed è reperibile anche on line.
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