sabato 12 gennaio 2013

NON SCAPPÒ DALLA SICILIA


La signora snob, di cui parla Verga in Fantasticheria, ammirando  Aci Trezza dal treno mostra il desiderio di viverci un mese intero, nel borgo marinaro, e invece, dopo quarantott’ore, da quelle casupole di poveri pescatori ne vuole fuggire, attendendo alla stazione il treno che “non spuntava mai”, pronta ad esclamare: “Non capisco come si possa vivere qui tutta la vita”.



Non così è stato per Louise Hamilton Caico (Nizza 1861-Palermo 1927), di madre francese e padre irlandese imparentato con i regnanti inglesi, nata a Nizza e trasferitasi, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento al seguito del marito Eugenio Caico,  da Bordighera a Montedoro, minuscolo paesino dell’entroterra siciliano popolato o per meglio dire animato come un presepio da poveri e poverissimi minatori, contadini, artigiani.
La Caico non scappa ma resta incantata dal mondo “primitivo”, “esotico”, in cui viene a trovarsi e che osserva con grande curiosità, come scrive Federico Messana riassumendo la singolare vicenda biografica e intellettuale di questa femminista ante litteram:



“Dagli usi di casa Caico, agli attrezzi di cucina, alle abitudini delle serve, alle ragazze del paese chiuse in casa come in un serraglio. Mentre lei, a dorso di un destriero, gira per le campagne, tra la meraviglia e l'incredulità della gente, ed una prodigiosa quanto miracolosa macchina fotografica immortala luoghi ed avvenimenti. Resta esterrefatta dalle abitudini da medio evo dei paesani di portare in giro per il paese i morti di rango, legati ad una sedia, quasi fossero un trofeo di caccia, dal "consu" e dal lutto stretto che ne consegue, alle feste per il raccolto a quelle di S. Giuseppe o di S.ta Lucia. Per non parlare delle insopportabili "tammurinate" fatte sotto casa, all'alba del dì di festa, in onore del cognato sindaco, e che la fanno letteralmente sobbalzare dal letto, o dei tremendi botti dei fuochi in onore del Santo. “



I compaesani la reputano “strana”, ma da questa stranezza, da questa diversità, scaturisce un frutto che possiamo assaporare ancora oggi.




“Il contesto siciliano di Montedoro, in cui "precipita" la nizzarda Louise, e l'impatto dirompente che ne consegue, generano la sua più bella opera Sicilian ways and days, (Londra 1910, John Long) e tradotta in Vicende e costumi siciliani (1983)."





Eravamo fermi alla conoscenza di questo singolare libro, degna integrazione dei quattro volumi di Usi e costumi del popolo siciliano del Pitrè, quando da Milano Federico Messana mi indirizza a Montedoro per visitare la mostra di fotografie di Louise Hamilton curata amorevolmente dal fratello Calogero. Durante le feste natalizie con lo studioso dei nostri territori Angelo Cutaia faccio questa trasferta da Racalmuto a Montedoro. E’ una sorpresa, un ritorno alle nostre origini,  una scoperta, un incanto: l’incanto del tempo fermato a un secolo fa. Grazie alla  macchina fotografica e ai “vetrini” armeggiati dalla lady inglese con sguardo da etnoantropologa.



















Le foto sopra riportate sono da intendere come un'approssimativa documentazione tramite fotocamera del telefonino. Le foto esposte sono molto più fedeli a quelle originali, scannerizzate da Calogero Messana. 

Notizie su Louise Hamilton Caico:


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4 commenti:

  1. Su facebook, da Londra, l'amica Serena Alessi fa sapere:
    "Ho controllato e ho visto che alla British Library c'è "Sicilian ways and days". Lo leggerò!"
    Credo non rimarrà delusa, e le auguro buona lettura.

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  2. la visita della mostra dedicata alle foto della Hamilton a Mntedoro è un emozionante tuffo nel passato rurale e minerario della nostra zona. Un passato ancora ben vivo negli anni Cinquanta, quelli della mia infanzia. Montedoro ha in quelle foto un vero tesoro culturale, una documentazione etnografica di enorme valore. Un plauso agli organizzatori, con in testa Calogero Messana, il quale sta non solo raccogliendo, ma anche studiando personaggi, luoghi, mestieri che le foto immortalano per sempre.Attendiamo ora altre foto, sembra che ve siano inedite, e la loro pubblicazione in un volume.

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  3. Interessantissimo. Visiterò al più presto la mostra, ma mi piacerebbe anche leggere il libro "Sicilian ways and days". Sarebbe bene aggiungere al post il riferimento bibliografico con, possibilmente, precisazioni sulla sua reperibilità.

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  4. Col titolo "Vicende e costumi siciliani", nella traduzione di Renata Pucci Zanca e con Introduzione di Massimo Ganci, è stato pubblicato nel 1983 dalle edizioni Epos di Palermo. Più recentemente il libro, mantenendo la stessa copertina, è stato ripubblicato dalle edizioni Lussografica di Caltanissetta ed è reperibile anche on line.

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