giovedì 13 agosto 2020

IL GESSO NELLA SCRITTURA. Gesso "contro li porri", le emorroidi o per giocare, secondo Zanazzo

Questi testi che vengo adunando e pubblicando potrebbero far parte, con i dovuti permessi,  di un'apposita pubblicazione che attesti la ricorrenza del gesso nella scrittura ovvero in testi di vario genere.

Carcara di gesso di mio nonno Calogero  in contrada "Buovo"



36. — CAMPANA

Col gesso o col carbone si segna sopra un impiantito una figura come la seguente.
Si fa la conta. A quello cui va il conto prende un sassetto, o una còccia di melone o altro, e la tira nella nicchia numero 1.

Se il sassetto andasse a cadere nel primo spazio chiamato poco pulitamente dei cacatori, il tiro non è valido e bisogna ricominciare.

Tirato che ha il sassetto nella nicchia numero 1, il giocatore salta con un piede dentro la nicchia stessa, tenendo l’altro sospeso, e caccia fuori il sassetto, senza però toccare col piede le righe della Campana, nè far uscir fuori il sassetto dai due margini laterali, altrimenti il tiro è nullo, e bisogna ricominciare da capo.

Poi rigetta il sassetto alla seconda e salta dalla prima alla seconda nicchia, donde scaccia una seconda volta il sassetto. Così fa alla 3a, alla 4fino alla 8a. Alla 9a, 10a, 11e 12fa campana, ossia a piè pari, salta prima nei due spazii 10 e 12, e poi in quelli 9 e 11.

Giunto al Riposo Paradiso ha vinto; e, se così è stato pattuito, il compagno perditore deve portarlo a cavalluccio, ossia a cavacécio, tre, quattro, cinque o più giri intorno alla Campana.

Oppure il perditore deve ricevere tanti colpi o pugni sulle spalle, detti tuzzi.
Ora il giuoco è alquanto modificato.


Per esempio, invece di entrare nelle nicchie con un solo piede ci si va anche con tutti e due;

basta non passare sui segni della Campana come nel modo antiquato, ecc.

Avverto anche che non è sempre necessario che nella figura della 
Campana ci sia quel tale

spazio con poca decenza denominato dei cac...

pag. 132-3

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26. — CONTRO LI PÒRRI

Pe’ llevasse l’incommido de li pòrri nun ce vô gnente.

Annate dar pizzicarôlo, comprate un ber pézzétto de códica, e strufinàtevece bbene bbene tutti li pòrri che cciavéte sii pe’ la vita che pp’er viso.

Fatta ’sta funzione pijate quela medema códica e annatela a bbuttà’ in d’un sito, indove, doppo che cce l’avete bbuttata, nun ciavete da passà’ ppiù in tutto er tempo de la vita vostra; perché si cce passate li porri v’aritorneranno e nun ve passeranno ppiù.

Quanno poi quela códica medema che v’ha sservito se sarà seccata der tutto, allora li porri che ciavete ve se ne cascheranno da sé.

Si nnó strufinàteve sopra a li porri un cécio o un faciolo che ddev’èsse rubbato, si nnó nun vale; eppoi bbuttatelo in der gesso (2).

C’è ppuro chi li lega cor un’accia de filo de seta crèmisi (attenta bbene ch’er colore sia cremisi!) infinènta che nu’ jé sé seccheno e ppoi jé càscheno da loro.
Un antro arimèdio pe’ fa’ spari’ li porri è quello de daje un’abbagnatina pe’ ddue o ttre vvorte co’ quer sangue de quanno la donna cià le cose sue.

Oppuramente comprate un mazzétto de radicétte (ravanèlli) e strufinatevele bbene su li porri diverse vorte e ppe’ ddiversi ggiorni. Quanno ve sete servìto de quer mazzetto, mettetelo a sseccallo ar sóle.
Una vorta seccate le radicétte, puro li porri se séccheno e vve càscheno.
pag. 11

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14. — CONTRO LE MOROIDE5.

Comprate un po’ de ggèsso de Genova e ffatelo bbullì’ drento ’na certa quantità d’acqua. Quanno quer gèsso è addiventato come una specie de fanga, appricatevelo sopra la parte e gguarirete.
Oppuramente comprate tre oncia de bbutiro, un puzzonéttonôvo o ddimo una piluccia de còccio, poi pijate una ranocchia viva e mettetela in de la pila a ffrigge insieme ar butiro. Fritto che hanno mettetece drento un sordo d’occhio de grancio7.
Quanno s’è ttutto bbene arifreddato, vie’ come ’na mantèca, che cce s’àpprica e sse strufina sopra a le moroide.
Sibbè’ ch’er mejo arimedio ppiù mmijore de tutti pe’ scongiurà’ er malanno de le ’moroide, è dde portasse ’gni sempre in saccoccia una bbôna castagna porcina8.
pag. 9

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AUTORE: Luigi ZANAZZO
TITOLO:Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma 

TRATTO DA: Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma / Giggi Zanazzo; Collezione: Tradizioni popolari romane;
Società Tipografico-Editrice Nazionale; Torino, 1908
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 23 giugno 2003
Testo distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/

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