sabato 22 febbraio 2014

APPUNTI PER UN VIAGGIO FUTURO DELLA FOTOGRAFA LOUISE HAMILTON CAICO


Oggi si inaugura alla Galleria Ghirri di Caltagirone la mostra di Louise Hamilton Caico. Condivido anche  qui la mia testimonianza destinata al catalogo della mostra.













DA MONTEDORO A CALTAGIRONE PASSANDO PER IL CASTELLUCCIO



A Racalmuto i fotografi, la grande fotografia, sono stati sempre di casa, ve li trainava Sciascia con la sua forza e il suo carisma. Ma con la scomparsa degli uomini, si sa, a volte si dileguano anche le strade da loro additate. E può accadere che casualmente, o miracolosamente, si possano riprendere antichi percorsi virtuosi. E’ accaduto con la riscoperta delle foto di Louise Hamilton Caico, questa “inglesina” di lingua e di cultura che tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, al seguito del marito Eugenio Caico, piomba da Bordighera a Montedoro, minuscolo paesino dell’entroterra siciliano popolato o per meglio dire animato come un presepio da poveri e poverissimi minatori, contadini, artigiani.

Louise Hamilton (Nizza 1861- Palermo 1927), di madre francese e padre irlandese imparentato con i regnanti inglesi, nata a Nizza e trasferitasi a Bordighera dopo avere studiato in Inghilterra, nel contrasto di “civiltà”, reagisce in qualche modo per non soccombere: non scappa come la signora snob, di cui parla Verga in Fantasticheria, ma resta incantata dal mondo “primitivo”, “esotico”, in cui viene a trovarsi e che osserva con grande curiosità. Con sapiente umorismo, anche se, come scrive Federico Messana, riassumendo la singolare vicenda biografica e intellettuale di questa femminista ante litteram: “Resta esterrefatta dalle abitudini da medio evo dei paesani”.

I compaesani la reputano “strana”, ma da questa stranezza, da questa diversità, scaturirà un frutto che possiamo assaporare ancora oggi. 
“Il contesto siciliano di Montedoro, - scrive Messana, - in cui "precipita" la nizzarda Louise, e l'impatto dirompente che ne consegue, generano la sua più bella opera Sicilian ways and days, (Londra 1910, John Long) e tradotta in Vicende e costumi siciliani (1983)." Dopo il rifiuto sciasciano, la prefazione è stata scritta dal professore universitario di Storia moderna Masimo Ganci per il quale il libro “è una fausta riscoperta letteraria. […] Un libro che cerca di difendere, in chiave moderata, intenzionalmente femminista e sostanzialmente antifemminista, i diritti della donna in un’epoca in cui lo stesso suffragismo, antesignano del femminismo vero e proprio, era appena agli inizi.” L’allegato corredo fotografico ha il valore di una poetica oltre che di una testimonianza: mentre Giovanni Verga in sintonia con il naturalismo francese documentava usi e costumi della povera gente di mare della Sicilia orientale, Louise Hamilton Caico, di tutt’altra formazione, produceva analogamente una corrispettiva documentazione fotografica degli usi e costumi della povera gente dei feudi e delle miniere della Sicilia occidentale. 


Eravamo fermi alla conoscenza di questo singolare libro, degna integrazione delle ricerch del Pitrè e del Salomone Marino, quando da Milano Federico Messana segnala sul finire del 2012 la mostra di fotografie di Louise Hamilton a Montedoro, curata amorevolmente dal fratello Calogero. 
Alcune delle foto esposte di soggetti esclusivamente siciliani erano state già pubblicate nel libro citato seppure in piccole dimensioni 7,50x9,50 cm, ma la stampa ed esposizione recente di altre foto, provenienti da un baule che ne contiene oltre 600 e gelosamente custodito dalla signorina Giuseppina Ricotta, era una notizia nella notizia.
La mostra, tenutasi a Montedoro durante le festività natalizie del 2012, ospitata in una casa privata di proprietà dello stesso curatore della mostra Calogero Messana, risulta  una sorpresa, un ritorno alle origini, una scoperta, un incanto: l’incanto del tempo fermato a un secolo fa. Come direbbe Bufalino, “il tempo in posa”. Grazie ad una delle prime Kodak armeggiata dalla lady inglese con sguardo da etnoantropologa.


La curiosità di questa fotografa mitteleuropea, che nelle campagne siciliane viaggiava a cavallo scortata da due campieri, ha fissato tra l’altro alcune immagini di Racalmuto e dell’ambiente del Castelluccio: proprio qui, in questo palazzo fortezza del XIII secolo e dalla cui sommità si possono ammirare ben quaranta paesi a giro d’orizzonte, negli stessi luoghi fotografati un secolo prima, è stata trasferita la mostra nel giugno del 2013, nell’ambito di un pomeriggio culturale organizzato con Angelo Cutaia.
Ma il viaggio delle foto della Hamilton, che ha preso l’abbrivo da Montedoro, ormai sembra destinato a proseguire ancor più dopo l’importante tappa caltagironese voluta da Attilio Gerbino e Sebastiano Favitta; collocata, vogliamo credere, non soltanto per ragioni cronologiche, all’inizio  della “Rassegna fotografica 2014 – Lungo la soglia dell’Occidente”, denominata significativamente “Luce dal Sud”.
 Diciamo che questo viaggio fotografico da Montedoro a Caltagiorne, passando per il Castelluccio di Racalmuto, sia scaturito da se stesso ovvero dalla fotografia, da un  ritratto realizzato da Arturo Patten e inserito, nelle dimensioni poco più grandi di un francobollo, nel risvolto di copertina di un mio libro.  

Scopertolo autonomamente in libreria, fu per Attilio un indizio. Ma sufficiente a stabilire un’intesa.  Ero in quel frangente assessore alla cultura del mio paese. Ci incontrammo, ci intendemmo: nel comune riconoscimento della necessità del fare, al di là di cariche e ruoli assolutamente accidentali e transeunti. Una necessità etica, ancor prima che estetica, per un voler essere siciliani che vogliono vivere il loro tempo, nel milieu ovvero nell’ambiente e nelle circostanze che sappiamo, non esimendosi dal dare il proprio fattivo contributo. Le mostre alla Galleria Ghirri di Arturo Patten e delle foto della Fondazione Sciascia ne saranno un naturale corollario, impreziosito cammin facendo dalla collaborazione del fotografo Angelo Pitrone.


Questa mostra pertanto, voluta e realizzata con ogni tenacia dai due raffinati fotografi militanti Sebastiano Favitta e Attilio Gerbino, anche per i tempi di crisi prossima in cui viviamo e di atavica difficoltà di praticabilità dell’arte in Sicilia, assume, credo, il valore di una testimonianza.

Ma al di là delle valenze contingenti, per la fotografa Louise Hamilton Caico questa mostra segna o, valga come auspicio, potrebbe segnare l’inizio di un viaggio che la porterà lontano, financo ad arrivare a quei paesi e a quella dimensione europea dalle quali un secolo fa è scesa in Sicilia.
Un buon viatico, dunque.

Palermo, 12 febbraio 2014
Piero Carbone


 


Il comunicato stampa della Galleria:
APPUNTAMENTO IMPERDIBILE alla GALLERIA FOTOGRAFICA LUIGI GHIRRI: nelle foto di Louise CAICO HAMILTON (1861 - 1927), irlandese sposa di un siciliano di Montedoro CL, la Sicilia delle terre dello zolfo tra XIX e XX secolo; un viaggio nel tempo attraverso gli occhi e la curiosità di una donna colta e raffinata, fotografa per passione e "antropologa" per destino.


Link

http://www.tribenet.it/read.php?read=18049-louise-caico-hamilton-sicilian-ways-and-days







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