Questo testo era destinato alla mostra di Filippo Grillo che si doveva tenere nella chiesa di San Giovanni Decollato a Palermo nel dicembre del 2017.
Lo pubblico in previsione della mostra che si terrà il 4 gennaio 2020 a Partinico, quasi a documentare la tappa irrealizzata di un percorso che pervicacemente e meritoriamente continua a realizzarsi.
Senza ignorare il lavoro precedente, Tommaso Romano farà luce critica in particolare sulle opere più recenti.
Una, cento Guerniche
di
Piero Carbone
Sembra lontana la causa scatenante che ottant’anni fa funse da motivo ispiratore dell’opera più famosa di Picasso: i bombardamenti della città basca di Gernika; e invece troppi bombardamenti, troppi attentati, troppe guerre, troppo sangue, sono ancora oggi, in versione moderna, attualissimo motivo per concepire non una ma cento nuove Guerniche.
Sociologicamente e, fino ad un certo punto, esteticamente, Filippo Grillo lo va sostenendo: il singolo, anche come artista, è espressione della società che dall’artista viene rappresentata. Eppure, subito dopo rivendica, sempre come artista, nonostante coincidenze e somiglianze, rivendica libertà e indipendenza del proprio agire artistico. La scelta della tecnica del collage o papier collé, ad esempio, nel rappresentare la “sua” Guernica oppure il rosso che in più punti vi deflagra: scelte autonome, pur registrando assonanze, seppure dissonanti. L’originale di Picasso, sia detto in discrimine, non è un papier collé né vi compare il rosso, anche se…
Nell’amabile, preparatoria, mirata ma anche molto divagante conversazione, intrattenuta con me e Nicolò D’Alessandro, Filippo Grillo sostiene di avere individuato, nella Guernica di Picasso, alcuni “pezzi” che “sembrano l’elaborazione pittorica di un collage” come se Picasso avesse scritto sopra righe disegnate, ma “l’ipotesi è che abbia potuto usare materialmente dei frammenti di collage di carta tra i suoi studi e poi li ha riportati in pittura”, con una scrittura approssimativa, ideografica. Nicolò D’Alessandro esplicita il processo a cui si allude: “Picasso ha preso la struttura della scrittura facendola diventare altro”.
E il colore rosso che in più punti deflagra nel collage di Grillo? L’opera di Picasso si distende quasi monocromaticamente, e quindi esclusivamente, tra grigi e neri.
Per un artista siciliano è un continuum spontaneo il trascorrere dalla tavolozza della natura e dell’atavica società in cui è immerso a quella rosso-squillante sia che si tratti di popolari carretti o di elaborata pittura: etna cupole arance sangue tramonti vino…
Dichiara Grillo: “Fin dall’inizio avevo pensato di fare esplodere questi rossi e poi li ho realizzati”.
In questo modo, egli, inconsapevolmente, ha fatto riemergere e reso visibile la goccia rossa che Picasso, nelle sue varie stesure, aveva pensato di collocare in più punti, perfino sull’occhio del toro, e alla fine, si racconta, è rimasta sigillata nella scatola in cui era stata provvisoriamente conservata, in attesa della collocazione giusta.
Ci sarebbero ragioni forse non solo estetiche ma anche di opportunità politica per comprendere la difficoltà di testimoniare esplicitamente col rosso-sangue che rimandava al rosso-politico in contrapposizione al nero franchista che appoggiava la nera ecatombe di Guernica provocata dal nazismo.
O semplicemente, in Picasso, tentava di emergere, attraverso quel rosso condensato in una goccia, il ricordo di una appassionata sortita siciliana con la ballerina conosciuta a Napoli.
In quella goccia, metonimia della Sicilia, la parte per il tutto, vi si sarebbe incistato e fuso un altro ricordo, dichiarato e visibile questa volta, se è vero, come inferisce Michele Cutaia, che l’aerea testa del cavallo, figura centrale nel dipinto picassiano, richiamerebbe esplicitamente il cavallo del famoso trionfo della morte di Palermo dalle ampie falcate tra rosse fiamme d’Inferno e montato dalla scheletrica Morte velata di nero.
Filippo Grillo ha lavorato alla sua idea per mesi, scevro da questi lambiccamenti, anche se, dichiara, da un certo punto in poi, l’ha avvertita come un’ossessione da cui liberarsi, completandone la realizzazione, “per vedere cosa era nato, e come”, e allarga le braccia con una certa soddisfazione misurando dell’opera ultimata lunghezza e altezza: due metri per ottanta centimetri, più piccola rispetto all’originale della quale non voleva essere “copia” ma “originale rifacimento”.
Liberatosi da questa ossessiva opera, Filippo Grillo, pur nel variegato panorama a lui connaturato di molteplici interessi artistici e culturali, ha avuto tempo ed estro di comporre oltre una settantina di altri collages originali tra i quali si enucleano la serie delle banconote, quella delle piccole sindoni, quella dei paesaggi urbani, quella di geometriche figure ad incastro. Ma un filo conduttore si coglie, al di là degli espliciti riferimenti e degli apparentamenti, in tutti questi voraci e onnicomprensivi assemblaggi: l’aspirazione a rappresentare idee in una forma tendenzialmente surreale e che, nelle forme e negli arpeggianti e accostati colori, sembra alludere alla pittura senza volerlo essere però, ché il collage non vuole essere per Grillo una deroga dalla pittura ma un linguaggio completo, eloquente. Con una sua dignità, e autonomia.
Del resto, così come lo studioso e raccoglitore di tradizioni e canti popolari, qual è in modo valente Filippo Grillo, se vuole, quelle tradizioni e quelle melodie le recita e le canta perché con amore sa recitare e cantare, allo stesso modo sceglie di volta in volta il linguaggio con cui esprimersi, in una perenne attualità: insomma, fa collage non perché non sappia fare pittura o scultura ma per la semplice ragione che potrebbe e disegnare e dipingere e scolpire come ha dimostrato di saper fare nelle sue stratificate esistenze precedenti e sempre attuali.
Palermo, Pasqua 2017
ONE AND A HUNDRED GUERNICAS
by Piero Carbone
Traduzione inglese di Piero Lo Jacono
It seems far the trigger which was the main inspiration for the most famous work by Picasso eighty years ago: the bombing of the Basque town of Guernica; and still today too many bombings, too many attacks, too many wars, too much blood in the modern age are present inspirations to conceive not one but hundreds new Guernicas.
Sociologically and aesthetically, Filippo Grillo says that: the individual, even as an artist, is the expression of the society that he represents. Yet, soon after he claims, always as an artist, freedom and independence from his artistic action, in spite of coincidences and similarities. The choice of the technique of collage or papier collé, for example, to represent "his" Guernica or the red that explodes in the canvas: autonomous choices, while recording assonances, albeit dissonant. The original Picasso is neither a papier collé nor you can see the red, although ...
During the lovely, preparatory, free talk I had with him and Nicolò D'Alessandro, Filippo Grillo says he had identified, in Picasso's Guernica, some "parts" which "seem the pictorial elaboration of a collage", as if Picasso had written on drawn lines, but "the assumption is that it could have used some paper collage fragments in his studies and then he could have brought them back into painting" with a rough ideographic writing. Nicolò D'Alessandro adds: "Picasso took the structure of writing making it something else".
And what about the red color that explodes in several parts in Grillo’s collage? The work of Picasso stretches almost monochromatically, and then only, among grays and blacks.
For a Sicilian artist it is a natural continuum the passage from the palette of nature and atavistic society, in which he finds himself, to the red-ringing, whether it is popular carts or elaborated painting: Etna, domes, blood, oranges, sunsets, wine,...
Grillo declares: "From the beginning I had planned to blow up these reds and then I did that."Eloquent reds of so many echoes, of so much civil sensitivity, incubated, we could say, in some lines of his: "Everything shouts on this island. There is still the blood splattered on the walls. And there is also the putrid blood of indifference. "
In this way, he, unconsciously, made re-emerge and made visible the red drop that Picasso, in his various drafts, had thought to place in many parts, even on the bull's eye, and eventually, it is said, it has been sealed in the box in which it was temporarily kept, waiting for the right location.
There would be perhaps not only aesthetic reasons but also political opportunities in Picasso to understand his difficulty to witness openly with the blood-red which referred to political red as opposed to the political red-black of Franco’s fascism which supported the black holocaust of Guernica caused by Nazism.
Or simply, in Picasso, the memory of a passionate Sicilian encountering with the dancer known in Naples tried to emerge through that red condensed into a drop.
In that drop -and why not, just like lava: a metonymy of Sicily, the part for the whole?- turned brown over time, he would have stumbled and cast another clear and visible memory, if it is true, as Michele Cutaia says, that the airy head of the horse, a central figure in the Picasso's painting, would explicitly recall the famous triumph of Death in Palermo with long strides between the red flames of Hell, ridden by the skeletal Death veiled in black.
Filippo Grillo has worked on his idea for months, devoid of these brainstorms, even if he says, from a certain point on, he felt it like an obsession from which to get free, completing the execution, "to see what it was born, and how", and he spreads his arms with some satisfaction by measuring the length and the height of the work completed: two meters for eighty centimeters, smaller than the original of which it did not want to be a "copy" but “an original remake”.
Freed from this obsessive work, Filippo Grillo, among the rich range of his many artistic and cultural interests, he had time and inspiration to compose more than seventy original collages such as the series of banknotes, that of the small shrouds, that of the urban landscapes, that of the interlocking geometric figures. But a common thread is to be gathered, beyond the clear references and similarities, in all of these voracious and all-embracing assemblages: the aspiration to represent ideas in a general surreal form, and in the form of harping and combined colors, seems to allude painting without meaning to be. Since the collage is not intended by Grillo as a derogation from painting but a complete and eloquent language with its own dignity and autonomy.
Moreover, the scholar and collector of traditions and folk songs, that is Filippo Grillo, plays and sings those traditions and those melodies with love because he can act and sing very well, at the same way he chooses, from time to time, the language with which he likes to express himself, in a perennial modernity: in short, he makes collages not because he can’t paint or make sculpture but for the simple reason that he could draw, paint and sculpt as he proved that he is able to do in his stratified, previous, always current, existences.
Palazzo dei Carmelitani in Piazza Garibaldi. All'interno, un bellissimo Chiostro. Ph Filippo Grillo |
ph ©archivioepensamentiblog
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