Ringrazio Eduardo Chiarelli per avere tradotto in portoghese la poesia "A lu Castiddruzzu" .
In coincidenza del compleanno, ad esempio, potrebbe intendersi come floreale augurio di petali musicali.
Per la lettura:
NH si legge GNI
LH si legge GLI
O finale si legge U
Aquí si legge achí
nota:
CHOCAR cioè "covare" è simile al siciliano HIOCCA
Castelinho inspirador
Ó meu Castelinho foste aqui esquecido
em cima de uma montanhita abandonada
em cima de uma montanhita abandonada
o sol rodeia-te ao anoitecer com um circulo avermelhado
e podes olhar para vila que fica em frente .
Diz-me quantos seculos já desafiaste
sustentando esses calhaus de pedra
sustentando esses calhaus de pedra
quantas injustiças ja viste
naquela vila que te queira esquecer.
naquela vila que te queira esquecer.
Seguro e firme, posto sobre uma altura
ouves o vento soprar
ouves o vento soprar
e alguma pedra que para baixo sempre vai caindo .
Meu querido aqui no alto ainda tens que ficar
como aguia com olhar grifenho
aninhada sobre os ovos para chocar.
Traduzione di Eduardo Chiarelli
Traduzione di Eduardo Chiarelli
Anche Bing ha provato a tradurre, anzi, l'ha fatto meccanicamente: dal portoghese in italiano; riporto la traduzione per due motivi: primo, per fare accostare il Castelluccio antico all'ultimo ritrovato della tecnologia moderna qual è un traduttore universale informatico; secondo, per toccare quasi con mano quello che si perde nel "travaso" da una lingua ad un'altra.
La traduzione non è un fatto meccanico, si traduce anche col cuore, col proprio vissuto e la fantasia.
Castelinho ispirata
O mio Castelinho erano qui dimenticato su di un montanhita abbandonato il sole ti avvolge la sera con un cerchio rosso e si può guardare il villaggio che si trova avanti.
Dimmi quanti secoli ha sfidato sostenere questi ciottoli pietre quante ingiustizie che avete visto in quel villaggio che vuole dimenticare.
Garantire e stretto, mettere su una volta che si sente il colpo di vento e una pietra che da sempre si cade.
Mia cara qui in alto devono rimanere ancora come Eagle con grifenho annidato guardare sopra le uova per schiudersi.
Poesia di: Piero Carbone (Tradotto da Bing)
Tradurre è come travasare il vino
di
Eduardo Chiarelli
Spero aver lasciato un po' della dolcezza originaria della poesia.
Ho fatto il possibile per non ridurla ad appena una versione in prosa, che l'avrebbe irrimediabilmente impoverita.
All'inizio volevo aspettare la traduzione in italiano, ma poi ho pensato di tramutari lu vinu (travasare il vino) direttamente, visto l'impatto profondo che ha su di me la lingua siciliana, perché anche se sono un po' piu piccolo di te, ricordo che a Racalmuto si parlava il racalmutese, e se qualcuno parlava italiano era visto come uno snob; lo parlavamo in strada e anche a scuola, infatti il prof. M* faceva le lezioni in siciliano (dopo però voleva che scrivessimo in italiano) e allora succedeva di scrivere crapa invece di capra.
Ricordo che una volta una bambina in un tema invece di scrivere c'era una volta un bambino "cattivo" , scrisse, bambino " vedovo" perché vedovo in siciliano si dice cattivu.
Insomma, le prime parole, che ho sentito pronunciare, sono state in siciliano.
So che non mi fraintenderai, ma per me la lingua italiana è straniera quanto quella portoghese.
Il suono della lingua siciliana negli ultimi anni ha assunto per me una dolcezza indescrivibile, entra direttamente nell'anima, persino quando mi arrabbio, lo faccio pronunciando parole in siciliano.
Solo per darti un esempio, tempo fa ho rivisto il film "La lupa" tratto dal romanzo di Verga e sono rimasto così agitato che la notte non ho chiuso occhio: presumo che sia stato per il fatto di essere recitato in siciliano, proprio per questo il film mi ha così profondamente emozionato.
In dialetto e in inglese
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/05/galeotto-fu-il-castelluccio.html
Il post dedicato ad Eduardo:
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/11/tramuntanedda-siciliana-e-saudade.html
Foto © Piero Carbone
Il post dedicato ad Eduardo:
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/11/tramuntanedda-siciliana-e-saudade.html
Foto © Piero Carbone
la nostra madre lingua è il racalmutese. Peccato che oggi le mamme si vergognino di sentir parlare i loro figli in siciliano. Qualche sera fa una mamma apostrofò il figlioletto che parlava in siciliano: <>. Non gli ha detto di parlare in italiano, ma di parlare bene. Che futuro volete che abbia la nostra lingua? La prossima volta che sogno spero di riuscire a controllare se penso e parlo in siciliano. Mi pare di si.
RispondiEliminaSognare in siciliano!. Bella, questa. Sperando che la Sicilia sia un sogno.
EliminaLa lingua fortunatamente non é una di quelle cose che nella vita siamo obbligati a sceglierne una tra tante , possimo impararne tutte quelle che vogliamo , e ogni volta che impariamo una parola nuova , staremo crescendo come essere umani , poiché come dicono i portoghesi " O saber não ocupa lugar " cioe il sapere non occupa spazio . Sciascia , Buttitta e Guttuso erano tre amici che quando s incontravano parlavano fra loro in Siciliano , la stessa lingua che si parlava nella corte di Federico II , una lingua che racchiude in sé la ricchezza culturale di tre continenti , questo e molto piú dovrebbe essere divulgato affinche il popolo aquisisca quell ´orgoglio e quell ´autostima che molte volte manca . Antonio Gedeão , scrisse : Quando o homen sonha , o mundo pula e avança , como bola florida nas maõs de uma criança .
EliminaCosì scrive, a proposito del post, Eduardo Chiarelli:
RispondiEliminaSembra che anche i nostri amici portoghesi abbiano colto l'essenza della nostra cara e silente sentinella. Ti trascrivo quello che hanno detto sulla poesia.
Elisabetta Cipriano di Setúbal:
Bel poema e bella traduzione.
Manuela Pamplona di Lisbona:
Como me encantou a doce e firme forma de pintar por palavras o castelinho ..... como tantas que somente ficam em silencio .... Obigada amigo .