venerdì 14 giugno 2019

L'INTERVISTA DI ZIMMERHOFER SULLA FONDAZIONE SCIASCIA NEL 1997, MADRE DI TUTTE LE POLEMICHE. Tra passato e... presente

l'inchiesta
anno I n. 19
20/26 agosto 1997
Direttore responsabile Giulio Ambrosetti












Nota

All'origine di questo articolo ci sta la curiosità e l'interessamento di Wernel Ekl , un giovane regista tedesco innamorato della Sicilia e trapiantatosi a Palermo: quando intuì la mia delusione circa la gestione della Fondazione Sciascia al mio paese, che è Racalmuto, mi condusse nella redazione dell'Inchiesta, il combattivo periodico diretto e animato da un giornalista fuori dal coro, Giulio Ambrosetti, che,  con un manipolo di giovani giornalisti con fiuto di indagatori, e idealisti, conduceva battaglie inaudite, come I Siciliani di Fava a Catania insomma: le inchieste del coraggioso giornale, con pochi mezzi e tanto entusiasmo, esploravano territori da altri ignorati o prudentemente taciuti. 

Lo stesso Zimerhofer - ricordo -  appena il giornale era pronto, lo promuoveva attaccando per la città le locandine che lo pubblicizzavano col lo scotch. Poesia del giornalismo, insomma. Ma la poesia e il romanticismo col giornalismo si scontrano ferocemente, e infatti l'Inchiesta dopo una vita difficile ha chiuso i battenti. 
Va dato merito al giornalista  Giulio Ambrosetti  (giornalista poeta? romantico? chissà! giornalista di stoffa sicuramente) per avere lasciato traccia di fatti e comportamenti di pubblico interesse altrimenti passati in silenzio e ignorati, chiave interpretativa per aiutare a capire fatti e comportamenti che sono puntualmente, e qualche volta tristemente, seguiti.

Ricordo che andai a ritirare il giornale a Canicattì e al ritorno in paese Carmelo Gueli,  zolfataro, Lu Pipinu, politico di lungo corso, e altri amici, estimatori e curiosi piazzaioli  mi aspettavano ansiosi perché si era avuto sentore in paese che sarebbe arrivata la "bomba". La bomba arrivò, suscitò dibattiti, critiche, un politico dal marciapiede e dal drappello opposto a quello dove io mi trovavo, agitando le mani, poco letterariamente lanciò profezie alla Vittorio Alfieri, a me dirette: "Verrà un giorno!".
Era una minaccia?


All'articolo-bomba ( a quel tempo era impensabile dir male di Garibaldi e sollevare la benché minima  "ombra" su alcuni personaggi e su alcune cose ritenute "sacre" e fuori da ogni critica)  su l'Inchiesta seguì, a tambur battente, la replica piccata di Aldo Scimè, che allora era una potenza e ricopriva diversi, prestigiosi incarichi tra Racalmuto e Palermo (venivo apostrofato come "informatore"), ci fu la controreplica del giornale, ci furono le amare considerazioni di Salvatore Di Marco, la precisazione sul costo inferiore del sistema di allarme, e tutto  subito dopo ripiombò nell'inattivo silenzio. Fino alla polemica successiva. 

Intanto, mentre alcuni lucravano sul nome di Sciascia, sotto diversi aspetti e in diversi modi, incominciava a imbastirsi il racconto intorno alla Fondazione Sciascia di quelli che erano a favore e di quelli che erano contro. Categorie gestite in un certo modo per tanto tempo fino ai nostri giorni in cui assistiamo al ribaltamento di quelle categorie appioppate falsamente alle persone sbagliate. 
Gli eventi susseguenti avrebbero richiamato il monito che si leggeva sul frontespizio del Manicomio di Agrigento e che si sarebbe potuto apporre sulla facciata della Fondazione Sciascia" Non tutti lo sono, non tutti ci sono", facendo riferimento questa volta, in parafrasi, alla categoria degli "sciasciani".  Piero Carbone

P. S.
Istanza protocollata al n. 17 del 18/07/2014 per avere copia dei verbali delle sedute del consiglio di amministrazione della Fondazione Sciascia a cui ho partecipato come membro di diritto in quanto assessore alla cultura pro tempore del comune di Racalmuto. Attendo ancora uno straccio di risposta. In riferimento al dibattito attuale, fondatamente, vorrò fare le mie considerazioni su ciò che  è stato trascritto o non trascritto delle mie dichiarazioni di allora.



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