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martedì 18 giugno 2019

AUGURI A CAMILLERI DI UNA PRONTA RIPRESA. I giornalisti fanno notare chi li fa e chi non li fa

http://www.agrigentonotizie.it/cronaca/andrea-camilleri-gravi-condizioni-racalmuto-ha-dimenticato.html


Giusta l'osservazione di Concetta Rizzo sul silenzio istituzionale racalmutese, a cui comunque è seguita in data successiva la nota dell'attuale sindaco Vincenzo Maniglia​, ma trovo ugualmente lacunoso il silenzio di chi in precedenza, sempre dalle stesse parti, ha tirato in ballo lo scrittore Camilleri in situazioni false e paradossali. I racalmutesi sanno. Auguri di una celere ripresa all'inesauribile Camilleri, ma qualcuno, che ha lucrato sul suo nome, chieda scusa.


lunedì 29 aprile 2019

SULL'ESITO DELLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI RACALMUTO. Commento su commento, per scongiurare la commentite



Commento superficiale e stiracchiato di Gaetano Savatteri anche in nome del suo giornale, tanto per far capire che lui c'è e osserva, riguardo alla presente e alla precedente tornata elettorale, ma tra il dire e il non dire c'è di mezzo l'opinione che il lettore si fa dell'opinion maker di turno.
P.S. Concludere in modo sbarazzino e "sgherzoso" cotanta analisi citando in coda il poeta satirico, "un altro vincitore" tra i vincitori della campagna elettorale, sembra un espediente stilistico per distrarre più che una conclusione ragionata e utile per il paese.


N. B.
Per sostanziare di fatti, comportamenti e ragionamenti il mio commento sul commento o controcommento scorra, se ne ha vaghezza, i vari Post di questo Blog attraverso i tags 




ph ©piero carbone

mercoledì 2 gennaio 2019

MA PERCHÈ CAVALLARO FA FINTA DI NIENTE? Sulle futuribili sorti magnifiche e progressive del Teatro Margherita di Racalmuto e su altro ancora

Palermo (Biblioteca comunale, dicembre 1990, 
alla presentazione de "Il mio Sciascia"

Felice Cavallaro, sul giornale che sostiene e da cui è ricambiato, lancia un allarme e un appello: "E’ l’ultimo tagliando per tutti, non solo per il Gattopardo di turno. E Racalmuto adesso ha bisogno davvero di riscoprire un vorticoso attivismo invasivo se vuole riaprire il Teatro Regina Margherita e rivitalizzare la Fondazione Sciascia decimata sia dalle dipartite di valorosi consiglieri sia dalle dimissioni di storici protagonisti del consiglio di amministrazione." https://www.malgradotuttoweb.it/e-lultimo-tagliando-per-tutti-non-solo-per-il-gattopardo-di-turno/


Il Gattopardo di di turno sarebbe l'attuale sindaco Emilio Messana che andava bene finché lui e i "ragazzi di Malgrado tutto" amoreggiavano col sindaco  e in giunta c'era uno dei "ragazzi di Malgrado tutto" a fare l'assessore e lo stesso Felice Cavallaro è stato votato dal sindaco per far parte del consiglio di amministrazione della Fondazione Sciascia come consigliere segretario con funzione di tesoriere subentrando al prof. Salvatore Restivo Pantalone; pubblicizzare ed esaltare il proprio "fare", ignorare o denigrare il "fare" degli altri, questa del resto è sempre stata la storia e la natura di Malgrado tutto da quando i "ragazzi" ora ultratrentenni e ultra sessantenni  sono stati Presidenti di "Premi" o sindaci o assessori o congiunti o amici di assessori o consiglieri o presidenti o congiunti del consiglio di amministrazione  della Fondazione Sciascia o della "Fondazione" Teatro  Regina Margherita, anzi, che dico?, quest'ultima non era Fondazione anche se come tale è stata indicata, e anche  da Cavallaro, in consiglio di amministrazione, amministrata.

Gli altri componenti erano Andrea Camilleri presidente, Giuseppe Dipasquale direttore artistico, Francesco Giambrone e Antonio Foscari in consiglio di amministrazione. Vicepresidente era Gaetano Savatteri, forse scambiando la presunta, fantomatica e inesistente Fondazione, giuridicamente intesa, per una bicicletta siciliana di cui lui sa bene la storia vera e quella inventata.
E sì, di questo si tratta, Felice Cavallaro faceva parte di una Fondazione Teatro Regina Margherita, spacciata per tale ma in realtà inesistente.  

Su tali premesse, la storia del Teatro Regina Margherita riaperto dall'amministrazione comunale guidata dal malgradotuttiano Luigi Restivo Pantalone, dopo quarant'anni di chiusura e frettolosamente riaperto senza tutte le autorizzazioni di rito, per farlo inaugurare da un presidente della Repubblica, non poteva non avere l'instabile percorso che ha avuto riportando il teatro alla ri-chiusura.

Nonostante i miei e altrui pubblici appelli, nessuno mai dei responsabili di allora ha rabberciato smentite, giustificazioni o scuse. E allora mi chiedo e chiedo, alla luce non proprio luminosa del passato riguardo la gestione del Teatro comunale Regina Margherita: cosa vorrebbe proporre ora  Felice Cavallaro? Con quale credibilità per il futuro visto che opaca è rimasta quella del passato? Le carte finite in Procura allora hanno fatto archiviare il caso ma una risposta a tanti interrogativi  non è stata mai data.

Scrivano su questo e su altro, Felice Cavallaro e Malgrado tutto, ne hanno i mezzi anche a livello nazionale, per far luce ed evitare in futuro gli errori del passato, scrivano anche sull'evanescente Parco letterario Regalpetra,  tanto per portare un  esempio e non certo per dare suggerimenti da parte di chi giornalista non è.


Purtroppo, in questa doppia verità mi sono imbattuto, mio malgrado, quando sono stato assessore alla cultura e come tale membro di diritto del consiglio di amministrazione della presunta Fondazione Teatro Regina Margherita: tutte le carte inerenti la documentazione del Teatro in quel frangente si trovavano in Procura per accertamenti e quindi non ho potuto visionare nulla sui vari aspetti "costitutivi" e gestionali del Teatro, e io avevo il dovere istituzionale di informarmi, di sapere e far sapere in consiglio comunale e alla cittadinanza. Mi sono informato e ho fatto la sorprendente scoperta.

Di questa disavventura ne ho scritto in un post qualche anno fa, adducendo la documentazione ufficiale degli uffici regionali preposti al riconoscimento delle Fondazioni in Sicilia.

 Tralascio lo stato in cui sono stati trovati certi ambienti di servizio del Teatro e non  ironizzo sul doppio cognome dell'allora sindaco come invece sui nomi fa, o tenta di fare,  sotto pseudonimo,  il giornale Malgrado Tutto,  scimmiottando uno pseudo metodo Boffo nei miei confronti e condannandomi con tanto di foto segnaletica alla Wanted all'ostracismo mediatico, nel disperato tentativo di  rendere non credibile quanto finora son venuto scrivendo nel corso di tanti lustri.

Nonostante la certificazione addotta nel 2007, di "Fondazione Teatro Regina Margherita"  torna a scrivere, come se niente fosse, Malgrado Tutto in un articolo successivo a firma di Gigi Restivo ovvero dell'ex sindaco Luigi Restivo Pantalone.

Io adduco le carte ufficiali e articoli pubblicati, gli altri si facciano una loro idea e se vogliono traggano le conclusioni circa la gestione delle istituzioni culturali in Sicilia e sul modo di fare giornalismo.

P. S.
I consiglieri comunali dovrebbero pur dire qualcosa visto che il Teatro è comunale.

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DOCUMENTI.


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Fondazione sì

Malgrado tutto, a.XXXI, luglio 2012, n.2


Malgrado tutto, a.XXXI, luglio 2012, n.2

Malgrado tutto, a.XXXI, luglio 2012, n.2

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Fondazione no
"Con la presente si riscontra la nota prot. 11226del 22.11.2007, di pari oggetto, per comunicare che agli atti della  Scrivente Segreteria Generale, non risulta alcuna istanza di riconoscimento relativa alla fondazione in oggetto segnata"

Oggetto: Richiesta notizie fondazione "Teatro Margherita"


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Mia esperienza raccontata nel seguente Post:


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L'articolo di Malgrado tutto:


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Miei Post:

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Post  sulla riapertura del Teatro (da altri siti):


lunedì 29 maggio 2017

IL TEATRO REGINA MARGHERITA DI RACALMUTO E LE INSPIEGABILI DECISIONI (DI CATALANO E DEGLI ALTRI)

Metz 202



Anche se tardivamente, sul profilo Facebook del Teatro Comunale Regina Margherita di Racalmuto  mi imbatto casualmente  nell'articolo di Michele Minnicino del 13 maggio 2016

"Il Margherita di Racalmuto, un teatro a luci spente, perchè? L’ultimo direttore artistico, Fabrizio Catalano, racconta la sua esperienza"

http://www.cronacaoggiquotidiano.it/2016/05/13/il-margherita-di-racalmuto-un-teatro-a-luci-spente-perche-lultimo-direttore-artistico-fabrizio-catalano-racconta-la-sua-esperienza/#comment-145

L'ex direttore così esordisce nell'intervista:"La chiusura del teatro di Racalmuto è per me un evento tanto spiacevole quanto inspiegabile." 

L'interrogativo, però, rimanda ad altri interrogativi e ad altre decisioni altrettanto spiacevoli e inspiegabili:  perché mai, dopo la stagione 2007/2008 in cui ha usufruito di cinque spettacoli gratuiti del Brass Group di Palermo, il Teatro non ha proseguito nelle stagioni successive, direttore il Catalano, ad ospitare gratuitamente, come da convenzione da me procurata in quanto assessore pro tempore alla Cultura, gli altri 13 spettacoli dei diciotto previsti con artisti di rilievo internazionale? 
Inspiegabile anche questo. 

Maggiori dettagli della vicenda nell'apposito Post "Gratis? No, grazie!".
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2012/10/gratis-no-grazie.html 

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giovedì 17 novembre 2016

TUTTI A TEATRO: A "VEDERE" LE GALLINE CHE FANNO LE UOVA

teatralmente... a teatro


schermata you tube

per vedere il video cliccare il seguente link:

https://youtu.be/TKp10EZ4OnU



Racalmuto, 28-30 ottobre 2016.
In occasione dell'edizione itinerante  di "Kaos-Festival dell'editoria, della legalità e dell'identità siciliana", Piera Lo Leggio mi ha voluto coinvolgere nel tour dei luoghi sciasciani.



Al Teatro "Regina Margherita" ho portato la mia testimonianza e Vincenzo Di Leo a mia insaputa l'ha filmata.
Per una congrua coincidenza, in quegli stessi giorni si pubblicava il libro "Emozioni. Teatri di Sicilia" a cura di Aurelio Caliri, Edizioni Arti e Musica di Siracusa, dove dell'aneddoto riferito in teatro ne avevo scritto.
Mi è sembrata una doppia restituzione, che diventa tripla pubblicandola su you tube, per un ideale pubblico virtualmente riunito in un teatro che trascende pareti e portoni chiusi animando di colpo platea, palchi e loggione, il cosiddetto "palummaru".



Piera Lo Leggio racconta la Festa del Monte
Al Circolo Zolfatai e Salinai

L'aneddoto pubblicato su "Emozioni. Teatri di Sicilia"

http://archivioepensamenti.blogspot.it/2016/10/quando-il-teatro-faceva-le-uova-al.html






Foto e video di ©Vincenzo Di Leo

venerdì 7 ottobre 2016

RACALMUTO, PAESE DELLA LIRICA. Una sommessa proposta

Mentre Lercara Friddi riscopre le origini siciliane del grande Frank Sinatra dedicandovi un museo e l'annuale My Way Festival, ripropongo alla cortese attenzione di coloro che per varia sensibilità vorranno cliccarlo, e soffermarvisi (a chi altri sennò?), il post del maestro Domenico Mannella sulla cui scorta vorrei lanciare, e credo fondatamente, una proposta: collocare dei cartelli agli ingressi principali del paese con su scritto:


IL PAESE DELLA LIRICA.

Pur col Teatro Regina Margherita chiuso, di cui ho scritto recentemente in Emozioni. Teatri di Sicilia, e per altri versi nel silenzio generale, specificatamente riguardo ai tenori nostri concittadini famosi, almeno cantino i cartelli.

E tuttavia preferibile di gran lunga è il silenzio se moltiplicate parole corrono il rischio di storcere in inane rumore. Anche un muto cartello, nel silenzio, potrebbe risultare eloquente, e risuonare di ricordi, di eletta musica, di applausi plateali, di sogni di gloria.


Per leggere il Post di Domenico Mannella cliccare il seguente link:





lunedì 15 agosto 2016

AUGURI DI BUON FERRAGOSTO IN MUSICA… DI RICORDI. A TUTTI!





Di Racalmuto; emigrato a Setubal in Portogallo; in questi giorni è in paese: ci siamo incontrati nella realtà, per la prima volta, in via Giovanni Meli dove abitano i suoi genitori.
Abbiamo continuato con naturalezza il dialogo iniziato sul web, tramite il quale ci siamo conosciuti.

È stata una festa incontrarci, riconoscerci, nel teatro reale fatto di strade case persone, a cui facciamo riferimento nelle nostre chiacchierate virtuali, che rievoca spesso Eduardo Chiarelli nei suoi ricordi, nei suoi racconti.

Con uno di questi voglio augurare un buon ferragosto a tutti voi che, da ogni parte del mondo, e in tanti ormai, seguite generosamente il blog: nel nome della musica che è linguaggio universale e travalica ogni muretto o, per dirla alla racalmutese, lìmmitu linguistico.

Quando cantava, Luigi Infantino, - racconta Eduardo,- nella sua stagione d’oro, i teatri registravano il pieno e spesso tanta gente rimaneva fuori davanti ai botteghini.
 In tanti avrebbero voluto e potuto ascoltarlo nelle opere da lui cantate. Era dolce la sua voce, e melodiosa: incantava, faceva sognare.

Si formavano degli assembramenti davanti ai teatri tra delusione, rammarico e mugugni.

Luigi Infantino, allora, prima che iniziasse l’opera, mentre il direttore con la bacchetta alzata lanciava gli ultimi sguardi, spontaneamente, inaspettatamente, in abiti di scena, con un fuori programma, si affacciava davanti al teatro e improvvisava un paio d’arie che avrebbe poi cantato sul palcoscenico nel bel mezzo dell’opera in programma.


Ecco, ridente in cielo




A chi si chiama Maria nel giorno dell'Assunta

https://www.youtube.com/watch?v=8FoGOwpyABs

lunedì 30 maggio 2016

INCONTRI PER UN "SESSANTESIMO" A RACALMUTO (REGALPETRA)























A sessant'anni dalla pubblicazione delle Parrocchie di Regalpetra (1956-2016)



Epistolario tra Leonardo Sciascia e l'editore Vito Laterza
 esposto alla Fondazione Sciascia






Link correlato





ph ©archivioepensamentiblog (Racalmuto, 28 e 29 maggio 2016)

La foto n. 1 che ritrae me mentre fotografo è di ©Emilio Messana, sindaco di Racalmuto, che l'ha pubblicata sulla sua pagina facebook

mercoledì 23 marzo 2016

IL "MINIMO" DEL "MASSIMO". Un teatro al minimo? Quando è chiuso!

Principe: - Ebbene, allora?...Avanti,vieni al dunque.
Shakespeare, Enrico IV, Atto I, Scena II









Il minimo di un teatro? Quando è chiuso!



domenica 25 novembre 2012

FONDAZIONE? COSÌ È, SE CI PARE!





Quando misi piede nel consiglio comunale di Racalmuto, in qualità di assessore alla cultura, mi sembrò di entrare in una novella pirandelliana: nel momento in cui il sindaco, secondo l’ordine del giorno, accennò alla situazione del teatro comunale, le cui carte erano sotto sequestro per indagini in corso sulla precedente gestione, dagli scranni di destra, gli esponenti dell’opposizione sostenevano che il Teatro era amministrato come “Fondazione”; il sindaco rispondeva che era assimilabile piuttosto ad una “Associazione”, sottinteso: culturale,  ma gli oppositori dell’UDC e del PDL s’inalberavano a tale definizione e ribadivano la tesi che il Teatro fosse “Fondazione! Fondazione! Fondazione!”
“Associazione!” cantilenava il Sindaco, “Associaziooo-ne!”.

A complicare le cose, dagli scranni della sinistra, un  esponente del PD, che aveva amministrato con ruoli di responsabilità anche nella compagine amministrativa precedente,  e ora facente parte della nuova, appartenente alla maggioranza e quindi sostenitore del nuovo sindaco,  brandì il microfono per ritrovarsi in linea con l’opposizione e contro il “proprio” sindaco: per lui il teatro era eretto a Fondazione. “Tanto che aveva un consiglio d’amministrazione”, sosteneva.
“Associaziooo-ne” ribadiva suo malgrado il sindaco all’esponente della “sua”  stessa maggioranza.







Così andò avanti l’irriducibile consiglio comunale per un tempo che a me parve infinito, senza cavarne un ragno dal buco. “Fondazione”. “Associazione”. Così è, se ci pare!
Mi sembrava un giuoco delle parti. Pirandelliano, appunto.

Era possibile mai che un ente pubblico governato come Fondazione, bisognoso del riconoscimento giuridico per essere tale, tale non risultasse dalle carte e dalle pubbliche certificazioni? Il nuovo sindaco, soltanto per distinguersi dal predecessore, s’inventava tutto?
“Non vuole riconoscere l’evidenza,” ribattevano i sostenitori della Fondazione, i quali con meccanica convinzione concludevano: “Riconoscimento o non riconoscimento, è  Fondazione!”. E, battendo metaforicamente i pugni sul tavolo, della Fondazione elencavano gli illustrissimi nomi del consiglio d’amministrazione che ne avevano fatto parte e il Direttore artistico e il Direttore artistico facente funzione perché il Direttore artistico titolare era lontano e il famoso scrittore e l’ex assessore nonché  sovrintendente di un Teatro importantissimo e il corrispondente di un prestigioso giornale nazionale e l’inviato di un altro. E così altisonando.




Se io non fossi stato assessore della giunta in carica, e quindi tirato dentro la questione fino al collo, istituzionalmente parlando, mi sarei goduta la scena e niente di più. Ma non potevo, anzi avevo il dovere in quanto assessore con delega alla cultura di chiarire la faccenda proprio per definire i rapporti istituzionali  o con la Fondazione teatro, se era Fondazione,  o con il Teatro Comunale, se era ente comunale, e regolarmi di conseguenza.
Che fare?

Feci l’unica cosa, ovvia e, secondo me, di buon senso, che c’era da fare: mi recai all’assessorato competente per sbrogliare la matassa. Salii tutti i piani del palazzo di Piazza Croci a Palermo e in ogni piano mi rimandavano da un ufficio all’altro nella vana speranza che saltassero fuori notizie certe: da nessuna parte risultava che il Teatro “Regina Margherita” di Racalmuto fosse stato elevato a Fondazione, anzi non risultava neanche l’istanza.
Trasecolai!
Niente, nessuna carta, nessun incartamento risultava in quegli uffici. Proprio così.

E come facevo a riferire, in consiglio, ai consiglieri del mio paese, una tale ambasciata? Di quali acuminate argomentazioni sarei stato bersaglio! Avevo sentito chiaramente da alcuni consiglieri che era stata fatta l’istanza, che c’era un atto notarile. Lo avevano affermato con sicurezza.
Ora, di fronte a tanta smentita, ero punto e a capo. Di nuovo: che fare?

Chiesi al funzionario di mettermi per iscritto la ferale notizia. “Lo richieda per iscritto e le sarà risposto per iscritto” mi rispose quello impassibile da dietro la scrivania.
La richiesta protocollata partì da Racalmuto. 
Altrettanto protocollata giunse, purtroppo, la risposta; e dico purtroppo perché quando dalla segreteria comunale me ne è stata consegnata copia, ho letto quello che sapevo, quello che temevo e che non avrei voluto leggere. Speravo, sotto sotto, si trovasse in extremis l’incartamento risolutore.
Arrivato in consiglio, prendo con trepidazione la parola e annuncio che dagli uffici regionali competenti, dopo le opportune ricerche, è venuto fuori che… niente…nulla di nulla… il certificato…



Apriti cielo!
Sono stato subissato da grida, da critiche, da ipotesi fantasiose: secondo alcuni consiglieri pro Fondazione avrei tirato fuori la storia del certificato per compiacere il sindaco e contraddirli, quasi fosse in mio potere far confezionare a funzionari e dirigenti dell’Assessorato regionale certificati a mio piacimento.
Mi stupii del ragionamento che non verteva più sullo statuto del Teatro ma sull’opportunità e la convenienza o meno di compiacere un sindaco. Cercai di comunicare il mio stupore, ma la mia voce veniva schiacciata da altre voci, emisi un urlo quasi ferino. Mi veniva difficile coniugare la dialettica hegeliana fatta di tesi, antitesi e sintesi, studiata ai tempi dell’università, con quest’altra della negazione preventiva e prevenuta senza tener conto d’altro.  Che fare?

Cercai di essere più empirico. Invitai la segretaria verbalizzante ad esibire il certificato ma non ce l’aveva a portata di mano, non l’aveva portato in consiglio forse per una svista o per dimenticanza, richiesi allora coram populo si verbalizzasse di allegarlo: il certificato venne cercato, tirato fuori, fotocopiato e distribuito a tutti i signori consiglieri.
“E allora,” conclusero alcuni irriducibili mal rassegnati, “visto che hai fatto questa scoperta, vuol dire che da oggi in poi ti adopererai per fare riconoscere giuridicamente la Fondazione Teatro! Tu sei l’assessore!”
“Va bene” annuii.

Ma non potei fare molto perché di lì a poco sarei stato estromesso come assessore, e sinceramente in un tal mondo con un tal modo di ragionare mi sentivo un pesce fuor d’acqua ed era naturale venissi percepito come un corpo estraneo.
I sostenitori della Fondazione avrebbero potuto e dovuto continuare l’iter per il riconoscimento giuridico tanto più che il mio successore è stato espresso da quei  consiglieri dell’opposizione, transitati nel frattempo nella maggioranza, che fortissimamente volevano la Fondazione.





I fatti sopra narrati risalgono al periodo che va dall’autunno del 2007 alla primavera del 2008. Siamo alla fine del 2012.
Pensavo dopo tanti anni che la questione si fosse risolta, invece, negli ultimi tempi, anche nell’era dei commissari regionali e prefettizi, si perpetua l’incertezza terminologica, una volta viene indicato come Fondazione e un’altra semplicemente come Teatro comunale.

Siccome le parole indicano cose completamente diverse, visto che finora la politica non c’è riuscita, è bene comunque chiarire lo status giuridico attuale del Teatro perché nell’imminenza della definitiva riapertura, dopo le esaustive certificazioni riguardanti la sicurezza, si appianino anche le incertezze amministrative e contabili affinché il nostro caro Teatro, o come Fondazione o come Ente comunale o come altro ancora, riapra i battenti e non li richiuda mai più.


  



- Luigi Scimè, Addio! Teatro comunale, in “La Citalena”, aprile 2005, numero unico.


Foto proprie