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venerdì 20 luglio 2018

I TOPI MAFFIOSI. Come in una favola antica o moderna?

topi... come in una favola antica
gatti... come in una favola moderna
in mezzo... la realtà


"Ma lasciamo Tentiètnikov per seguire Cicicov"
Nicolaj GOGOL, Le anime morte


giovedì 29 settembre 2016

UNA SCUOLA È TANTE COSE... FATTE AD ARTE. L'Istituto "Maredolce" propone "Mari ruci" per "Palermo in tutte le lingue" - "Ballarò significa Palermo"



http://www.balarm.it/file/palermo-in-tutte-le-lingue_programma-2016.pdf




Un assaggio in arabo, in attesa di sentire, domani, l'Inno nella versione originale siculo-italiana


L’Inno nasce su proposta del dirigente Vito Pecoraro per un desiderio maturato in occasione della prima edizione  “Palermo in tutte le ingue” quando alcuni docenti si sono cimentati come attori, cantanti, compositori.

La musica eseguita coralmente e il testo cantato in italiano e in siciliano nonché tradotto in arabo vogliono rappresentare in senso proprio e figurato l’accoglienza,  il carattere comprensivo dell'Istituto Comprensivo Statale "Maredolce" che abbraccia infanzia, primaria e secondaria di primo grado ma anche  il travalicamento geografico dei confini linguistici, la  proiezione  nel futuro senza ignorare la ricchezza del multiforme passato.

PALERMO IN TUTTE LE LINGUE 2016


Link correlati:
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Palermo in tutte le lingue 2015
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mercoledì 27 aprile 2016

TEOLOGIA (DANTESCA) A BALLARÒ. Sui muri, edicole edicole

Congiunzione più, congiunzione meno



"Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio, 

tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura. 

Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore. 

Qui se' a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace. 

Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz'ali."

Dante Alighieri, Paradiso canto XXXIII



XXXIII Canto del Paradiso (Dante Alighieri)
 Musica di L. Vassallo
voci e chitarra: G.Bottino - L. Vassallo




 Roberto Benigni legge Dante
https://www.youtube.com/watch?v=WHg1u99R49o


ph ©piero carbone

lunedì 8 giugno 2015

ANNIVÒLANU L'UOCCHI. Nubi, non nebbie: il barocco (a Palermo) fa volare

«È del poeta il fin la meraviglia...»

scriveva Giambattista Marino, per far intendere a quale stratosferico cielo dovesse innalzarsi  la poesia barocca, e guai ai poeti zavorrati  che non fossero riusciti a trasvolare a simili altezze:

chi non sa far stupir, vada alla striglia!

Spazzolate con la striglia ovvero con la metallica brusca a chi non riusciva a meravigliare. Ma non uno stupore o una meraviglia qualsiasi:

parlo dell'eccellente e non del goffo.


Un tale compito non era assegnato soltanto alla poesia e ai poeti ma a tutte le arti e agli artisti in genere, in modo particolare si direbbe agli scultori e agli architetti perché quei voli avrebbero dovuto intraprendere con pietre, marmi e altri materiali ottusi e pesanti. Pietre leggere. Ricami pesanti. Plastiche forme. Stupire, meravigliare, volare: ci sono riusciti!

E' la sensazione che si prova appena si salgono gli scalini e si varca il vestibolo della Chiesa del Gesù a Palermo universalmente nota come Casa Professa, la chiesa dei Gesuiti a Ballarò. 

O entrando nella cappella del Santissimo Crocifisso attigua all'arcinoto Duomo di Monreale e conosciuta col nome del vescovo spagnolo che l'ha voluta realizzare, mons. Giovanni Roano.

O trovandosi di colpo, tra una rampa di scale e l'altra, di fronte alla fontana di Palazzo Mirto, sempre a Palermo, dalle parti della Kalsa.

Per tre volte uno si trova a constatare la verità del Marino; meraviglia, stupore: con leggerezza. E ogni volta una forte sensazione all'altezza dello stomaco e un'altra provata con gli occhi, guardando, direi subendo, quel mare di ricami di pietre e di marmi, tanto da fare annivulàri l'uocchi. E uno per liberarsi da quel grumo inaspettato di sensazioni visive e di meraviglia ha bisogno di esclamare nella lingua, per sé,  più immediata al mondo:

m'annivolanu l'uocchi!


Le nuvole negli occhi, ammassate, che si sfilacciano, pettinate dal vento. Forme che si dissolvono in altre forme. E gli occhi che seguono cirri e plumbei addensamenti: l'uocchi annivòlanu! Sensazioni strane. Fantasticamenti. Nubi, non nebbie, nubi di bellezza.

















Ph ©pierocarbone