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Blog di Piero Carbone (da Racalmuto, vive a Palermo). Parole e immagini in "fricassea". Con qualche link. Sicilincónie. Sicilinconìe. Passeggiate tra le stelle. Letture tematiche, tramite i tags. Materiali propri, ©piero carbone, o di amici ospiti indicati di volta in volta. Non è una testata giornalistica. Regola: se si riportano materiali del blog, citare sempre la fonte con relativo link. Contatti: a.pensamenti@virgilio.it Commenti (non anonimi). Grazie
domenica 31 maggio 2015
venerdì 29 maggio 2015
IL CASTELLUCCIO OCCHIUTO E VISIBILE A TUTTI. Excursus storico di Angelo Cutaia
GIBILLINA - IL CASTELLUCCIO SVEVO
DI RACALMUTO
di
Angelo Cutaia
Castelluccio è
la denominazione attuale della torre-palazzo sveva nei documenti indicata Gibillina;
la Giblina del Fazello.
Un tetragono
parallelepipedo di roccia, dalle perfette proporzioni geometriche, che a tal
punto è immedesimato col territorio da sembrare generato dal costone roccioso
dal quale emerge, come i cristalli di celestina fuoriescono dalla matrice.
Saliamo sulle sue mura e godiamoci una incomparabile vista, dalle
Madonie al Mare Africano, dall’Etna ai Monti Sicani.
La
probabile torre preesistente venne chiamata Gibillina a causa della sua
posizione, a quota 720 m. l. m., sulla cima di un monte (in arabo gebel) in seguito detto delli Gibillini.
Fu rimaneggiata (o forse ricostruita)
e ampliata in epoca sveva per essere destinata a sollazzo e masseria.
Il fortino, posto sull’allineamento dei castelli di Mussomeli (analogia
costruttiva dei muri) e Naro (impianto arabo-normanno), è ortogonale a quello
di Racalmuto, del quale costituisce il battifredo.
Adiacente alla trazzera medioevale idrisiana Sutera-Girgenti (resti di aggiacatu nei pressi) domina e sorveglia
l’Alta Valle del Platani e buona parte della Sicilia centro meridionale. E’ in
contatto visivo con i castelli di Caltanissetta, Enna, Mazzarino, Naro, Favara,
Agrigento, Caltabellotta, Torre del Salto, Guastanella, Muxaru, Rocca Motta,
Cammarata, Monte Conca, Sutera, Mussomeli, ecc., fungendo da ponte ottico per
la trasmissione dei messaggi.
Presenta caratteristiche architettoniche tipiche del periodo
normanno-svevo:
-
visibile da grande distanza per “marchiare” il
paesaggio;
-
posizione dominante e panoramicità;
-
pianta rettangolare con lati di base che sono
proporzionati secondo la divina
proporzione del numero aureo 0,618;
-
pareti piane e lisce e forma parallelepipeda;
-
notevole spessore dei muri portanti realizzati in
pietra e malta di calce;
-
volte reali in conci calcarei al piano terra;
-
corsi orizzontali di pietre sbozzate da un lato nei
muri esterni;
-
cantonali in calcarenite tagliati a fil di sega;
-
feritoie ogivali strombate;
-
latrine ricavate nello spessore dei muri esterni;
-
concio della chiave di volta diviso secondo l’asse
verticale di simmetria.
Il
superstite gruppo di lecci (aglianni) della parete nord del monte, potrebbe
costituire il relitto di un più vasto impianto boschivo, annesso al piccolo
forte per utilizzarlo in tempo di pace come residenza venatoria.
Nel secolo XIV passa in potere della famiglia Chiaramonti, alla quale viene
erroneamente attribuito il suo ampliamento.
Confiscato da Re Martino nel 1392, assieme ad altri domini chiaramontani
fu devoluto a Guglielmo Raimondo Moncada conte di Caltanissetta ed in seguito,
per la fellonia di questi, assegnato a Filippo De Marinis signore di Favara.
Nel 1561 Ferdinando De Silva, marchese di Favara, sposa una De Marinis
e prende possesso del Castelluccio ricevuto per atto dotale.
Nel 1568 Maria De Marinis acquista il castello e 2/3 del feudo Gibillini.
Il restante terzo formò il feudo della Balatazza, sul quale sorse nel 1635 il
comune di Montedoro.
Nel 1615 Beatrice De Marinis e Sanchez De Luna vendono il feudo e la
fortezza a Luigi Arias Giardina, principe di Santa Ninfa e Ficarazzi.
Nel 1798 Giulio Antonio Giardina e Grimaldi, principe di Ficarazzi,
concede in enfiteusi il solo feudo al sacerdote racalmutese Nicolò Tulumello.
Diego Giardina Naselli fu l’ultimo feudatario fino al 1812, anno
dell’abolizione del feudalesimo.
Nel 1862 vi si asserragliarono quattrocento rivoltosi filoborbonici.
Erano giovani racalmutesi che protestavano contro la leva forzosa.
Durante l’ultima guerra fu saccheggiato degli infissi e del tetto.
Negli anni Cinquanta uno dei fittavoli cede la campana della chiesa di S.
Gaetano alla chiesa rurale del Serrone ed asporta, dall’alloggiamento visibile
sopra l’ingresso principale, uno stemma ormai illeggibile.
Nel 1971 i fittavoli lo usucapiscono dai numerosi eredi dei principi Trigona
di S. Elia.
Nel 2002 viene acquistato dall'ing.
Angelo Cutaia che inizia i lavori di
consolidamento e protezione.
Racalmuto, 7 Maggio 2015
Post correlato:
Il Castelluccio e l'arte
Ph ©piero carbone
giovedì 28 maggio 2015
OMAGGIO ALLA CHAPMAN. Una mostra fotografica permanente a Milena su una civiltà che sembra esotica
Un destino fotografico accomuna Milena a Montedoro, grazie a due donne, una di origine inglese, Louise Hamilton Caico, alla quale ho dedicato diversi post, e l'altra americana, Charlotte Gower Chapman, entrambe hanno documentato un mondo che a loro poté sembrare "curioso", "primitivo" e dunque degno di essere raccontato, studiato, fotografato.
All'interno dell'Antiquarium "Arturo Petix" di Milena, a cura di Giuseppe Palumbo, sono esposte le foto che la sociologa americana Chapman inserì nel libro dedicato al "villaggio" nisseno, frutto della ricerca sul campo effettuata negli Anni Venti del secolo scorso.
Straordinario documento di una civiltà che a quasi un secolo di distanza sembra lontana e distante, esotica come quella Maori della Polinesia, ma qui, nel mondo evocato e documentato da quelle foto sono le "nostre" radici.
Non soltanto quelle dei milenesi che a quel tempo si chiamavano milocchesi.
Noi eravamo!
Non soltanto quelle dei milenesi che a quel tempo si chiamavano milocchesi.
Noi eravamo!
2 maggio 2015
Visita all'Antiquarium in occasione dell'incontro per programmare le tappe dell'escursione del 30 e 31 maggio a Racalmuto e a Milena
da parte dei gruppi archeologici "Drepanon" di Trapani e "Xaire" di Salemi.
Da sx: Angelo Cutaia, Giuseppe Palumbo, Leonardo Lombardo, Antonella Altese.
Visita all'Antiquarium in occasione dell'incontro per programmare le tappe dell'escursione del 30 e 31 maggio a Racalmuto e a Milena
da parte dei gruppi archeologici "Drepanon" di Trapani e "Xaire" di Salemi.
Da sx: Angelo Cutaia, Giuseppe Palumbo, Leonardo Lombardo, Antonella Altese.
Links correlati:
Quando il libro della Chapman venne presentato a Montedoro
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/09/non-siamo-qui-per-fare-politica.html
Fasi preparatorie di una gita organizzata:
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/05/promuovere-un-paese-racalmuto-e-milena.html
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/05/tra-le-pieghe-della-sicilia-antica-con.html
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/04/verranno-da-trapani-e-salemi-grazie.html
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/05/le-spighe-e-la-grotta-di-fra-diego.html
Louise Hamilton Caico
http://archivioepensamenti.blogspot.it/search?q=non+scapp%C3%B2+dalla+sicilia
Fasi preparatorie di una gita organizzata:
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/05/promuovere-un-paese-racalmuto-e-milena.html
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/05/tra-le-pieghe-della-sicilia-antica-con.html
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/04/verranno-da-trapani-e-salemi-grazie.html
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/05/le-spighe-e-la-grotta-di-fra-diego.html
Louise Hamilton Caico
http://archivioepensamenti.blogspot.it/search?q=non+scapp%C3%B2+dalla+sicilia
Ph piero carbone
mercoledì 27 maggio 2015
L'ABATE MELI PARLA "MIRICANU". Gaetano Cipolla da New York gli ha prestato la voce
Le traduzioni col testo originale a fronte sono precedute da un'ampia Introduzione dello stesso Cipolla in cui viene tracciato un quadro storico-critico dell'autore delle Favuli morali nonché un breve profilo biografico e la poetica attraverso puntuali riferimenti alle opere scelte e tradotte.
Altrove sono state ribadite le ragioni che spingono un professore di italianistica dell'università americana a tradurre autori siciliani in americano e autori americani in siciliano.
Va soltanto precisato che è avvertita come una missione, quella di Gaetano Cipolla, una missione culturale se non di civiltà, promossa attraverso l'associazione "Arba Sicula" e le edizioni Legas: far conoscere la poesia in lingua siciliana ai non siciliani, agli americani in particolare e quindi al vasto mondo degli anglofoni riconoscendo al siciliano dignità di lingua per la sua versatilità a trasporre significati, ragionamenti e suggestioni da una lingua in un'altra.
La sua attenzione solerte e prensile non è rivolta soltanto ai poeti, acclarati, del passato, ma a anche a quelli in divenire, del presente, tra i quali è sicuramente un onore, con relativa responsabilità, essere inseriti.
Dell'ultimo libro tradotto e della sua attività culturale si avrà occasione di parlare nel prossimo tour in Sicilia il cui itinerario è stato annunciato sul bollettino "Sicilia parra" (bi-annual Newsletter of Arba Sicula).
Learn Sicilian. Mparamu lu sicilianu
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/05/i-like-lu-sicilianu.html
A Maredolce
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/06/maredolce-vestito-festa.htmlmartedì 26 maggio 2015
SE AGLI SPAGHETTI SI INTERESSANO GLI INGLESI!
archivio e pensamenti: COLTIVARE LA STORIA DEL GRANO. Corso organizzato da SiciliAntica Roccapalumba
Nino Di Chiara mi invia un link e mi incuriosisce parecchio.
Se agli spaghetti si interessano gli inglesi, si finisce col valorizzare anche i mulini ad acqua che servono a molire il grano per ricavare la farina. E si riscopre un mondo, che non è estraneo e lontano ma lambisce in diversi punti il proprio.
GA&A Productions e SiciliAntica sede di Roccapalumba per il documentario “Viva la pasta”, che andrà in onda su History Channel, condotto da John Dickie, storico inglese docente di Studi Italiani all'University College di Londra.
Nino Di Chiara mi invia un link e mi incuriosisce parecchio.
Se agli spaghetti si interessano gli inglesi, si finisce col valorizzare anche i mulini ad acqua che servono a molire il grano per ricavare la farina. E si riscopre un mondo, che non è estraneo e lontano ma lambisce in diversi punti il proprio.
GA&A Productions e SiciliAntica sede di Roccapalumba per il documentario “Viva la pasta”, che andrà in onda su History Channel, condotto da John Dickie, storico inglese docente di Studi Italiani all'University College di Londra.
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LA "COLOMBAIA" CONVERTITA ALLA PACE. Grazie a un francobollo e al F.A.I. Fondo per l'Ambiente Italiano
Per sottolineare la stima e l'affetto all'amico ma anche in sintonia con la sua voglia di valorizzare ciò che spesso deperisce sotto i nostri occhi, pubblico la sua nota, il francobollo e alcune foto da me scattate dalla dirimpettaia Villa Nasi dove tempo fa mi aveva invitato per un convivio poetico l'amico Marco Scalabrino, anche lui trapanese. Venne Antonella Altese da Paceco quella volta per una gradita sortita.
Lo spettacolo è assicurato: da una parte Villa Nasi, dall'altra parte la Colombaia, sullo sfondo una linea di case e in mezzo... il mare.
Notizie sulla Colombaia
di
Mario Gallo
La Colombaia, detta anche Torre Peliade o Castello di mare, è posta su un'isoletta all'estremità orientale del porto di Trapani. È alta 32 metri, composta da quattro piani sovrapposti. È uno dei migliori esempi di architettura militare in Sicilia.
La sua fondazione sarebbe assegnata ad Amilcare Barca in occasione della prima guerra punica.
Ricostruita nel medioevo dagli aragonesi nell'attuale forma ottagonale, durante il regno di Carlo V divenne una fortificazione per difendere la città dalle incursioni barbaresche.
Trasformata in prigione dai Borboni e caduta poi in stato di abbandono, nel 2009 fu individuata dal Fondo per l'Ambiente Italiano come "Luogo del cuore", e quindi restaurata grazie al tenace impegno dell'Associazione.
Si deve all'iniziativa dell'Associazione Salviamo la Colombaia l'emissione di questo francobollo
appartenente alla serie tematica "il Patrimonio artistico e culturale italiano".
Ph ©pierocarbone
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