Cinisi, Palazzo municipale, domenica 7 dicembre 2015
Ma Meli è antico o moderno?
è arcadico o romantico?
è culto o popolare?
è illuminista o conservatore?
è poeta-medico o medico-poeta?
è scienziato grande o trascurabile?
è opportunista o coerente?
è superficiale o filosofo?
è leggero o robusto?
è provinciale o europeo?
è credente o teista?
donnaiolo impudente o personaggio brancatiano ante litteram?
è o non è speleologo?
gli ha nociuto o giovato la popolarità di un surciteddu di testa sbintata?
è andato in esilio coatto o volontario a Cinisi?
è o non è recuperabile la casa dove visse a Cinisi?
ha tradito o non ha tradito l'amico Di Blasi?
è fatuo come lo dipinge Sciascia con sfottò nel Consiglio d'Egitto o non lo è come sostiene piccato il prof. Vincenzo Santangelo?
è da contrapporre al giacobino e "rivoluzionario" Di Blasi o è insussistente la contrapposizione come sostiene il prof. Salvo Zarcone?
è un personaggino nel teatrino delle convenienze o un tetragono personaggio che non rinuncia ad esprimersi controcorrente?
è in grado di stimolare originalmente il poetare dei poeti dei giorni nostri o è una mummia da catacombe dei cappuccini?
è o non è traducibile in modo agevole in tedesco in veneziano o in americano?
è stata o non è stata messa in adeguata luce l'interpretazione meliana di Alessio Di Giovanni?
è molto conosciuto o molto poco rispetto a quello che meriterebbe?
è letto e studiato o ignorato nelle scuole?
ma tu, siciliano, conosci il più grande poeta siciliano in siciliano?
Approssimativamente, questi interrogativi (alcuni che possono sembrare balzani sono qui allineati ad esclusivo uso del blog) questi interrogativi hanno cercato di sviscerare gli studiosi provenienti da tutta Italia ma anche dalla Germania e dall'America, nel convegno appena celebrato dal 4 al 7 dicembre tra Palermo, Cinisi e Torretta.
Le conclusioni sono state positive perché il convegno non ha preteso di dire l'ultima parola sull'uomo e sull'opera del Meli, ma ha rappresentato stimolo per ulteriori approfondimenti, a dimostrazione della complessità e ricchezza del poeta.
Positiva indubbiamente, in autonoma sintonia col convegno nel bicentenario della morte, è la pubblicazione, di tutta l'opera del Meli da parte del coraggioso e generoso editore palermitano Mazza, col marchio Nuova Ipsa, a cura del prof. Salvo Zarcone, in assenza, mi è stato detto, di sostegni economici di pubbliche istituzioni.
Restano comunque validi i quesiti, importantissimi, poiché le risposte sono finalizzate a leggere e rileggere il Meli nella ricchezza dei molteplici rimandi. Non ultimo, ma di tutt'altro genere, è se l'abate Meli (sventuratu Polemuni?) andava o non andava a sedersi sulla sedia di pietra (lu solitariu so nidu) sulla scogliera di Favarotta per trarre ispirazione dal suggestivo paesaggio e in special modo dal mare calmo o in tempesta: secondo la tradizione orale pare di sì, ma manca una documentazione certa.
E' certa invece la mutilazione della sedia che ora si presenta come una roccia, tra rocce, sebbene quasi piana e liscia, ma senza lo schienale originario, sempre in pietra. Non è di fondamentale importanza, se si vuole, per la comprensione e valorizzazione della poesia di un poeta, ma ugualmente motivo di rammarico per tutto quello che di significativo viene spesso trascurato o distrutto invece di essere valorizzato.
Ma questo, allargando il discorso oltre il Meli, rappresenterebbe un capitolo a sé.
Piero Carbone
Reportage sulla sedia rotta dell'abate Meli
Supra un ruccuni, chi si specchia in mari
Rusicatu da l'unni e li timpesti,
Chi orribili e funesti
Solinu 'ntra ddi grutti rimbumbari,
Duvi lu solitariu so nidu
L'aipi cu vuci rauchi e molesti,
Assurdannu ogni lidu,
Solinu spissu uniti visitari,
Scuntenti e cu la testa appinnuluni
Sidia lu sventuratu Polemuni".
Giovanni Meli, Idilliu VII Polemuni
in La Buccolica (L'Autunnu)
L'intervista al prof. Giovanni Ruffino in vista
del Convegno per il bicentenario
https://www.youtube.com/watch?v=NRaT4r41kJw
Il Programma del Convegno
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/12/meli-ce.html
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