lunedì 30 novembre 2015

I POST DEL MESE. Novembre 2015

▼  novembre (30)

domenica 29 novembre 2015

LA "MONDAZZOLI" NEL "TRIONFO DELLA MORTE" DI PALERMO, SECONDO GIULIO MOZZI

La vicenda dell'accorpamento della Mondadori con la Rizzoli e una pletora di altre realtà editoriali connesse è stata fin'ora commentata in modo originale e brillante da Giulio Mozzi servendosi di quadri famosi del passato come allegoria del presente. 

L'allegoria più recente è quella del Trionfo della Morte. 

Mi ha colpito "vedere" sotto questa veste un'opera che, anche per la sua ubicazione in un frequentatissimo quartiere di Palermo,  mi è familiare, ma soprattutto perché in ideale dialogo con altre "sofisticatissime" interpretazioni dell'opera palermitana. 

Ringrazio Giulio Mozzi per la disponibilità a pubblicare sul blog il suo commento precedentemente pubblicato su fb.




In questo affresco
di
Giulio Mozzi

In questo affresco di Autore Anonimo, datato al 1446 e conservato a Palermo, è rappresentato il Trionfo della Ristrutturazione in Casa Mondadori. 


Sullo sfondo: a sinistra, la Presidente porta a spasso i Mastini del Marketing; a destra, il solito Intellettuale Prezzolato suona la cetra nel vano tentativo di coprire le urla dei Dipendenti Licenziati (accanto a lui, alcuni Intellettuali evidentemente Meno Prezzolati si limitano a simulare indifferenza).

Palazzo Abatellis, in via Alloro, sede della Galleria regionale a Palermo,
dove è conservato il "Trionfo della Morte", affresco staccato (600x642 cm).

PERSONAGGI FINTI E AUTORI VERI. Minimali di Smaragdos



Alcuni ignorantissimi scambiano i personaggi finti con chi li ha inventati. 
Secondo questi ignorantissimi, Flaubert, che ha inventato Madame Bovary, sarebbe stato una donna; Manzoni, don Abbondio. E Sciascia, don Mariano?
(Anche i personaggi, pur se finti, non vogliono essere espropriati della loro identità, neanche dagli autori veri).

Smaragdos, Lo scornabecco non è un animale. Parainedito


Con un disegno di Mohamed Larba Rahali (Tetouan, Morocco)

sabato 28 novembre 2015

"COSA È POESIA?". A MARINEO PER SAPERE LA RISPOSTA. Ma Francesco Virga ci dice che...






Quasi in ideale gemellaggio per molteplici sintonie,  con piacere accolgo e replico la notizia  dell'iniziativa "poetica" riportata dall'interessantissimo blog http://cesim-marineo.blogspot.it/ animato da Francesco Virga.


Oggi, Simposio al Castello di Marineo, quella che segue è l'Introduzione all'istant book che raccoglie i versi di alcuni poeti della provincia di Palermo che hanno aderito all'iniziativa. Distribuzione gratuita a tutti i partecipanti al Convegno insieme a dolci e vini tipici del territorio.




Fonte: 

COSA È POESIA?

di

Francesco Virga
Da tempo la vita mi ha insegnato
che musica e poesia
sono al mondo le cose più belle
che la vita può darci.
Oltre all’amore, ovviamente.
J. Seifert

«Sono venuto qui non a tenere una conferenza su temi studiati e preparati, ma a conversare con voi di ciò che nessuno mi ha insegnato, di ciò che è sostanza e magia, di poesia». Sono parole di Federico García Lorca queste, non mie, ma le condivido pienamente perché indicano il fondo misterioso, magico, che accompagna ogni poesia; parole che aiutano a comprendere la ragione per cui anche i più grandi critici finiscono  sempre per balbettare quando parlano di poesia.
Cos’è poesia? Cosa autorizza a definire poetico un testo? Sulla questione esistono pareri diversi e bibliografie infinite. A me sembra ancora valido quanto scrisse nel 1945 Franco Fortini sul Politecnico di Elio Vittorini:

Un poeta è un uomo che fra le cose, gli uomini, la loro storia e la lingua, intuisce rapporti diversi da quelli che altri vi leggono di consueto; rapporti di sentimento e di fantasia che egli esprime in modo da indurre altri a comprenderne la bellezza, vale a dire, la verità. 
Scrivere poesie è un modo difficile e severo, come quello dello scienziato, dell’economista o dello storico, di comprendere e di spiegare il mondo; e poeti sono quelli che si avventurano fuori dalle strade che tutti credono di conoscere, per esplorarne altre, o scorgono nelle vie di tutti una verità ed una bellezza importante, dimenticata o non vista mai. 
Essi, per esprimersi, adoperano delle parole, una lingua; che è talora quella della madre loro, della loro strada o del loro popolo; o che spesso è antica e consunta come una pietra levigata. 
Ma nella poesia, quelle parole, che ciascuno poteva comprendere, non sembrano più essere le solite; qualcosa le ha trasformate e fatte come nuove. (Poesia è libertà)

Il saggio di Fortini meriterebbe di essere ristampato integralmente. Quanto vere ed attuali siano queste parole è confermato ampiamente da tutta la poesia di ieri e di oggi. Per tutte basta citarne una:

C’è chi meglio degli altri realizza la sua vita.
È tutto in ordine dentro e attorno a lui.
Per ogni cosa ha metodi e risposte.
È lesto a indovinare il chi il come il dove
e a quale scopo.
Appone il timbro a verità assolute,
getta i fatti superflui nel tritadocumenti,
e le persone ignote
dentro appositi schedari.
Pensa quel tanto che serve,
non un attimo in più,
perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio.
E quando è licenziato dalla vita,
lascia la postazione
dalla porta prescritta.
A volte un po’ lo invidio
– per fortuna mi passa
(W. Szymborska, La gioia di scrivere. Tutte le poesie, Milano: Adelphi, 2009)

Questi versi sono stati scritti, col suo inconfondibile stile sobrio e ironico, dalla poetessa polacca Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996. La Szymborska, come tutti i grandi poeti, è piena di dubbi e priva di certezze assolute, così come è attenta ai dettagli, alle piccole cose di cui è fatta la vita. Ogni poeta sa che chi calpesta un fiore oggi, domani calpesterà, con la stessa indifferenza, un uomo. La Szymborska sa che «la verità è un mare di fili d’erba che si piegano al vento; vuol essere sentita come movimento, assorbita come respiro. È una roccia solo per chi non la sente e non la respira; quegli vi sbatterà sanguinosamente la testa.» (E. Canetti)

Ma oggi a cosa serve la poesia? A questa brutale domanda sarei tentato di rispondere, in prima battuta, che non serve a nulla! Non serve e non può servire a nulla dal momento che, per sua natura, non è servile e non può essere utilizzata per fini a lei esterni. Questo spiega la ragione per cui in una società, come quella odierna, che ha un rapporto utilitaristico con le cose e le persone, la poesia non è tenuta in grande considerazione.


Poesia è, come notava Fortini, in primo luogo libertà. Libertà e disobbedienza di fronte a ogni forma di potere,  di fronte a ogni forma di irreggimentazione e massificazione. La società in cui viviamo minaccia, con sempre maggior pesantezza, i più elementari diritti del singolo, minaccia la distruzione totale della persona per ridurre gli individui a “una somma di consumatori” ai quali – nell’imperante mercificazione anche di quelle che una volta venivano considerate aspirazioni spirituali – si vorrebbero imporre bisogni artificialmente indotti.
Il poeta è il più deciso oppositore, per sua propria natura, di tale sistema. Il più strenuo difensore della singolarità, rifiutando d’istinto ogni slogan o parola d’ordine. Per questo il sistema lo avversa, sia ignorandolo o fingendo di ignorarlo, sia cercando di minimizzarne la figura con l’arma della sufficienza o dell’ironia. Ma i veri  poeti non si arrendono e non si piegheranno mai agli ordini dei potenti. Essi, infatti, sanno che:«Linguaggio dell'utilità è il potere; linguaggio della meraviglia è la poesia.» ( A. J. Heschel)
Uno dei pochi rimpianti che conservo dell’antica messa cantata in latino è legato al ricordo di due versi poetici del Magnificatche ho sentito cantare anche nella chiesa del mio piccolo paese: 

Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles
(Depose i potenti dai troni e innalzò gli umili)

Sì, c’era tanta poesia in questi versi! E, non a caso, la povera gente che non aveva studiato il latino si riconosceva in quelle parole, perché oltre ad essere scritte in un latino facilmente comprensibile, intuiva la verità profonda che contenevano e la loro forza oppositiva. Ecco perché un ebreo che la sapeva lunga, dimenticato da tanti oggi, definiva la religione «il cuore di un mondo senza cuore, lo spirito di un mondo privo di spirito» (K. Marx). E, forse, anche per questo i preti d’oggi non li cantano più quei versi!
Ma bisogna riconoscere che, accanto alla grande poesia, è proliferata in ogni tempo anche tanta poesia mediocre, aulica e cortigiana. Contro quest’ultima è stato scritto:

Il mondo della poesia è un mondo fittizio e falso, la poesia non mi piace per la stessa ragione per cui non mi piace lo zucchero puro. Lo zucchero è gradevole se preso insieme al caffè […]. È l’eccesso ciò che stanca della poesia, eccesso di parole, eccesso di metafore, eccesso di nobiltà. (W. Gombrowics, Contro i poeti )

In effetti tanti poeti studiati a scuola meritano questa critica. Basti pensare ai Monti, ai Carducci, ai D’Annunzio. Contro quest’ultimo si levò alta la voce di Luigi Pirandello, bollandolo quale vuoto «scrittore di parole».
Nel consumo spaventoso e terrificante di parole e di immagini che si fa oggi nel contesto di un bla bla universale, in questa colluvie di chiacchiere inutili dove la parola è esposta come puro rumore, la grande poesia col suo suono incantatorio e col suo buio aiuta, come la notte, a lavare la mente e portare una luce.
Buio sì, il mistero e la magia, di cui parlava il poeta andaluso, scaturiscono anche dal buio che contrassegna la vera poesia. E Pier Paolo Pasolini, meglio di altri, ha saputo cogliere questo buio:

Alle volte è dentro di noi qualcosa
– che tu sai bene, perché è la poesia –
qualcosa di buio in cui si fa luminosa la vita: un pianto interno,
una nostalgia gonfia di asciutte, pure lacrime.
(P. P. Pasolini, Tutte le poesie, Milano: Mondadori, 2003)

Marineo, novembre 2015                                                                         Francesco Virga



venerdì 27 novembre 2015

IL CARRETTO NEL CORTILE DI ALFONSO CHIAZZESE. Dal suo tesoretto fotografico

 Dall'archivio dello studio fotografico di Alfonso Chiazzese affiorano altri negativi, altre sorprese; s'arricchisce il tesoretto fotografico. Assume il valore di un documento nel tentativo di determinare un "dove" , un "quando", magari un "come". 
Sempre in gara col tempo.
Analogica o digitale, la fotografia è uno stampo nell'etere.







giovedì 26 novembre 2015

APPELLO PER UN RITRATTO DI IGNOTA MANO. Chi ha disegnato Nanà (Sciascia?) sul polistirolo?



Palermo. Una sera di oltre trent'anni fa. Ero in via Oreto. Non so se alla vigilia dell'esame di Estetica o Teoretica. C'era vento. Rotolavano lattine. Volteggiavano  sacchetti rigonfi di plastica. Anche i miei pensieri.

Mi distrasse un foglio di polistirolo che il vento sollevava da terra e allontanava non appena lo raggiungevo ed ero quasi ad un passo, quasi volesse giocare a rimpiattino; ad un certo punto, in un attimo di tregua del refolo giocherellone, con una mossa repentina lo bloccai, volevo porre fine a quel gioco bizzarro e lasciare il foglio al suo destino, ma non fu così.

Alla luce fioca del lampione intravidi delle linee, un disegno; incuriosito, mi piegai per raccoglierlo con le due mani e osservarlo meglio.
A distanza ravvicinata mi sembrò che quel disegno si rivelasse riaffiorando da una patina di sporco così come prende forma l'immagine dal negativo nella camera oscura.


Riconobbi come familiari le guance, il ciuffetto dei capelli, la sigaretta fumante tra le labbra, a fugare ogni dubbio era bene incisa la scritta "NANÀ". E' il modo familiare e affettuoso come noi chiamiamo i Leonardo in paese.

Che si trattasse del "nostro" Leonardo, lo scrittore? Ma chi l'aveva potuto disegnare? Un dubbio mi sfiorò visto che in una traversa di via Oreto, non molto lontano dal rinvenimento,  vi abitavano studenti racalmutesi ed uno in particolare si dilettava a dipingere e disegnare. Chissà! Magari venirlo a sapere ora, dopo trent'anni, sarebbe un piacevole amarcord per l'autore, per quegli studenti racalmutesi di via Armò ora profesiionisti, maturi padri di famiglia.

Intanto, lancio l'appello, modernamente su internet, pensando al banditore del paese conosciuto come lu zi Sariddru che per le strade stornellava gli annunci a pagamento; nel nostro caso probabilmente "abbannierebbe"  così: 
O figliuòòòòòòòòli,
  cu è ca lu sapi
 ca addisignà a Nanà Sciascia
 ntre un fogliu di polistirolu,
 si facissi a sentiri 
ca ci dammu lu viviraggiùùùu!



Chi ha indizi, li renda pubblici. Si faccia avanti l'autore, gli crederemmo in parola, senza ricorrere a perizie sofisticate di esperti d'arte.
Come viviraggiu, dal francese antico bevrage, ricompensa, un viviraggiu morale ossia l'attribuzione ufficiale del ritratto. Un regalo del vento di ritorno, dopo avere vagato per più di trent'anni.




Testo e foto ©piero carbone

martedì 24 novembre 2015

QUESTA PASTA MERITA UN POST D'ONORE. Da Nino Di Chiara al Kassar di Castronovo in conviviale e colta compagnia


Che sapori! Che maestria! 

Che accoglienza! Che cuore!

Sapienza, non solo, antica!

27 giugno 2015



Didascalia di Nino Di Chiara postando oggi la foto su fb:
"Pasta di casa na maidda al kassaro".

Lascio immaginare il seguito, 
ma posso assicurare che non è scontato, come ad esempio, il suino nero dei Nebrodi al sugo, la confettura di peperoncini spalmata sul pecorino stagionato e via assaporando...

"Abbiamo potuto osservare che mangiare e bere sono autentici sacramentalia".

Gerardus van der Leeuw, Fenomenologia  della religione, Editore Boringhieri, Torino 1975.
Titolo originale: Phänomenologie der Religion, Traduzione Virginia Vacca


lunedì 23 novembre 2015

LA SCIA ARGENTATA DEGLI OPPORTUNISTI. Asterischi di Smaragdos


La scia, che gli opportunisti  lasciano con la bava dietro di sé, 
nelle sere di luna piena si inargenta. 
Poi il vento la prosciuga tempo niente:  resta il riflesso di una luna spenta.  

 Smaragdos, Lo scornabecco non è un animale. Parainedito







Foto di Giuseppe Sardo Viscuglia

domenica 22 novembre 2015

TRAMONTO DI COLORI. Con i versi di Giacopelli a Zaccanello


 

Quei colori...

Quel vento pieno di fantasmi e
quei colori - il rosso il blu il giallo -
che non hanno trasparenza
lo sanno
che il passato convive col presente
e nessuno dimentica mai nulla?



Quelle upupe e ghiandaie in timoroso
ascolto tra le fronde
sanno forse
che il frutto nasce dal fiore ma
che il frutto non è più un fiore
e anche a cercarlo
non c'è più?
...




Pino Giacopelli, Un romanzo nascosto tra le rime
Fondazione "Vito Fazio Allmayer"



Foto di ©Laura Carbone

sabato 21 novembre 2015

OH, MELI, MELI! UN PROGRAMMA TUTTO PER LUI. Il Centro Studi filologici e linguistici siciliani lo ricorda




Oh, Meli, Meli!


E l’Abatuzzu

rigòrda e amminàzza,

la sò palora è cchiù forti di na mazza:

rij lu jitu, ccu iddu un ci la puònnu

pirchì scrivi li cosi comu stannu.

Oh, Meli, Meli,

di seculu sbagliasti:

lu tò giudiziu ci vurrissi ancora.

Oh, Meli, Meli,

scunzulàti sièmmu

pirchì sbagliammu e mancu lu sapièmmu. 




E l'Abatello
 ammonisce e strapazza,
la sua parola, ferrigna come mazza:
punta egli il dito, resistenza non fanno
perché scrive le cose come stanno.

Oh, Meli, Meli,
hai sbagliato secolo:
ci vorrebbe ancora il tuo giudizio.

Oh, Meli, Meli,
siamo sconsolati
perché erriamo e manco ce ne accorgiamo.

in Pensamenti, Coppola editore, Trapani 2008.





Programma



GIOVANNI MELI, 200 anni dopo
Poesia, Scienza, Luoghi, Tradizione

Palermo-Cinisi-Terrasini, 4-7 dicembre 2015 SCHEMA DI PROGRAMMA

Palermo, 4 dicembre, ore 15.30-19.00 Steri, Sala Magna

  Presiede Michela Sacco Messineo 
Apertura del Convegno – Saluti delle Autorità

SALVO ZARCONE (Palermo), Meli progressista?
ALBERTO BENISCELLI (Genova), Tra Lucrezio e la Nuova Scienza: le affinità elettive, secondo Meli
GAETANO CIPOLLA (New York), La traduzione di Meli in inglese: problemi e soluzioni ANTONIO DI GRADO (Catania), Trambusto in Arcadia. A proposito del Don Chisciotti FERNANDO GIOVIALE (Catania), “L'apa fa meli ed àutru lu divora”. Don Chisciotte e Sancio fra "cortegianeria" e "intelligencija"
NICOLÒ MINEO (Catania), Storia della Buccolica 
NUNZIO ZAGO (Catania), Implicazioni antidilliche nella Buccolica del Meli

Palermo, 5 dicembre, ore 9.30-13.00 Palazzo delle Aquile, Sala delle Lapidi

  Presiede Nicolò Mineo Saluti del Sindaco di Palermo

GIUSEPPE SILVESTRI (Palermo), Giovanni Meli, uomo di scienza 
GIOVANNI SAVERIO SANTANGELO (Palermo), Binnardu Funtanella nella Palermo dei Lumi FRANCO ARATO (Torino), Un abbozzo di poesia filosofica: “La Ragione” 
NINO DE VITA (Cutusio), Il mio incontro con Giovanni Meli 
TOBIAS LEUKER (Münster), Anacreonte nelle Anacreontiche di Giovanni Meli ANTONINO SOLE (Palermo), L’edizione meliana di Giorgio Santangelo. Riflessioni cinquant’anni dopo 
ANTONIO VITELLARO (Caltanissetta) – FRANCESCO PIERO FRANCHI (Belluno), Il Meli “trasportato” in veneziano: modalità di un’insolita impresa Maria Agnese Burigo e Arcangelo Curti leggono un testo di Giovanni Meli in siciliano e in veneziano

Ore 15.30-18.30 Presiede Nunzio Zago

SERGIO BONANZINGA (Palermo), Meli e il tarantismo in Sicilia 
LINO BUSCEMI (Palermo), Giovanni Meli e la città 
MATTEO DI GESÙ (Palermo), Lumi dell’eroicomico. Il Don Chisciotti nel sistema dei generi del Settecento
FLORA DI LEGAMI (Palermo), Di un'estetica illuministica nella Fata galante di Meli SALVATORE DI MARCO (Palermo), E la terra fratantu abbandunata ... Le “Riflessioni intorno all’agricoltura e alla pastorizia” 
LAVINIA GAZZÈ (Catania), Il carteggio tra Giovanni Meli e Saverio Landolina: un dialogo tra scienza, letteratura e riforme
IDA RAMPOLLA DEL TINDARO (Palermo), Giovanni Meli visto dai Felibri siciliani e da Giuseppe Antonio Borgese 
FLORENCE RUSSO (New York), Giovanni Meli alla ricerca dell’età dell’oro

Ore 19.15 Teatro Massimo, Sala Onu

 "Li soni e canti armuniusi e grati": un concerto per Giovanni Meli Composizioni vocali su testi di Giovanni Meli Claudia Munda, soprano Rosalia Lo Coco, mezzosoprano Fabio Ciulla, pianoforte Presentazione di Maria Antonella Balsano

Terrasini, 6 dicembre, ore 10.00-13.00 Palazzo D’Aumale

 Saluti del Direttore del Museo e del Sindaco di Terrasini Visita del Museo di Storia naturale e Mostra permanente del carretto siciliano Passeggiata nei luoghi marini di Giovanni Meli 
Pranzo

Cinisi, 6 dicembre, ore 15.30-18.00 Palazzo Municipale

  Presiede Fernando Gioviale Saluti del Sindaco di Cinisi

Mostra fotografica su “I luoghi di Giovanni Meli”, a cura di Paolo Chirco Lettura di testi di Giovanni Meli a cura dell’Associazione Culturale “ ... così per passione” 
GIOVANNI RUFFINO, Con Giovanni Meli, dalla Grotta Salina alla Grotta Perciata
Gli alunni della Scuola Media di Cinisi leggono Meli Introduzione di Benedetta Lidia Bartolotta e Giovanna Trapani Proiezione del documentario “Verso Meli, il galante conversatore” Gli alunni della Scuola Media di Terrasini leggono Meli Introduzione di Arcangelo Petrantoni e Lavinia Spalanca

Palermo, 7 dicembre, ore 9.30-13.00 Archivio Comunale, Sala Almeyda

  Presiede Antonio Di Grado Saluti del Direttore

MARIA CARACAUSI (Palermo), Il Meli italiano del poeta greco Andreas Kalvos 
IGNAZIO CASTIGLIA (Palermo), “Col favor delle Muse”: la celebrazione del potere nelle cantate encomiastiche di Giovanni Meli 
PIETRO COLLETTA (Enna), Modelli classici e ispirazione popolare nell’opera di Giovanni Meli
MARIA DI GIOVANNA (Palermo), I desideri e le gioie dell’ostrica. Sul Meli delle Odi 
ROSALBA GALVAGNO (Catania), La poesia di Giovanni Meli nella scrittura di Vincenzo Consolo CARMELO SPALANCA (Palermo), Il pensiero linguistico di Giovanni Meli

Conclusione del Convegno



"Qual'è la scola chi forma li saggi?
Esperienza, studiu e disaggi."
Giovanni Meli

Link correlato:
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/11/giovanni-meli-il-poeta-anche-per-gli.html


ph ©piero carbone

giovedì 19 novembre 2015

BANNERI DI CANNAVAZZU (INTRADUCIBILE). Minimali di Smaragdos


La Madonna della mazza a Palermo


Il capolavoro di alcuni, quando riesce però, è quello di dimostrare l'opposto di quello che sono stati e di intestarsi battaglie mai combattute, di risultare ora nemici dei nemici che sono stati. 
Non se ne accorgono che le bandiere sventolate risultano stracci?

Smaragdos, Lo scornabecco non è un animale. Parainedito

mercoledì 18 novembre 2015

1/2 IL PLATANI ALIMENTA I MULINI DELLA LETTERATURA. Eugenio Giannone lo certifica su "Lumìe di Sicilia" non solo per Antonio Pizzuto di Castronovo

Del Platani
 dalle acque scarse e dall'abbondante letteratura


                in "Lumìe di Sicilia" n. 84 - giugno 2015

"...trecenteschi baroni a tenervi primo parlamento in strategica sicurezza"
Antonio Pizzuto, Si riparano bambole. 






Un grato pensiero al direttore di "Lumie di Sicilia" Mario Gallo.