mercoledì 27 settembre 2017

QUANTE VITTIME DEL NEPOTISMO ALTRUI? Una riflessione di Ottavio Navarra sul recente scandalo del nepotismo nelle Università italiane


E' triste consolazione apprendere che del nepotismo nelle università italiane, di cui si vociferava da tempo,  se ne sia occupata recentemente la magistratura con arresti e condanne. Il danno nei confronti dei potenziali meritevoli è stato consumato negli anni tante e tante volte oramai. Anche nei confronti della società. 

Eppure, l'accademia, finanziata con soldi della collettività, dovrebbe rappresentare il campo della libera ricerca, dell'eccellenza svincolata da  condizionamenti di qualsiasi genere, frutto e strumento di democrazia. Invece...

Ottavio Navarra affiggeva manifesti nel 1990, denunciando  pratiche di nepotismo, ma quest'aria si respirava anche nei lustri precedenti, lustri che non facevano lustro all'università se è vero che il nepotismo non doveva essere soltanto o per forza di sangue ma, secondo voci di corridoio, poteva essere anche amicale o trasversale: un'amica diletta o un amico di letto poteva scavalcare falangi di potenziali concorrenti. Quante intelligenze meritevoli ne sono state, ingiustamente, scorrettamente, vittime?

Un criterio selettivo,  diciamo così, che, anche come semplice diceria, faceva male, non solo in astratto alla dignità accademica ma diffusamente ai tanti studenti che potenzialmente avrebbero potuto meritare ciò che altri conseguiva o soffiava con metodi impropri.   Ottavio Navarra li stigmatizza in una sua nota pubblicata ieri su facebook che qui ripropongo.
Piero Carbone






Da facebook:

Era il 1990
di 
Ottavio Navarra

Era il 1990 quando sulle scale dell'ingresso della facoltà di Giurisprudenza di Palermo attaccammo un manifesto che riportava gli organigrammi delle allora cattedre, dimostrando che erano luoghi nei quali vigeva il nepotismo più assoluto: mogli, amanti, parenti a gogò. 
Il merito una parola declamata senza valore. Altro che ascensore sociale. Sempre e ovunque era così? No. Ma questa era una regola larghissimamente applicata. 
L'accesso a qualsiasi ruolo passava dall'antica catena mediovale del vassallaggio.

2017. Università di Palermo. 
Una inchiesta travolge pezzi importanti della sua università. 
Le accuse? 
Nella sostanza quello che noi denunciavamo già circa 25 anni fa. 

Nessun mistero in questa inchiesta ma un metodo largamente applicato resistito negli anni e che svela quanta strada ci sia ancora da fare.

Eppure è qui in Sicilia che si è pensato di puntare sulla classe accademica come modello di competenza e qualità. 

Ed allora chiedo: quali iniziative i Magnifici che si sono succeduti hanno messo in atto per arginare questi fenomeni? 
E' ovvio che occorrerebbe riformare l'intero sistema del reclutamento e che questo compito non sia affidato a singole figure ma, e lo dico con sincera curiosità, cosa è stato fatto in questa direzione?

Qui da dove vi scrivo, è la terra con l'indice più alto di abbandoni scolastici, dove la rete scolastica è inadeguata e insufficiente, dove il tempo pieno è una chimera, dove il diritto allo studio non ha neanche un suo testo organico, dove sono state tagliate borse di studio e di ricerca, dove i dottorandi diminuiscono, dove i neo laureati volgono immediatamente lo sguardo oltre l'isola.

E tutto ciò malgrado tanti, insegnanti, docenti universitari, personale impegnato nella filiera scolastica fa tutto il possibile ogni giorno e con sacrifici enormi e che è stato umiliato in tanti recenti provvedimenti legislativi.

Nell'avvio di questa mia esperienza regionale non fu un caso, e non lo è oggi, a maggior ragione, l'avere annunciato che uno dei primi atti sarà il deposito all'Ars di una legge organica sul diritto allo studio in Sicilia.

Chi ha responsabilità deve comunque sapere che è per loro che suona la campanella, per la loro ignavia e il loro girarsi dall'altra parte.



schermata facebook 26 IX 2017

ph ©piero carbone (giugno 2017, "Una marina di libri" all'Orto Botanico)

1 commento:

  1. Altra riflessione da fb:

    Ottavio Navarra
    1 h ·
    Le parole taciute.
    Questa campagna elettorale si sta caratterizzando sempre più non per quello che viene detto ma per ciò che viene taciuto. E così che, per rimanere nelle ultime ore, rimane sottotraccia il tema del baronaggio in diversi settori vitali della nostra vita di comunità. Si tratti di Università o di Ospedali, ad esempio, poco cambia. Si cambiano le regole ma il sistema rimane pressocchè intatto. Gerarchie basate spesso su potentati politici o di affari o familiari. Quello che viene violato è il principio dell'uguaglianza sancito dall'articolo 3 della nostra costituzione. Siamo uguali ma c'è sempre qualcuno più uguale degli altri e a poco serve il dire che si offende il diritto alla salute, ad una formazione di eccellenza. Quisquiglie. Così è sempre stato, dicono alcuni. E' una giustificazione? Una rassegnazione all'inevitabile scala sociale da accettare? Una contemporanea forma di classismo? Io continuo a sperare, a lottare perchè così non sia, perchè esistono mondi diversi. Qui ed ora, in questa terra.

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