sabato 26 agosto 2017

DEL PARLAR "MALE". Il dialetto "nemico" di Sciascia?


Renzo Collura, Regalpetra (1987)


Il dialetto "nemico"... 

"[...] Leonardo era bravissimo nella scrittura, ma a esprimersi oralmente aveva parecchie difficoltà. Non si trattava di una menomazione fisica, ma d'altra natura che non sapeva spiegarsi. Di fatto, quando parlava, le frasi non gli riuscivano così bene come quando scriveva.

Il professor Granata credette di individuare la sua difficoltà nell'uso quotidiano del dialetto invece che della lingua. A quell'epoca, 1939, nessuno parlava abitualmente in lingua, compresi i professori quando non facevano lezione. [...] 

Lilly Bennardo, "Un ricordo di Leonardo Sciascia", 

in AA.VV., Quel libro nel cammino della mia vita - Testimonianze esemplari di uomini 'illustri e non illustri' ideato dall'Associazione "La Camera Chiara", progettata e lanciata nel gennaio 1999, in collaborazione con Giuseppe Pontiggia, dalla Biblioteca Comunale Centrale di Milano, dalle due Biblioteche Rionali di Affori e Dergano-Bovisa (Milano) e dalla rivista «Il Segnale». Milano 2000.


...e la mala profezia

L'intervista su you tube: 
"...se il dialetto deve morire, lasciamolo morire"

Leonardo Sciascia intervistato da Sergio Palumbo nel 1986 a Palermo nella Galleria Arte al Borgo.

Domanda di Sergio Palumbo:
Quale potrà essere a suo giudizio il destino del dialetto siciliano dopo la diffusa scolarizzazione e i sommovimenti etnico-sociali che hanno profondamente trasformato il nostro paese negli ultimi cinquant'anni?

Risposta di Leonardo Sciascia:
Il dialetto tende a scomparire, su questo non c'è dubbio, ma d'altra parte voler conservare quello che deve morire è un'operazione un po' necrofila, ecco! Quindi, se il dialetto deve morire, lasciamolo morire, vuol dire che sarà studiato nelle università e conosciuto da pochi, insomma, però insorgeranno altri dialetti, altre forme di dialetti.


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