mercoledì 19 settembre 2012

DIMINÀGLIA, DIMINÀGLIA


     Quando eravamo piccoli, in campagna, d’estate, davamo la caccia alla “Diminàglia”. Presala, la deponevamo nel cavo della mano, e, stuzzicandola con l’indice, le domandavamo dove si trovasse il Nord.
      Il povero insetto si dimenava per liberarsi, ma noi, improvvisati sciamani, imperterriti e fiduciosi, continuavamo a porre le nostre domande: dove facesse l’uovo la gallina, chi fosse il più sciocco del paese, se dovesse piovere all’indomani.
      A mezzo tra gli àuguri latini, che divinavano il futuro interpretando il volo degli uccelli, e gli arùspici greci, che il futuro leggevano nelle viscere degli animali squartati, noi, da esperti seviziatori, sapevamo indovinare la risposta interpretando i disperati “gesti” della Diminàglia.
     La Diminàglia o Mantide religiosa, un comunissimo insetto dal collo di giraffa, con due piccoli occhietti fissi in una testina triangolare, mobilissima, era la Sibilla che, dimenandosi, dava risposta a tutto, ai nostri dubbi di ragazzi.
     Ora non ci credo più alla Diminaglia, interpellata dai ragazzi di altri paesi come Nniminàglia o Miniminàglia: ben altre domande avrei da rivolgerle ed essa non risponderebbe. Ma come si fa a sopprimere il bisogno di fare domande?
      Come si fa a non immaginare domande sulla vita, sulla morte, sull’odio, sulla violenza, sull’ingiustizia, sul cielo, sulla terra, sulla nostra terra? 
        E, planando dalle generalissime questioni,  con il passare del tempo, quasi quasi si vorrebbe chiedere alla Diminaglia di dipanare i grovigli delle coscienze e degli interessi che ci stanno dietro inconfessate mire, ipocriti comportamenti, responsabilità inderogabili. Nella speranza che gli scatti nervosi della Mantide, senza farsi deviare dai lustrini del potere e del successo, senza mettere in conto calcolati silenzi per tornaconti futuri, saltando l’ostacolo di decoratissimi e impenetrabili paraventi,  individuino il marcio e aiutino a togliere di mezzo erbacce e cianfrusaglie metaforiche; nella speranza forse esagerata che i “religiosi” gesti dell’elegante insetto rendano possibile la prosecuzione di un cammino virtuoso che conduca in un paese migliore dove, anche se non scorrerà latte e miele, si potrà cogliere un solidale senso del vivere di persone sincere. 
      La Diminaglia non sa, non ha risposte da dare; ma io non so rinunciare ai miei dubbi, anche se potrei costringermi a non fare domande.
      La poesia è la Diminaglia che cerco e a cui chiedo com’era in Sicilia il passato, come sarà il futuro, perché i mali del presente.
      L’evocata immagine della Diminaglia sarà bella forse, ma è la poesia che viene il dubbio sia inattuale. Mientras haya esperanzas y recuerdos, habrá poesía! dice un poeta spagnolo. “Finché vi saranno ricordi e speranze, vi sarà poesia!”. 
    E chi potrà sradicare dal cuore dell’uomo le speranze e i ricordi? Esperanzas y recuerdos.
       Ci ripenso, invoco la Diminaglia, e chiedo:

-       Diminaglia, Diminaglia,  cu ci fita nni la paglia?
-       La gaddriiina!
-       Diminaglia, Diminaglia, nni la staddra cu cci rraglia?
-       Lu sceeeccu!
-       Diminaglia, Diminaglia, cu è ca ntrezza e ma’ ca sbaglia?
-       Li baaabbi!
-       Diminaglia, Diminaglia, cu si cogli li stuppaglia?
-       Li picciliiiddri!
-       Diminaglia, Diminaglia, u maritu a cu si piglia?
-       A la muglieri!
-       Diminaglia, Diminaglia, ccà s’arridi o si sbadaglia?
-       Boooh!

Brava fusti, Diminaglia,
nun sgarrasti mai na vota:
si cchjù saggia di ma nannu,
e giacchì m’arrispunnisti
senza dubbi e senza sbagli,
pi stasira mi vastà,
iu ti pozzu libbirari.
Si quarcunu già t’aspetta,
nun lu fari cchjù aspittari.
Via! Vatinni ppi lu munnu.
E portami na bona nova!

- Mantide, Mantide, chi fa l’uovo nella paglia? 
- La gallina! 
- Mantide, Mantide, nella stalla chi è che raglia? 
- L’asino. 
- Mantide, Mantide, chi è che sempre ci azzecca  e mai sbaglia? 
- Gli scemi!  
- Mantide, Mantide, chi racimola i tappi (nelle feste)? 
- I bambini!
- Mantide, Mantide, il marito con chi si sposa?  
- Con la moglie!
- Mantide, Mantide, qui si ride o si sbadiglia? 
- Boooh!

Brava, Mantide, sei stata,
neanche una volta hai sbagliato: 
sei più saggia di mio nonno,
e giacché hai risposto
senza dubbi e senza errori, 
per stasera può bastare, 
io ti posso liberare.
Se qualcuno già ti aspetta, 
non lo fare più aspettare. 
Via! Vai per il mondo.
E portami buone nuove.





 La poesia e il testo introduttivo qui riproposti  sono stati già pubblicati con qualche lieve variazione su:
- Giornale di poesia siciliana, a. VI, n. 3, marzo 1993
- Blog “Catrum Racalmuto Domani” a cui si rimanda, per chi avesse curiosità di leggere i commenti  al post lì riportati, col seguente link:


Nella foto in alto (di Antonino Giordano) sto recitando Diminàglia davanti al poeta Ignazio Buttitta durante lo spettacolo "Smaràgdos" (Palermo, Sala Teatro del Pensionato Universitario "San Saverio" - giugno 1985).

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