giovedì 20 dicembre 2012

ANTICHI VUCI, SENTIMENTI DI SEMPRE



Lu suonnu di la notti m'arrubbasti:

ti lu purtasti a dormiri cu tia*

Si dice che due versi di un canto popolare, cantilenati da un contadino nella campagna silenziosa e sperduta di Cianciana, siano all'origine dell'attività poetica di Alessio Di Giovanni. 

Altri, ai canti popolari, si accostarono per conoscere e meno per poetare, racimolando frammenti e testimonianze. 

 Le più importanti e note sono quelle di Lionardo Vigo Calanna, marchese di Gallodoro (Acireale), di Antonino Uccello di Palazzolo Acreide,  del palermitano Giuseppe Pitrè, del salemitano Alberto Favara, ma altre raccolte di canti popolari di varie parti della Sicilia, nel tempo, hanno arricchito il patrimonio etnografico  di un aspetto significativo della cultura siciliana. 

La raccolta di cui si va a parlare è relativa a Mazara del Vallo.


*Il sonno della notte mi hai rubato:
l'hai portato a dormire con te.





SULLA RACCOLTA DI ANTICHI CANTI MAZARESI
raccolti e tradotti da Antonino Gancitano

Ogni raccolta di canti po­polari offre un contributo alla conoscenza dei sicilia­ni, del loro sentire.
In questa prospettiva si deve leggere Antichi vuci. Antichi canti mazaresi raccolti e tradotti da Anto­nino Gancitano, a cura del Gruppo Tradizioni Popolari "Coro - Città di Mazara del Vallo" 1985.
Questi canti sono stati amorevolmente raccolti da Antonino Gancitano, medico come il Pitrè, lungo un ar­co di tempo di 16 anni.
Sono 25 canti trascritti in un siciliano "difficile" ovvero in dialetto mazarese "stretto", per cui molto op­portuna cade la scelta di accompagnare la versione originale con la traduzione italiana a fronte. 
Ma ad una più attenta lettura, ancora più pregnante emerge la poesia di questi canti vei­colati dalla lingua in cui so­no nati (parole, cadenza, in­flessione): 

Dunni lu ciumi spizzica trumenti / e l'erva addummisciuta chiama pa­ci /  - Drocu, - rissi mè mà, - drocu è la vita! ("Dunni").

I temi oggetto dei vari
canti sono l'amore (con il suo rovescio: l'odio, lo sde­gno) e la morte nella sua va­ria tipologia (morte per disgrazia, morte naturale, morte come sentimento della caducità della vita): 

Lu ventu m'arrubbà / l'ultimu suspiru / e l'arma persi/ senza ciatari / e l'arma per­si/ senza dittiari / chi notti curri/ e tuttu va beni ("Muriloru").





Va notato che «lo stile esecutivo non va diviso da quella che potremmo chia­mare la struttura melodica di un canto, entrandovi piuttosto come momento determinante per la sua connotazione» (Elsa Guggino). Conseguentemente, sarebbe stato molto oppor­tuno far seguire il testo di questi canti mazaresi dalla trascrizione musicale delle loro melodie, secondo il chiaro esempio del Favara.
Un libro, tuttavia, anche di canti, non è un disco, e si deve apprezzare per quello che è letterariamente, per il suo valore documentario. E non mancano di autonomo valore poetico e letterario molti dei canti riportati.
Senza dire del valore storico-documentario della raccolta di antichi vuci che ferma, con certezza, sul­la carta, la fluidità e la labili­tà della memoria di un popo­lo — la nostra — che rischia di perdersi per sempre.


Mia recensione apparsa su "Universitas", Palermo, a. IX, nn. 5/6, giugno-luglio 1989.

Recentemente il libro è stato ristampato. Vedi:
http://mazaranews.blogspot.it/2012/03/presentazione-antiche-vuci.html


Questo post è stato ripreso da:
http://www.mazaralive.it/societa/401/antichi-vuci-sentimenti-di-sempre


1 commento:

  1. Un gradito riscontro su fb:

    Elsa Guggino:
    Piero caro, mi riconosco ancora in quanto scrissi allora. Grazie.

    1 aprile 2016

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