lunedì 24 giugno 2019

A PROPOSITO DEL RACCONTO "L'UOMO CHE EBBE DUE FUNERALI". Sette domande di Giuseppe Maurizio Piscopo all'Autore






Domande conclusive della recensione di Giuseppe Maurizio Piscopo su Siciliaonpress:
1. Quanto c’è di vero in questo racconto? 
 La fabula con i singoli avvenimenti è quasi  tutta vera, l’intreccio, con l’evoluzione degli eventi, o con la loro involuzione, è quasi tutto falso, intriso com’è di anticipazioni e regressioni assurde o flashback, quasi trattandosi di una sceneggiatura surrealista alla Buñuel . In sintesi credo sia una terribile metafora sui comportamenti umani individuabili tra l’ignoranza e l’ingratitudine.


2. Racalò rappresenta Racalmuto, il paese della ragione?
Anche ma non solo, direi.
3. Da dove nasce l’ispirazione per questo racconto?
Dalla sorte, anzi, dalla malasorte dell’Ospedale Maria Santissima del Monte di Racalmuto. Tutto l’opposto dell’Ospedale monumentale  di Venezia, adornato alle pareti da decine e decine di lapidi che fanno riferimento alle donazioni elargite nel corso di svariati secoli e messe a frutto.

Carbone a Venezia (1)4. La chiesa quando riceve i denari cambia opinione sui peccatori?
Non so, ma nel medioevo i signori peccavano e i monaci scontavano le penitenze, dietro laute offerte al convento. Speriamo però che la chiesa non cambi idee sulla natura stessa dei peccati in base al peccatore, altrimenti sulla falsariga delle leggi ad personam avremmo la definizione dei peccati ad personam. Un bell’inghippo non solo teologico.
 5. E’ vero che i siciliani hanno un carattere difficile e stanno tutta la vita a litigare?
Non tutti per tutta la vita ma tutti un po’ perché ci sono anche i litigi passivi e involontari o indiretti. Si racconta in paese che un tizio era così litigioso che non avendo più con chi attaccare briga un giorno intentò causa a se stesso. Se non è vero è succosamente significativo. Non è dato sapere l’esito della lite.
6. Perché nel libro è citata un’opera musicale straordinaria come la Norma, qual è il legame con il racconto? 
A Racalò, in fantasia,  ma realmente in tanti paesi della Sicilia, la cultura musicale, direi la civiltà musicale,  era radicata e seguita da tutti, sia a teatro sia nelle feste popolari, laiche e religiose: classi egemoni e classi subalterne nella musica trovavano un democratico punto d’incontro. A Racalmuto, ad esempio, c’era una banda musicale comunale con un direttore assunto e pagato dal comune e la banda si esibiva per contratto ogni domenica in una sorta di belvedere. Uno zio di mio padre che non era andato a scuola,  mi parlava con naturalezza delle opere liriche a cui aveva assistito nel Teatro Regina Margherita di Racalmuto.

7. Qual è il messaggio che intendi dare ai lettori con questo testo così particolare?  
Nessun messaggio determinato.  Soltanto un sommesso invito all’esame di coscienza pubblica e privata sul senso di gratitudine legata alla memoria, secondo me inscindibili. Che delitto a Racalmuto  avere estirpato i basoli del corso principale del paese voluto dai Matrona! Chissà quanti altri delitti in altri paesi! Tutto l’opposto di quello che fanno a Treviso dove una lapide ricorda che il cosiddetto “pozzo storto” era stato spostato alcuni metri in avanti e poi “levato nel 1733”.  Una data da memorare, per loro, legata al pozzo storto anche se il pozzo non c’era più. Una bella differenza tra il ricordare l’inesistente e ignorare l’esistente.






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A far parte della collezione editoriale entra il poeta e scrittore Piero Carbone da Racalmuto con un racconto che prende spunto da un fatto di cronaca, trasformato in un racconto piacevole, divertente, ma allo stesso tempo che fa riflettere: ovvero la storia de "L'uomo che ebbe due funerali"


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