lunedì 4 marzo 2013

DON CHISCIOTTE E IL LAMPADARIO


Taluni, nell’apprendere vicende surreali o fatti discutibili avvenuti chissà dove, crederanno trattarsi del loro paese e aggiungeranno altri fatti e infieriranno con altri particolari; come Cardenio, quando s’imbatté in Dorotea, esclameranno:


“Come?! Voi vi chiamate Dorotea, signora? Di un’altra ho sentito parlare, che si chiama così, e le cui disgrazie somigliano alle vostre. Ma continuate; verrà il momento in cui vi dirò cose che vi recheranno non meno meraviglia che dolore”.


Scambiando un paese con un altro, non si sa quante Dorotee possano esserci in giro, ma si potrebbe veramente, come Cardenio nel Don Quijote de la Mancha, continuare a riferire cose da recare “non meno meraviglia che dolore”





«E il lampadario?!», hanno esclamato i racalmutesi, con gli occhi e il naso all’insù, quando hanno rimesso piede nel teatro che riapriva i battenti dopo quarant'anni.
Alludevano al lampadario di Murano con i bracci ricurvi, larghi quanto i rami di un albero di ulivo. Che lampadario quando s’accendeva!
Era tutto un brillio, un mare di riflessi.











Da Il giardino della discordia,  Coppola editore, Trapani 2006
http://www.coppolaeditore.com/products/110-il-giardino-della-discordia.aspx

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