martedì 13 febbraio 2018

PALERMO COME PARIGI. Atto d'amore di Giuseppe Maurizio Piscopo con una canzone per la città

Racconto sentimentale di una città attraverso parole e musica in struggente simbiosi


 "Palermo d'inverno" verrà eseguita dal suo autore Giuseppe Maurizio Piscopo, 
coadiuvato
 dalla cantante Roberta Sava e dai musicisti Paolo Alongi, Nino Nobile, Raffaele Pullara,

 lunedì 12 marzo  2018 a San Mattia ai Crociferi in via Torremuzza alla Kalsa,

durante lo spettacolo organizzato dall'Istituto comprensivo "Maredolce"
 con il contributo di diversi artisti
 e inserito nella programmazione di Palermo Classica.  



La canzone su you tube:





Così nacque la canzone della città
di 
Giuseppe Maurizio Piscopo

Nel 1989 vivevo a Parigi. 
Un giorno comprai una cartolina dei primi del secolo da un vecchio rigattiere ai bordi della Senna. Nella cartolina era rappresentata una via di Parigi affollata da carrozze uguale alla via Libertà di Palermo. 
Da quella cartolina è nata una canzone, la mia canzone più famosa dal titolo: "Palermo d'inverno" che è stata cantata nelle scuole della città e per anni è stata e rimane la sola canzone che racconta Palermo con poesia e senza morti ammazzati. 

L'aria risente della musica parigina dei bistrot, ma Palermo è stata sempre legata a Parigi, ancora qui si cucina alla francese, le donne esigenti facevano lo shopping a Parigi e le famiglie nobili a casa parlano il francese e usano una cucina francese; io stesso quando mi arrabbio seriamente. A scuola parlo in francese come il personaggio di un mio libro... 

"Palermo d'inverno" è stata cantata prima da Alessandra Salerno e poi da Rita Consiglio del coro "Luigi Braille" che ha lasciato Palermo da alcuni anni ed io la sto cercando, ma fino a questo momento non sono riuscito a trovarla. 

Un giorno la voce di Rita e l'esecuzione di Palermo d'inverno venne ascoltata da Giovanni Pepi e dall'allora ministro delle poste Cardinale che rimasero incantati. 
Dopo alcuni giorni il coro Braille venne chiamato nel programma di Michele Guardì I Fatti vostri. Quando il pubblico di via Teulada ascoltò quella canzone si alzò in piedi in una ovazione lunghissima. Era nata la canzone della città.






Palermo d'inverno

Palermo d'inverno sapete com'è
cavalli, carrozze, biscotti e bignè,
tramonti dorati e il chiaro di luna
la sposa che piange e il vecchio che suona.

Le belle signore che stanno al caffè
e prendon la sera una tazza di tè
e parlan di tutto e parlan di niente
i vecchi discorsi della bella gente.

E nei boulevards profumi di fiori
ragazzi si baciano e nascon gli amori
amori di un giorno, di un mese, di un anno
cominciano presto ma poi finiranno.

Palermo d'inverno pomelie ai balconi
un filo sospeso da cento aquiloni
tenuti per mano da occhi innocenti
che guardan la vita con sguardi contenti.

Palermo d'inverno sapete com'è
colori del porto più antico che c'è
tra barche in disuso e malinconia
il mare nasconde una muta allegria.




*


 "Repubblica-Palermo" 9 giugno 2006

Il coro Braille e Piscopo per Palermo d' inverno

L' innocenza della voce dei bambini del coro Luigi Braille di Palermo per spiegare agli adulti temi come la pace, la solidarietà e la speranza. Alle 17,30 nella Sala Concerti di Villa del Pigno, presso l'istituto dei ciechi di Palermo in via Angiò 27, sarà presentato il cd "Palermo d'inverno", una raccolta di nove brani registrata dal vivo nel dicembre 2005 e finanziata dall' assessorato regionale ai Beni culturali.
I bambini, d'età compresa tra i 10 e i 15 anni, saranno accompagnati al pianoforte da Maria Antonietta Lo Cicero, alla chitarra da Francesco Buzzurro e alla fisarmonica dal maestro Giuseppe Maurizio Piscopo, autore dei testi e delle musiche.

«Finalmente si realizza un sogno - spiega Piscopo, 53 anni, maestro elementare e musicista per passione - Palermo ha una sua canzone da 16 anni, proprio quella che dà il titolo al cd. è ora che i cittadini la conoscano». Una dichiarazione d' amore verso la città che lo ha adottato, in cui sogno e malinconia camminano per mano, e la voce dei bambini sembra restituire la speranza a una città per anni «derubata» del privilegio di sognare. g. c.





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