giovedì 17 aprile 2014

SPORTIVAMENTE



Quando l'amico Marco Scalabrino mi ha invitato a partecipare alla manifestazione "L'arte incontra lo sport" mi è venuto in mente, chissà perché, il favoleggiare di giocatori di cui in paese, ancor prima delle corrusche squadre dette degli "Indiani" e dei "Pizzara",  si narravano mirabilia, ma che io conoscevo e incontravo sotto quotidiane  spoglie di operai, commercianti, artigiani o di... emigrati. 


E sempre ho fatto fatica ad accostare le due facce di una stessa personalità come le due metà di un'unica moneta. Non c'era simmetria, non combaciavano. Epiche gesta e saracinesche di negozi da alzare a mane e abbassare a sera, virtuosismi calcistici e sale da estrarre in miniera.


Ho sempre riflettuto su queste "incongruenze", sempre riluttante a riconoscere che la dura legge della vita potesse infrangere i sogni più ambiziosi e le previsioni più rosee. 


Di questo ho scritto nella poesia che l'occasione del prossimo reading trapanese mi ha suggerito. 






Parziale anticipazione della poesia


Maluviersu si chiamava, lu palluni
ci abballava notti e juornu nni lu sangu.

Lu circavanu pi farici un cuntrattu
e ijttari l’antri squatri nni lu fangu.

Un ancilu pariva ca vulava,
jucava cu lu suli e cu la luna...

***
Maloverso si chiamava, il pallone
gli danzava notte e giorno nel suo sangue.

Lo cercavano per fargli un contratto
e gettare altre squadre nel fango.

Un angelo sembrava che volava,
giocava con il sole e con la luna...

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