martedì 8 aprile 2014

L'ELEGANTE MONDO DI MILCO DALACCHI


Da dove mi trovavo, domenica 6 aprile ho attraversato mezza Sicilia per andare a visitare la mostra di Milco Dalacchi nel giorno dell'inaugurazione. E ne valeva la pena.

Milco è un appassionato collezionista di abiti d'epoca, egli non colleziona soltanto vestiti perlopiù femminili del Sette, Otto e primo Novecento ma anche fruscii e guarnizioni che gravitavano intorno a quei vestiti e ne facevano un mondo a sé.



Quel mondo, Milco, ricrea e fa rivivere permanentemente nell'esposizione al Castello di Naro ma domenica 6 aprile una decina di quegli abiti e ben due espositori di scarpette ricamate, cappelli piumati, tomboli e pochettes sono stati esposti e presentati nell'altrettanto confacente location del castello Beccadelli di Marineo.



Autorità di oggi e rappresentanti della nobiltà di ieri hanno avallato l'evento e poi tanta gente comune.

Milco, con calorosa giovialità, e immancabile stile, ha saputo trasmettere a tutti la sua passione per un mondo che sembrava rivivere per un pomeriggio festosamente. 



Anche gli abiti, impregnati di profumi baronali, ducali, principeschi e altoborghesi, per poco non scendevano dalle sopraelevate pedane e prendevano vita confondendosi amabilmente tra i visitatori che, ammirati, deambulavano nelle ampie sale del maniero beccadelliano. 





PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA
di
Melchiorre Milco Dalacchi

Rivolgendo un'attenta lettura all'aspetto culturale ed economico della società siciliana, emerge che nella metà dell'ottocento le classi sociali si dividono in due grandi fasce.

La prima composta dalla vecchia nobiltà terriera e dai ricchissimi borghesi colti e raffinati. 

La seconda, composta da un gran numero di artigiani, contadini e classi operaie che ruotano attorno all'amministrazione dei grandi feudi.

 II clero è una classe a sé, e spesso supera per quantità il numero dei nobili, basti pensare al gran numero di monasteri che esistevano nei piccoli centri siciliani prima dell'Unità d'Italia. 

II tutto finirà con le leggi Siccardi.



 Un riferimento a parte, va fatto per i cosiddetti "Burgisi" e cioé i piccoli proprietari terrieri che, vivendo una situazione agiata, rientrano nella classe benesante ma non si possono considerare ricchi feudatari o comunque classe colta. 

Un'attenta analisi degli abiti nuziali delle donne "Burgise" evidenzia un gusto semplice ma ricercato. Un risultato di alta sartoria popolare che dimostra l'appartenenza alla classe, ma una carenza di raffinatezza. Le stesse "Burgise" ambivano pertanto allo stile di vita delle donne colte o aristocratiche, tanto che quando una di loro riusciva a salire tutti i gradini della scala sociale, il popolo usava dire "A Signura si livà a truscia e si misi u cappeddu". 

Inoltre vi sono i Civili cioè i professionisti del tempo (notai, farmacisti, avvocati) che spesso sono vicini ai ricchi proprietari terrieri ed ambiscono a parentele blasonate. 

Triste sorte tocca ai nobili caduti in disgrazia, che avendo perso, oltre ai feudi anche i privilegi nobiliari, spesso si imparentavano con il popolo integrandosi e cancellando cosi ogni traccia del proprio nobile passato.



L'abbigliamento è di certo lo specchio delle classi sociali. 
Diceva il grande Charles Baudelaire: "il modo di vestire è la rappresentazione esteriore delle nostra filosofia della vita".










































La mostra è stata realizzata con il progetto Comenius "Let Europe's Rhythm Beat un the Same Heart" dall'Istituto comprensivo Marineo Bolognetta  e dal comune di Marineo in occasione del 30° anniversario del gemellaggio con il comune di Sainte Sigolene.








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