lunedì 3 febbraio 2014

IN PROVINCIA MA NON PROVINCIALI. Riflessioni di Domenico Mannella


Nonostante, e per una questione di misura dico "nonostante",  il benevolo e affettuoso riferimento personale, mi sembra opportuno pubblicare le riflessioni di Domenico Mannella, con cui non nascondo la sintonia,  perché grande parte egli ha avuto nel passato, come ne ha oggi,  nei fatti cui fa riferimento. 

Un'azione seria e discreta nell'animazione musicale, la sua, che ha visto il coinvolgimento di tanti giovani, di quanti, anche meno giovani, si sono lasciati contagiare dalla passione per la musica folk ieri, per quella corale più recentemente, ma sempre con un occhio alle nostre radici culturali  e  alle culture musicali degli altri, con predilezione per il  jazz.












Non siamo stati i soli a ricordare, a sentire la necessità di riprendere e valorizzare quanto è custodito nella cultura popolare del nostro paese. 
A non sminuire quanto avevano già realizzato quei giovani del gruppo folk "A Virrinedda" di Racalmuto quarant'anni fa e indicarlo come percorso culturale sempre valido per tutti, anche per i giovani e meno giovani del nostro tempo.

Piero Carbone è stato il primo a sentire questa necessità, a intuire quanto si percepisce nella vita culturale siciliana e non del nostro tempo. Io ho fornito soltanto qualche foto e qualche ricordo. 
Pochi elementi che hanno scatenato con l'articolo di Piero un record di sentiti, emozionati e calorosi commenti oltre 100 su fb e oltre 400 visualizzazione del post sul blog "Archivio e pensamenti", in un solo giorno.

Questa rinascita folclorica è sentita da più parti. 
A Racalmuto c'è il nuovo gruppo folkloristico, ai premi letterari recenti, come a Montallegro, si invitano come ospiti della serata le cantanti folk.

Ieri per caso leggendo il quotidiano la Repubblica che cosa mi ritrovo davanti, un'intera pagina dedicata alla cultura popolare siciliana, al nostro folklore, ai nostri " cunti e canti ". 
Che dire, che pensare. 
Potremmo dire in maniera presuntuosa che il racalmutese già un mese prima di Repubblica aveva intuito, aveva sentito la necessità di riaprire "la cascia" della nostra cultura popolare già chiusa per molto tempo.

Così titola Tano Gullo nel suo articolo: La riscoperta di Pitrè, la scuola di etnologi che custodì la memoria, la ristampa delle fiabe del medico palermitano Giuseppe Pitrè riaccende i riflettori sugli studiosi delle tradizioni.

Anche noi li avevamo citati nei nostri commenti un mese fa. 
Con questo non si vuole reclamare nessun diritto di primogenitura, anche perchè inesistente, ma il piacere di una condivisione culturale sentita e non concordata, gratifica molto sottolinearlo. L'articolo passa in rassegna tutti gli studiosi di tradizioni popolari. Da Leonardo Vigo di Acireale, Salvatore Salomone Marino di Borgetto, Serafino Amabile Guastella di Chiaramonte Gulfi, Francesco Lanza di Valguarnera. 

Anche il nostro gruppo "La "Virrinedda" diffondeva le ricerche e gli studi sulle tradizioni e sui "cunti e canti" di Racalmuto, contenuti nella tesi di laurea della professoressa Isabella Martorana. 
Si legge su Repubblica: l'etnografia siciliana nata nella seconda metà dell' '800 ha anche solide appendici nel '900 con Giuseppe Cocchiara di Mistretta e con Paolo Uccello che a Palazzolo Acreide ricostruisce il mondo contadino con gli attrezzi di lavoro. 

A Racalmuto Paolo Uccello fu invitato in "quella memorabile serata" a tenere una relazione sulle tradizioni siciliane al Circolo di Cultura, fotografato in mezzo ai pani e dolci racalmutesi. L'articolo di Tano Gullo sottolinea pure quanto il tema delle tradizioni siciliane abbia interessato gli scrittori siciliani e non, da Verga a Capuana, da Sciascia a Calvino, fino a Dario Fo, grande estimatore di Giufà, che dichiara " Il Novecento è pieno di siciliani geniali: Pitrè su tutti".

Ora la casa editrice Donzelli ristampa le trecento favole raccolte da Pitrè. Senza dubbio una riscoperta. Riscoperta che può essere il nuovo campanello per il risveglio di questi studi, per la ricerca, per l' etnomusicologia, per la nuova valorizzazione di quanto è sopito nei nostri "cunti e canti" da conoscere da diffondere da apprezzare. Chissà se è già iniziata?

                                                 Domenico Mannella

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